Il ricambio generazionale rappresenta uno degli obiettivi centrali delle politiche di sviluppo agricolo, sia a livello europeo che nazionale, ma anche una sfida da perseguire attraverso strumenti volti a facilitare l'avviamento di attività imprenditoriali da parte dei giovani e a promuovere e sostenerne la permanenza attiva sui territori.
Nel contributo vengono esposti, in maniera sintetica, i primi risultati di un progetto del CREA - Politiche e bioeconomia, attualmente in corso di svolgimento. In particolare, ricorrendo a tre fonti statistiche ufficiali (7° Censimento generale dell'agricoltura, InfoCamere-Movimprese, Rete di Informazione Contabile Agricola) sui conduttori di aziende agricole, i ricercatori provano a restituire delle istantanee sui giovani imprenditori agricoli e sulle traiettorie di evoluzione della loro presenza nell'agricoltura italiana.
Il presente articolo si concentra su alcuni degli esiti derivanti dall'analisi dei dati del Registro delle imprese. Preme fare osservare che, diversamente da altri studi e ricerche, l'anagrafica delle aziende agricole giovanili è stata centrata sui capi azienda under 41.
L'Italia è tra i Paesi dell'Unione europea che registra i maggiori tassi di invecchiamento dell'imprenditoria agricola e a questo fenomeno associa quello dell'abbandono delle attività agricole, in particolare nelle aree più marginali.
Come ribadito dalla stessa Commissione europea attraverso l'iniziativa Long-term vision for rural areas: for stronger, connected, resilient, prosperous EU rural areas (2021), incoraggiare il maggior numero di giovani a trasferirsi (o rimanere) nelle zone rurali è una condizione necessaria per mantenere la vitalità del settore e dei territori, sfruttando la loro maggiore propensione all'innovazione e allo sviluppo imprenditoriale in agricoltura o in altre attività economiche.
Tuttavia, come dimostrano diversi studi, l'ingresso dei giovani nella gestione delle imprese agricole tende ad essere ostacolata da una serie di fattori legati alle caratteristiche strutturali e organizzative del settore (limitato accesso alla terra, restrizioni del credito, ecc.). Tali fattori, che posso essere letti come fabbisogni su cui agire, rendono le imprese giovanili meno solide e con un tasso più basso di sopravvivenza.
Attraverso i dati dell'anagrafe delle imprese "formali" di Movimprese è possibile analizzare le connotazioni salienti (imprese registrate, iscritte, cessate) dei giovani agricoltori in relazione ai loro coetanei imprenditori negli altri settori di attività economica.
In base ai dati di InfoCamere-Movimprese, la consistenza di imprese agricole registrate a fine 2021 è pari a 733.203 unità, il 12% del totale delle imprese appartenenti a tutti i settori produttivi rappresentandone, quindi, una parte significativa. Rispetto all'anno precedente, il settore ha perso oltre 2 mila imprese. Il saldo tra nuovi ingressi e imprese cessate permane negativo anche nel 2021, ma si riduce notevolmente dopo lo shock pandemico.
Le imprese con conduttori fino a 40 anni di età (91.068 unità) rappresentano il 12,4% del settore, e l'1% risulta in attività mostrando una dinamica positiva rispetto al 2020 (+2,7%). La quota di nuove imprese giovani (9.202 nel 2021) pesa quasi per il 40% sulle nuove iscrizioni del settore, mostrando una maggiore resilienza rispetto alle non giovani. Il numero di imprese giovani cessate, infatti, si è ridotto notevolmente nel biennio considerato, passando da 4.090 a 1.786 unità, e migliorando il saldo complessivo della componente under 40 che mostra un segno di ordine inverso rispetto al totale dell'aggregato di riferimento.
È interessante osservare come la tenuta delle impese con conduttori giovani riguarda in maniera diffusa tutta l'Italia, ma le intensità maggiori sono ascrivibili ad alcune realtà del Sud Italia con Puglia, Sicilia e Sardegna in testa. Tra l'altro, l'analisi dinamica riferita agli anni 2016-2021, mostra come siano proprio le regioni meridionali a manifestare le percentuali più alte di imprese under 40 iscritte presso i registri camerali.
Anche se la tipologia di dati non è direttamente confrontabile con quelli ISTAT, vale la pena evidenziarne una conclusione divergente. Non si vuole certamente alimentare il falso mito del ritorno alla terra, ma è probabile che alcuni fattori stiano alimentando in alcune regioni del Sud un ambiente più favorevole allo sviluppo dell'imprenditoria giovanile. Tra l'altro, tale affermazione parrebbe essere supportata dall'analisi nati-mortalità che mostra la tenuta del tasso di crescita delle imprese con capi azienda fino a 40 anni, per effetto dell'assottigliamento della forbice rappresentata dal tasso di natalità e da quello di mortalità.
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Fonte: nostre elaborazioni su dati InfoCamere-Movimprese
Francesco Licciardo, Stefano Tomassini, Barbara Zanetti
CREA PB
PianetaPSR numero 122 marzo 2023