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Ambiente

Produzione integrata, il SQNPI continua a crescere rispondendo alle esigenze ambientali della nuova programmazione

Le difficoltà riscontrate nella transizione informatica ad un nuovo modello non frenano il processo di adesione delle aziende agricole italiane al Sistema.

Le attività 2023 del Sistema di qualità nazionale di produzione integrata (SQNPI) sono in pieno svolgimento  anche se si rilevano dei rallentamenti dovuti al processo di transizione verso il nuovo modello di gestione informatizzata. In effetti il sistema è stato oggetto di rimaneggiamenti resisi necessari per convertire la precedente rappresentazione "alfanumerica" della realtà fondiaria aziendale, in modalità grafica; un'operazione che sta creando qualche difficoltà per l'adeguamento delle procedure di importazione dei dati estrapolati dai fascicoli aziendali, alla logica SQNPI. A questo si aggiunga che nel nuovo piano strategico della PAC è stato previsto di demandare al sistema la verifica della corretta applicazione delle misure basate sulla "produzione integrata" della nuova programmazione 2023 -2027, novità che, naturalmente, ha posto qualche iniziale difficoltà per via del notevole aumento del numero di domande e per allineare le procedure a quelle utilizzate  in passato dalle Regioni quando gestivano in autonomia le misure stesse.

L'obbligatorietà dei requisiti etico-sociali

Insieme a quelle di natura strutturale, il 2023 porta con se altre novità in ordine allo standard SQNPI. In particolare, i requisiti di natura etico-sociale introdotti nel 2022 in maniera "volontaria", nel senso che potevano essere adottati facoltativamente dall'operatore per ottenere una certificazione specifica e separata, sono diventati parte integrante dello standard SQNPI nella fase post raccolta, da cui consegue la necessità di considerarli obbligatoriamente.

I numeri del Sistema

Ponendo l'attenzione ai processi in corso, pur consapevoli di una situazione non definitiva per via  dello slittamento del termine ultimo di adesione al SQNPI al 25 luglio, le domande  presentate dagli operatori singoli   alla data del 15 giugno sono state  8200, mentre altre 3800 erano in corso di perfezionamento. Se a queste, sommiamo quelle di 80 operatori associati, presentate in nome e per conto di platee sociali che spesso annoverano migliaia di soci,  otteniamo un significativo aumento del 36% del numero di adesioni rispetto a quelle del 2022 pari a 8800.


In attesa dei dati a consuntivo circa le domande di adesione, il numero di aziende e le superfici coinvolte, utili a fare le opportune valutazioni del caso, al momento potrebbe essere interessante analizzare alcuni trends riscontrati nel 2022, desumibili  dai dati riportati dalla tabella 1.

I principali fenomeni del 2022

Nella tabella sono stati posti a confronto i dati relativi alle filiere vitivinicola e olivicola e poi sono state fatte alcune ipotesi in ordine ai fenomeni che li avrebbero determinati.  

  • Nel primo caso si può notare che le superfici vitate rappresentano quasi il 50% di quella coinvolta in regime SQNPI e, di questa, il 73% è inserita nel percorso di certificazione e uso del marchio "qualità sostenibile". Solo per il 27% della superficie il produttore ha manifestato l'interesse al percorso ACA (agroclimatico-ambientale).
  • Nel caso dell'olivo, invece, si riscontra che la superficie coinvolta in SQNPI è trascurabile ( 5%) e di essa solo il 12% è stata utilizzata per la certificazione finalizzata alla commercializzazione del prodotto con il marchio.
  • A prima vista emerge in maniera inequivocabile la forte propensione degli operatori vitivinicoli a seguire un percorso finalizzato a conseguire una certificazione di "sostenibilità", in una logica di valorizzazione delle produzioni che permettesse di essere più competitivi sul mercato, a differenza di quella manifestata degli operatori del settore olivicolo orientata quasi esclusivamente a ottenere la conformità ACA utile all'acquisizione di provvidenze della PAC.
  • A fronte di tale fenomeno è possibile azzardare delle ipotesi in ordine alle cause che lo hanno determinato?
  • Nel primo caso, si potrebbe pensare che l'orientamento dei viticoltori scaturisce dalla forte domanda di prodotto garantito da una certificazione di sostenibilità che si riscontra soprattutto sul mercato internazionale, dove il vino italiano, pur svolgendo un ruolo da protagonista, potrebbe trovare ulteriori spazi di espansione.
  • Nel caso dell'olio di oliva, invece, una produzione nazionale insufficiente a soddisfare la domanda interna, limita il raggio di commercializzazione a un ambito quasi esclusivamente domestico, esponendo il prodotto alle dinamiche attivate da un'opinione pubblica interna ancora poco attenta al tema della sostenibilità dei processi produttivi e, conseguentemente, senza grandi pretese in relazione a peculiari aspetti qualitativi  del prodotto.
  • Alla luce di queste sommarie considerazioni, si comprende come l'attivazione di una campagna di informazione sui processi posti in essere in nome della sostenibilità potrebbe, soprattutto nel secondo caso, aumentare la sensibilità e l' interesse dei cittadini verso metodi produttivi sostenibili e, di conseguenza, attivare dinamiche di filiera volte a porre in essere processi virtuosi e a incentivare il coinvolgimento dei produttori magari con compensi più equi.
 
 

Giuseppe Ciotti

 
 

PianetaPSR numero 125 giugno 2023