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Sviluppo locale

PAC 2023-2027, il sostegno alle start-up non agricole nel Piano strategico

Uno strumento per attrarre talenti, costruire nuove identità locali e rivalorizzare gli spazi rurali.

Uno degli obiettivi generali della Visione a lungo termine per le aree rurali della UE è rendere queste zone più prospere, ovvero attrattive per le occasioni di occupazione e di crescita professionale. Un obiettivo coerente con le finalità di LEADER che fin dalla sua prima edizione, come esplicita l'acronimo "Liaisons Entre Actions de Développement de l'Économie Rurale", agisce per favorire la diversificazione economica delle zone rurali e sostiene l'imprenditorialità locale. 

Le scelte nella nuova programmazione

Questa sfida sembra essere stata pienamente accolta dai GAL 2023-2027 che destinano circa un quarto delle risorse delle Strategie Locali per la diversificazione delle attività nelle imprese agricole (intervento SRD03, lo sviluppo di attività extra agricole nelle aree rurali (intervento SRD14 del PSP), l'avviamento di start-up in ambito extra-agricolo (intervento SRE04 del PSP). Fra questi interventi, il sostegno alle start up non agricole, malgrado la limitata dimensione finanziaria, può svolgere un ruolo importante nel rafforzare la propensione all'innovazione delle zone rurali. Le start-up possono portare a modi nuovi di fare, pensare o interpretare le risorse materiali e immateriali di questi territori. 

Solitamente questa tipologia di impresa è: più agile rispetto alle aziende consolidate nell'adattarsi ai cambiamenti del mercato e nello sperimentare nuove idee; si concentra su settori o problemi specifici, concentrando le risorse sullo sviluppo di soluzioni creative per risolvere problemi esistenti o emergenti. 

Affinché questo intervento consegua i risultati sperati, è importante che a livello locale si intervenga per rendere i territori più attraenti ovvero capaci di richiamare i talenti giusti, una forza lavoro (nuova/di ritorno e/o trattenere quella presente) più competente, motivata e impegnata, che a sua volta possa contribuire alla crescita di lungo termine delle zone rurali.  Le nuove SSL sembrano agire in questa direzione, insistono su quegli interventi che possono migliorare le condizioni generali dei contesti rurali locali e che concorreranno a creare condizioni favorevoli per l'insediamento e consolidamento delle imprese (graf. 1).


Fra questi vi sono: le azioni specifiche di accompagnamento volte anche a rafforzare il sistema della conoscenza con iniziative informative, formative e consulenziali; l'intervento "SRG07 - Cooperazione per lo sviluppo rurale, locale e smart villages" finalizzato a favorire l'adozione di approcci innovativi (organizzativi, di processo, prodotto, sociale), sviluppare l'economia circolare e inclusiva in vari settori (economici, turistici, ambientali, socio-culturali), migliorare la qualità della vita a livello locale; gli investimenti non produttivi nelle zone rurali che sostengono l'introduzione, il miglioramento o l'espansione di servizi di base, attività culturali e ricreative e relative infrastrutture (intervento SRD08); gli investimenti per realizzare, adeguare e/o ampliare le infrastrutture di base a servizio delle imprese rurali agricole e non, delle comunità rurali (intervento SRD07).

Il ruolo del calo demografico e gli strumenti per contrastarlo

Nella messa a terra di questi interventi è importante che i GAL tengano conto delle dinamiche demografiche (non solo locali) e degli stili di vita (dei residenti attuali e potenziali).  Per quanto riguarda lo scenario demografico italiano, ISTAT (2021), stima che tra il 2021 e il 2031 si registrerà una riduzione della popolazione pari al 1,6% nei Comuni urbani (più grandi) e al 9% nelle aree rurali. I Comuni rurali con saldo negativo della popolazione saranno l'86% del totale, il 94% di quelli «interni» e il 90% di quelli montani. Inoltre, il Report citato evidenzia che: lo spopolamento è una questione di genere, fra i giovani è più probabile che ad abbandonare le zone rurali siano le donne; non basta essere longevi, neanche negli scenari di natalità e mortalità più favorevoli il numero proiettato di nascite arriverebbe a compensare quello dei decessi; gli anziani vinceranno sui giovani 3 a 1! Ed entro il 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,9% (contro il 23% del 2021) e i giovani l'11% (contro il 13% del 2021); saremo sempre più solitari, nel giro di venti anni si prevede un aumento delle famiglie senza nuclei (nel 2041 il 41,4% delle famiglie), delle famiglie con un genitore solo e, probabilmente, le coppie senza figli potrebbero numericamente sorpassare quelle con figli.  Questi dati riportati brevemente evidenziano la necessità di immaginare soluzioni residenziali e di servizio per la popolazione differenti rispetto agli attuali sistemi di welfare, mobilità, ecc. 

Le scelte di vita dei nuovi residenti delle aree rurali

I primi risultati di uno studio in corso della RRN-ReteLeader su "Modelli comportamentali, abitudini e scelte di vita dei nuovi residenti rurali", per ora condotto su un primo campione di nuovi residenti delle zone rurali, coerentemente con quanto dimostrato da diversi studi in altri Stati europei (Perlik, 2011, Löffler et al., 2016; Friedli, 2020), evidenzia che la scelta di vivere e/o avviare una impresa in una zona rurale sembra essere una pratica (ri)scoperta da una popolazione in età lavorativa, fortemente radicata in reti sociali e professionali urbane e locali, praticanti la cosiddetta multi-località e un'elevata mobilità.  Si sta assistendo ad una ricomposizione della relazione tra zone rurali e urbane che vede sfumarsi i confini che distinguono residenti locali, proprietari di seconde case, turisti, lavoratori stagionali, multi-locali, etc. (Romita, 2010, AA.VV 2022). Il riferimento ai confini sfumati tra lavoro e svago, nel creare un attaccamento al luogo da parte dei nuovi abitanti, non è legato soltanto alle amenità turistiche, il piacere dell'aria pura e del buon cibo (locale), ma anche ad aspetti di appagamento professionale, di possibilità di crescita imprenditoriale e di scambio culturale. L'idea di "comunità locale" per i nuovi abitanti non è legata all'idea di una ruralità idealizzata piuttosto all'idea di prossimità relazionale e funzionale dove lo scambio (facilitato da adeguate infrastrutture) con le zone più o meno limitrofe è uno degli elementi fondanti la dimensione culturale locale (al pari delle norme, valori, credenze e simboli espressivi), del sistema produttivo e delle funzioni ecosistemiche territoriali.

Per attrarre/trattenere talenti nelle zone rurali, principali attori delle start-up, è quindi necessario ricostruire l'identità delle zone rurali come luoghi aperti, innovativi ad alto potenziale imprenditoriale. Assieme, al sostegno diretto alla creazione di star-up extra agricole, le operazioni degli interventi  prima riportati (SRG07, SRD7 e SRD8) dovrebbero puntare, ad esempio, alla creazione di:
 

  • spazi di lavoro flessibili, servizi di supporto all'impresa di start-up, individui e aziende; 
  • un ecosistema imprenditoriale e sociale in cui le potenziali nuove imprese, gli abitanti locali, i proprietari di seconde case, i turisti, le imprese già esistenti e gli enti locali possano interagire; 
  • di servizi modulabili e accessibili (non solo socio-sanitari); 
  • di una offerta culturale locale; 
  • di progetti abitativi (riuso dell'edilizia rurale) che possano attrarre una varietà di residenti, come giovani professionisti, famiglie e anziani; ad un'offerta formativa/educativa per attrarre studenti, ricercatori, appassionati, famiglie; a progetti urbano - rurale e, in generale, con altri territori.
 

Bibliografia

  • AA.VV, Come far diventare l'Italia una destinazione attraente e ospitale per remote worker e nomadi digitali, Secondo Rapporto, Associazione Nomadi Digitali e AIRB&B, 2022
  • Friedli A., Living in the mountains: Mobilities, forms of residentiality and local identities of new inhabitants of a Swiss ski resort, Via n.18 18 | 2020
  • ISTAT, Previsioni della popolazione residente e delle famiglie, Report, 1/1/2021
  • Löffler R. et al., Amenity Migration in the Alps: Applying Models of Motivations and Effects to 2 Case Studies in Italy, Mountain Research and Development 36 (4), 402, 2016
  • Perlik M., Alpine gentrification: The mountain village as a metropolitan neighbourhood New inhabitants between landscape adulation and positional good, Journal of Alpin Research, 99-1 | 2011;
  • Romita T. (a cura di) Il turismo residenziale Nuovi stili di vita e di residenzialità, governance del territorio e sviluppo sostenibile del turismo in Europa, Franco Angeli, 2010
 

Raffaella Di Napoli
CREA PB

 
 

PianetaPSR numero 131 febbraio 2024