Questo contributo ha lo scopo di fornire una sintesi delle condizioni agrometeorologiche che hanno caratterizzato l'annata agraria 2022/2023, anche mettendola in relazione con quanto evidenziato dai diversi attori coinvolti nel settore agricolo, in termini di conseguenze sulle produzioni e sulle infrastrutture. Viste le criticità emerse dal quadro delle disponibilità idriche, pubblicato mensilmente da questa rivista nella rubrica "L'andamento agrometeorologico di...", l'analisi di questi aspetti è stata estesa anche al primo trimestre dell'annata agraria 2023/2024.
Le analisi presentate sono state basate principalmente sui dataset MADIA (Meteorological variables for Agriculture: a Dataset for the Italian Area). Si tratta di serie di dati spazializzati a copertura nazionale, derivate dai dati orari di rianalisi ERA5, a risoluzione spaziale di circa 31 km, messi a disposizione dall'archivio di dati climatici Copernicus Climate Data Store. I dettagli sul flusso dati e le elaborazioni sono riportati in Parisse et al. (2023). Le normali climatiche 1991-2020, o anche "clima" nel testo, sono derivate dalle serie giornaliere come medie calcolate su un periodo di 30 anni, secondo le indicazioni dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale - WMO (WMO, 2018). Gli indici agro-meteo-climatici sono stati stimati per ogni cella della griglia di dati e successivamente aggregati alle diverse unità territoriali ufficiali dell'Istat (2020): Italia, cinque macroaree, regioni e province autonome.
Per alcuni approfondimenti si è fatto riferimento alle rilevazioni di stazioni della Rete Agrometeorologica Nazionale (RAN). Si tratta della rete agrometeorologica storica dell'ex MiPAAF (oggi MASAF), composta da 47 stazioni installate a partire dal 1990, attualmente in corso di riattivazione (quelle operative al momento sono 12). La nuova RAN fa capo al CREA, il cui Centro di ricerca Agricoltura e Ambiente (CREA-AA) è stato incaricato dal Ministero di seguire la ristrutturazione della Rete e la progettazione e realizzazione della nuova banca dati agrometeorologica (Dal Monte et al., 2022). Nell'ambito del PNRR è previsto il potenziamento della RAN, con l'aggiunta di circa 80 nuovi siti di rilevamento: la RAN andrà così a costituire uno degli elementi del Sistema Integrato di Monitoraggio (SIM), con il compito di "fornire supporto alla misura e alla conoscenza delle variabili agro-meteo-climatiche per la gestione delle pratiche agricole, in ottica di prevenzione (sviluppo di fitopatologie), previsione (interventi di irrigazione e fertilizzazione), gestione del rischio e resilienza ai cambiamenti climatici" (cfr. "PNRR- Investimento M2C4 I.1.1: Realizzazione di un Sistema avanzato ed Integrato di Monitoraggio e previsione").
Le analisi fenologiche sono state basate sull'elaborazione di dati osservati in campo, raccolti dalla rete di monitoraggio fenologico del progetto IPHEN - Italian Phenological Network, e sulla produzione di carte fenologiche derivate da modelli matematici di simulazione (Mariani et al., 2013; Alilla et al., 2022). Le carte sono pubblicate settimanalmente nel bollettino fenologico consultabile sul sito di Rete Rurale Nazionale (https://www.reterurale.it/fenologia).
L'annata agraria 2022/2023 è stata connotata da frequenti e persistenti estremi termici, notevole irregolarità nel regime delle piogge, molto concentrate nel tardo periodo primaverile e alternate a lunghe sequenze di giorni senza pioggia. Condizioni di siccità moderata hanno caratterizzato la prima parte dell'annata principalmente al Nord (in modo più marcato a Nord-Ovest) e, a partire da settembre 2023, hanno investito diffusamente il Paese, nel Centro, al Sud e maggiormente nelle Isole, arrivando a livelli estremi in Sicilia. Rispetto all'annata precedente, nel 2023 è stato osservato un anticipo delle prime fasi di emergenza delle infiorescenze nella vite cv. Chardonnay, e un ritardo di circa 10-20 giorni nelle fasi di sviluppo e maturazione dei frutti. L'andamento meteorologico della stagione e il verificarsi di eventi estremi e calamitosi hanno influenzato la resa e la qualità di alcune delle principali produzioni italiane.
Il report Agrimercati di ISMEA ha evidenziato il contributo inferiore alla norma dell'agricoltura all'economia nazionale nel 2023, per effetto del calo produttivo che ha interessato diversi comparti, anche in conseguenza delle anomalie del clima (ISMEA, 2023a). In base ai dati Istat, le stime preliminari per il 2023 hanno delineato un'annata negativa per le coltivazioni (-2,4% in volume), con alcune produzioni significativamente penalizzate dalle condizioni climatiche avverse (Istat, 2024). Forti riduzioni sono state registrate infatti nelle quantità prodotte per vino (-9,5%), patate (-6,8%), frutta (-5,3% nel complesso e -9,8% per la frutta fresca), olio d'oliva (-5%) e florovivaismo (-4%). In aumento le produzioni per colture industriali (+6,2%), cereali (+3,2%), ortaggi freschi (+2,8%) e agrumi (+1,4%). In media, i prezzi dei prodotti delle coltivazioni hanno evidenziato un leggero incremento (+0,6%), con aumenti consistenti per patate (+37,9%), olio d'oliva (+22,9%), agrumi (+15,2%), frutta (+9,4%) e ortaggi (+8,1%) e diminuzioni per cereali (-20%), colture industriali (-10,5%) e vino (-4,4%).
Nel periodo luglio-settembre i prezzi dei prodotti agricoli nazionali, misurati dall'indice ISMEA, hanno mostrato un incremento del 5,7% su base annua dovuto all'aumento della componente dei prezzi dei prodotti vegetali, mentre è calato l'indice dei prezzi dei prodotti zootecnici.
L'annata agraria 2022/2023 (per convenzione dal 1° novembre al 31 ottobre dell'anno successivo) si è contraddistinta per l'eccezionalità dei valori di temperatura, ovunque superiori alla norma, sia per le minime che per le massime, come si può osservare dalle anomalie termiche medie dell'annata (rispetto al clima 1991-2020) rappresentate in figura 1. I valori maggiori, di oltre 2 °C, si sono concentrati al Nord, ma anche al Centro e al Sud si sono superati i + 1,5°C in Toscana e su parte dell'Appennino centrale e, per quanto riguarda le massime, in Puglia e in Sardegna.
Come è emerso nelle diverse analisi mensili pubblicate su questa rivista, le anomalie positive si sono intensificate particolarmente negli ultimi quattro mesi e il primo trimestre dell'annata in corso (2023/2024) mostra la stessa tendenza.
Figura 1 - Anomalie di temperature minime (a, sx) e massime (b, dx) - annata 2022/2023
Oltre ad essere più calda della norma, l'annata 2022/2023 ha mostrato un carattere termicamente estremo, come si può vedere in figura 2, dove sono illustrate le frequenze mensili delle temperature massime che hanno superato il 90° percentile del periodo di riferimento climatico. Nel grafico sono riportati i valori mediani delle diverse ripartizioni territoriali Istat (Istat, 2020). Metà del territorio nazionale è stato interessato da frequenze elevate a giugno, luglio e ottobre (almeno 40% dei giorni del mese), maggio (almeno 30%) e febbraio (almeno 25%).
Lo stesso andamento ha connotato il Nord-Est e il Nord-Ovest, sebbene in quest'ultima zona abbia assunto un carattere più estremo: in particolare, il 90° percentile è stato superato in più della metà del mese sia a luglio che ad ottobre. Valori simili, ma ancora più elevati sono stati osservati al Centro per luglio. Elevate frequenze di caldo estremo hanno caratterizzato anche il mese di giugno, soprattutto al Centro (47%) e nelle Isole (50%). A livello regionale, i valori più elevati si sono registrati a luglio in Liguria (63%), in estensione al Piemonte e alle regioni del versante tirrenico, fino alla Campania.
Notevole è stata anche la frequenza dei giorni di caldo estremo nel mese di ottobre, con valori mediani superiori al 50% in Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana e in quello di giugno, con un fenomeno analogo in Lazio, Basilicata e Sardegna. Al contrario, si nota un'assenza (o quasi) di estremi apprezzabili a inizio annata nelle Marche, a marzo nelle Isole e nel Sud, ad aprile in Emilia-Romagna, oltre che in diverse altre regioni per alcuni mesi.
Figura 2 - Andamento mensile di Tx90 nelle diverse ripartizioni durante l'annata agraria 2022/2023 (mediane territoriali)
Tra gli estremi termici sono da segnalare anche i numerosi casi di superamento della soglia di 35 °C (temperatura critica per molte colture) che si sono verificati durante la stagione estiva, soprattutto tra luglio e agosto, e talvolta anche a giugno in molte zone di interesse agricolo del Paese, come registrato da alcune stazioni della Rete Agrometeorologica Nazionale. In figura 3 si riportano gli andamenti delle massime giornaliere nelle stazioni di Rovigo, Montanaso Lombardo (LO), Budrio (BO), Monterotondo (RM) e infine di Libertinia (CT), dove però le rilevazioni sono partite soltanto dal 19 di luglio. La soglia critica è stata superata 7 volte a Rovigo, 8 a Montanaso Lombardo, 16 a Budrio, 31 a Monterotondo e 41 a Libertinia (nonostante la minore lunghezza della serie). I primi episodi si sono verificati tra il 21 e il 22 giugno, a cui sono seguiti i picchi registrati in tutte le stazioni in un periodo compreso tra l'8 e il 12 luglio, di durata variabile da 1 a 5 giorni. Sempre a luglio, eccetto a Montanaso Lombardo, si sono verificati altri picchi intorno al 17 luglio.
Notevole è il caso di Monterotondo, dove le temperature si sono mantenute al di sopra o molto prossime ai 35 °C per un intervallo di ben 19 giorni, durante il quale si sono raggiunti 40,6 °C (il 18 luglio). Altrettanto eccezionali sono i valori estremi della stazione di Libertinia, dove dal 19 al 26 luglio le temperature hanno superato i 42 °C, arrivando a 46,6 °C il 23 luglio. Un altro periodo critico si nota a cavallo tra la seconda e la terza decade di agosto per tutti i siti monitorati, con un'intensità crescente procedendo da Nord verso Sud. Nella stazione più a sud, a Libertinia, si assiste in realtà ad un continuo superamento della soglia di 35 °C tra luglio e agosto, con un ulteriore picco anche a settembre.
Figura 3 - Andamento delle temperature massime giornaliere tra giugno e settembre dell'annata 2022/2023, registrate da alcune stazioni della Rete Agrometeorologica Nazionale
Inoltre, durante l'annata 2022/2023 si sono verificate delle gelate tardive, concentrate nei primi giorni di aprile, come quelle registrate il 5 e il 7 aprile dalla stazione di Budrio (Bellucci et al., 2023), che hanno provocato danni ai fruttiferi in Emilia-Romagna (Arpae, 2023). L'impatto delle gelate va analizzato con dettaglio spaziale e temporale, anche in relazione allo sviluppo fenologico delle diverse colture: a causa delle temperature più alte, nel mese di marzo lo sviluppo risultava accelerato. Ad esempio, in Veneto sono stati osservati anticipi della ripresa vegetativa di 5-10 giorni per la vite (Regione Veneto, 2023) e di 8-10 giorni per il settore frutticolo rispetto al 2022 (ARPA Veneto, 2023).
Ancora, riguardo alla robinia (Robinia pseudoacacia L.), specie spontanea di interesse apistico monitorata nell'ambito del progetto IPHEN, le gelate tra il 5 e 7 aprile, nel pieno della ripresa vegetativa, hanno danneggiato i germogli in Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Marche (Osservatorio Nazionale Miele, 2023).
Nelle figure 4 e 5 sono riportate le distribuzioni delle precipitazioni e quelle dell'evapotraspirazione cumulate nel corso delle annate agrarie, a livello nazionale e per alcune ripartizioni geografiche dove il fenomeno è stato più significativo. L'analisi di queste due grandezze è a passo decadale, riferita cioè a intervalli di 36 decadi, compresi tra la prima decade di novembre di ogni anno e l'ultima di ottobre di quello successivo (ed è questo che determina il nome dell'annata). Nelle figure sono evidenziati gli andamenti di alcune annate agrarie straordinarie, in particolare, quelle siccitose del 2017 e 2022 e quella molto piovosa del 2009, oltre all'annata 2023 e a quella 2024, ancora in corso.
Per l'andamento delle precipitazioni, la sintesi nazionale illustrata in figura 4a non evidenzia anomalie rilevanti, ma questo è dovuto alla combinazione di condizioni diametralmente opposte verificatesi nelle diverse zone del Paese. Nell'annata 2023 gli apporti piovosi sono stati costantemente inferiori alla norma a Nord-Ovest (fig 4b), sfiorando il decimo percentile tra aprile e maggio, intorno alla media a Nord-Est (non presentato in figura) e molto sopra la media soprattutto al Centro (fig 4c), dove a dicembre, gennaio e giugno si sono approssimati al 90° percentile. Al Sud (non presentato in figura) e nelle Isole (fig 4d) le anomalie principali hanno riguardato, più che i quantitativi totali, la distribuzione temporale delle piogge che, dopo un primo periodo pressoché nella norma, hanno mostrato un brusco aumento nei valori cumulati a cavallo tra maggio e giugno. Nelle decadi successive la quasi totale assenza di precipitazioni ha mantenuto la curva su valori pressoché costanti fino a circa metà settembre. In generale, in tutte le ripartizioni, si osserva un aumento degli apporti piovosi cumulati nell'ultima parte dell'annata, ad eccezione delle Isole.
Nel primo trimestre dell'annata in corso, le precipitazioni presentano un andamento nella norma al Nord-Est e al Centro, mentre nel resto del Paese si osserva nuovamente un deficit di piogge, particolarmente accentuato nelle Isole, dove a fine dicembre era già sceso sotto il 10° percentile climatico e la stessa tendenza si nota a fine gennaio.
Figura 4 - Andamento delle precipitazioni cumulate nelle diverse annate agrarie (medie territoriali). In azzurro le ultime venti annate, in grigio la fascia compresa tra il 10° e il 90° percentile del clima 1991-2020
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Il quadro nazionale presentato in figura 5a mostra per l'annata 2023 un lungo periodo primaverile-estivo con evapotraspirazione cumulata inferiore alla norma (sfiorando a giugno il 10° percentile), seguito da un progressivo aumento dei valori a partire dalla tarda estate. L'evapotraspirazione cumulata è risultata infatti sotto la media al Centro, nelle Isole e specialmente al Sud (fig. 5c), dove si è mantenuta sotto il 10° percentile per ben due mesi, tra la seconda decade di maggio (in corrispondenza con il picco di precipitazioni) e la seconda di luglio, recuperando poi molto rapidamente (circa 100 mm in venti giorni), a causa delle elevate temperature estive. Al contrario, al Nord-Est (non mostrato) l'evapotraspirazione si è mantenuta in prevalenza nella media, mentre valori maggiori della media si sono osservati al Nord-Ovest (fig. 5b), in modo sempre più marcato a partire dall'estate. Nella seconda parte dell'annata 2023 si osserva un aumento generalizzato dell'evapotraspirazione, anche laddove il fenomeno si era presentato molto ridotto, raggiungendo livelli prossimi al 90° percentile al Nord-Ovest (dalla terza decade di agosto), mentre al Nord-Est e al Centro il fenomeno si è verificato più tardi (a fine settembre) e in modo meno intenso, per poi estendersi alle Isole e al Sud a fine annata.
Per l'annata 2024, il dato nazionale evidenzia al momento condizioni di evapotraspirazione fortemente sopra la norma (fig. 5a). Il segnale è dovuto soprattutto ai livelli eccezionali che sono stati raggiunti al Centro-Sud e nelle Isole nel corso del primo trimestre, mentre in tutto il Nord il fenomeno, pur presente, è meno marcato, come mostrato in figura per il Nord-Ovest (fig. 5b).
Figura 5 - Andamento dell'evapotraspirazione cumulata nelle diverse annate agrarie (medie territoriali). In azzurro le ultime venti annate, in grigio la fascia compresa tra il 10° e il 90° percentile del clima 1991-2020
A livello regionale, particolarmente significativi sono gli andamenti di precipitazioni ed evapotraspirazione cumulate in Emilia-Romagna, Marche e Campania (fig. 6).
Per l'Emilia-Romagna la curva delle precipitazioni cumulate dell'annata 2023 (fig. 6a) presenta un brusco salto, di circa 300 mm (media regionale), in corrispondenza dei giorni dell'alluvione (prima e seconda decade di maggio) che l'hanno spinta verso il 90° percentile, seguito da un periodo di apporti piovosi più contenuti che hanno riportato i valori in prossimità della media climatica. Al contrario, l'evapotraspirazione cumulata (fig. 6b) è scesa rapidamente sotto la media climatica proprio in concomitanza con le stesse precipitazioni estreme sopra citate, ritornando in media soltanto a metà settembre. La nuova annata si è aperta essenzialmente in media per le precipitazioni, mentre i livelli di evapotraspirazione hanno già superato il 90° percentile.
Per le Marche, le precipitazioni cumulate dell'annata 2023 (fig. 6c) si sono mantenute costantemente sopra la media, superando il 90° percentile dopo le piogge primaverili abbondanti che hanno colpito anche questa regione, e l'evapotraspirazione (fig. 6d) ha mostrato un andamento analogo a quello dell'Emilia-Romagna. Riguardo all'inizio dell'annata 2024, mentre le precipitazioni sono risultate sotto media, l'evapotraspirazione si è portata abbondantemente sopra il 90° percentile, con un tasso di crescita che per il momento appare nettamente superiore a quello delle altre annate, mostrando lo scarto più elevato tra tutte le regioni.
La Campania si distingue per le precipitazioni molto abbondanti (fig. 6e) che hanno spinto la curva dell'annata 2023 oltre il 90° percentile climatico per ben tre periodi: a fine novembre, tra la seconda decade di gennaio e la seconda di febbraio (con lo scarto maggiore), e infine con un brusco salto tra la seconda decade di maggio e la seconda di giugno, i cui effetti sulla cumulata si sono attenuati solo a metà settembre, benché i valori si siano mantenuti vicini ai percentili più alti. Anche la nuova annata è iniziata con precipitazioni superiori al 90° percentile che si sono allineate alla media climatica già a metà dicembre. Degno di nota è il posizionamento della curva di evapotraspirazione (fig. 6f) nel periodo centrale dell'annata 2023, allontanatasi progressivamente dal 10° percentile tra metà maggio a metà giugno (in corrispondenza con i frequenti e abbondanti eventi di precipitazione); successivamente la curva segue l'andamento della media climatica per poi raggiungerla solo a fine annata. Nel primo trimestre dell'annata 2024 l'evapotraspirazione è risultata superiore al 90° percentile, con uno scarto molto accentuato, sebbene meno evidente rispetto alle altre regioni illustrate in figura 6.
Figura 6 - Confronto tra precipitazioni ed evapotraspirazione cumulate nelle diverse annate agrarie in alcune regioni (medie territoriali). In azzurro le ultime venti annate, in grigio la fascia compresa tra il 10° e il 90° percentile del clima 1991-2020
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Il segnale emerso sulle precipitazioni dalle analisi territoriali basate sui dati ERA5 trova riscontro anche nelle rilevazioni della Rete Agrometeorologica Nazionale. In particolare, sono state calcolate le precipitazioni cumulate per la stazione di Budrio (BO) a partire dall'inizio delle rilevazioni (successivo all'avvio dell'annata agraria) fino ad ottobre 2023. Il grafico in figura 7 evidenzia infatti un periodo di apporti piovosi abbondanti dal 1° al 17 maggio, in cui si notano tre eventi principali, durante i quali si è riversata complessivamente una quantità di pioggia pari a 301 mm. Il dato è in linea con le stime di rianalisi descritte sopra (fig. 6) e con quelle dell'Arpae derivate dal dataset ERG5 Eraclito e presentate da Tesini e Foraci (2023).
Figura 7 - Precipitazioni cumulate durante l'annata agraria 2022/2023, registrate dalla stazione RAN di Budrio (inizio rilevazioni 2/12/2022)
La tragica alluvione che a maggio ha colpito l'Emilia-Romagna e alcuni territori delle Marche e della Toscana ha causato danni significativi al settore agricolo. L'alluvione ha investito un territorio con oltre 12.000 aziende agricole nella sola Emilia-Romagna con danni stimati pari a 1,1 miliardi di euro (Regione Emilia-Romagna, 2023). Nelle campagne alluvionate sono andati perduti interi raccolti di ortaggi, grano, orzo, mais, girasole, colza e soia, frutteti e vigneti. Inoltre, migliaia di impianti arborei dovranno essere espiantati e ripiantati (per "soffocamento" delle radici), con mancate produzioni per anni. Ai danni sulla produzione agricola, si sono aggiunti quelli negli allevamenti (difficoltà di soccorso nelle aziende isolate) e sulle strutture (serre, edifici rurali, stalle, ecc.), oltre alla necessità di procedere alla bonifica dei terreni alluvionati e al ripristino della viabilità rurale. Danni associati si sono avuti anche nell'importante indotto delle industrie e delle cooperative di lavorazione e trasformazione, in Romagna particolarmente sviluppate. Il MASAF (2024) ha accertato lo stato di calamità nel settore agricolo per alluvione a maggio 2023 in Emilia-Romagna, Marche e Toscana (tab.1). Nelle province più colpite, Ravenna, Cesena-Forlì, Rimini e Bologna, si concentra una quota notevole delle superfici regionali delle diverse colture (ISMEA, 2023b): maggiore del 50% per la vite da vino (4,5% del totale nazionale), 64% per la frutta fresca (8% del totale nazionale), 65% per le piante da tubero (6% del totale nazionale), 60% per i legumi secchi (4,5% del totale nazionale) e più del 25% per gli ortaggi in piena aria (3% del totale nazionale). Ancora più rilevante l'impatto sui seminativi, in quanto la superficie a frumento tenero nelle 4 province rappresenta il 13% del totale nazionale e quella a barbabietola da zucchero il 28%.
Per una valutazione efficace della disponibilità di risorse idriche è utile considerare l'indicatore SPEI3 (Standardized Precipitation Evapotranspiration Index), indice mensile adimensionale, calcolato confrontando i valori del bilancio idrico climatico (differenza tra precipitazioni ed evapotraspirazione) cumulati in un intervallo di 3 mesi, compreso quello analizzato, con i corrispondenti valori del periodo di riferimento, che per questo indice è l'intera serie disponibile 1980-2023. In figura 8 sono riportate le mediane territoriali dell'indice SPEI3 per le diverse ripartizioni tra l'inizio dell'annata 2022/2023 e fine gennaio 2024. A livello nazionale si notano condizioni di moderato eccesso di umidità nel periodo estivo, in particolare a giugno e a luglio. Per il mese di giugno l'eccesso di umidità ha caratterizzato quasi tutto il Paese (ad eccezione del Nord-Ovest), con intensità molto più forti nelle Isole e soprattutto a Sud, dove si sono raggiunte condizioni di Umidità estrema (Abruzzo, Molise, Campania e Puglia), in alcuni casi protrattesi per 2-3 mesi (in Basilicata, Calabria e Sicilia). Sempre nel periodo estivo, anche altre regioni sono ricadute in Umidità severa (Emilia-Romagna, Marche, Lazio e Sardegna).
Condizioni di siccità hanno caratterizzato la prima parte dell'annata agraria 2022/2023, maggiormente nel mese di aprile, soprattutto al Nord, oltre che in Toscana e Sardegna. A partire da settembre 2023, la siccità ha nuovamente interessato il Nord-Ovest e ha investito anche il Centro, il Sud e le Isole, arrivando in Sicilia a livelli estremi nel mese di dicembre. La siccità di quest'ultimo periodo (settembre 2023-gennaio 2024) è da mettere in relazione con gli elevati livelli di evapotraspirazione (fig. 5), dovuti anche all'andamento termico eccezionale (figg. 1-3), combinati con precipitazioni in media o sotto media (fig. 4). In base ai valori di SPEI3 di gennaio 2024, che riflettono la situazione del primo trimestre dell'annata in corso, sei regioni risultano in Siccità moderata, con le condizioni peggiori in Calabria e Sicilia e, a seguire, Marche, Piemonte, Emilia-Romagna e Abruzzo.
Figura 8 - Andamento dell'indice di siccità SPEI3 nel corso dell'annata 2022/2023 e nel primo trimestre 2023/2024 (mediane territoriali)
Tali criticità hanno avuto riflessi importanti in agricoltura, con ritardi nelle semine, nonché riduzioni del germogliamento e dell'emergenza, segnalati sul versante adriatico centrale e meridionale, in Sicilia e nella Sardegna orientale (JRC, 2023).
Infine, si evidenziano diversi episodi dichiarati calamitosi, oltre all'alluvione già descritta.
Piogge persistenti hanno causato danni alle strutture aziendali e alle infrastrutture connesse all'attività agricola per tutto il mese di maggio in Molise e, alla fine di giugno, in Umbria in provincia di Perugia (MASAF, 2024; tab. 1). In piena estate nubifragi e grandinate, spesso associati a venti impetuosi, hanno prodotto danni accertati nel settore agricolo (MASAF, 2024; tab. 1).
A luglio, venti impetuosi hanno danneggiato strutture aziendali e infrastrutture connesse all'attività agricola in varie province in Emilia-Romagna (Ravenna e Modena), in Lombardia (Brescia, Como, Cremona, Varese, Mantova e Lodi) e nel veneziano. Con riferimento, invece, alle calamità accertate dovute alle grandinate, tra luglio e agosto vari eventi sono occorsi nel Nord, in alcuni casi associati a piogge persistenti e venti impetuosi, in Veneto (Rovigo, Verona, Vicenza, Padova, Treviso, Belluno e Venezia), in Lombardia (Milano, Lodi e Bergamo) e in Piemonte (Asti, Cuneo e Torino).
Il ciclo di sviluppo delle specie vegetali è strettamente legato all'andamento meteo-climatico, e il verificarsi di anomalie può avere ripercussioni importanti sui tempi delle fasi fenologiche delle colture. Di seguito si presenta l'andamento del ciclo di sviluppo della vite, varietà Chardonnay, di notevole interesse per il settore vitivinicolo italiano, concentrandosi sul confronto tra il 2023 e il 2022 per tre stadi fenologici principali (mesostadi): sviluppo infiorescenze, sviluppo frutti e maturazione frutti. Per mettere in risalto le differenze rilevate nei due anni di riferimento, sono state messe a confronto le carte fenologiche prodotte dal modello IPHEN negli anni in esame, individuando due finestre temporali: la prima relativa alla fase di emergenza delle infiorescenze (seconda decade di maggio) e la seconda relativa alla maturazione dei frutti (terza decade di luglio).
Durante la seconda decade di maggio, nel 2023 (Fig. 9a) la piena emergenza delle infiorescenze (BBCH 51-59) ha interessato gran parte del territorio nazionale, ad eccezione delle fasce costiere delle regioni meridionali; nel 2022 (Fig. 9b), invece, la vite aveva già raggiunto il mesostadio immediatamente successivo, quello della fioritura (BBCH 61-69), in tutto il territorio ad esclusione dei rilievi appenninici e delle aree interne del Sud.
Figura 9 - Carte fenologiche di vite cv. Chardonnay nella seconda decade di maggio per il 2023 (a) e il 2022 (b)
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In figura 10 sono riportate le mappe fenologiche della terza decade di luglio relative al mesostadio "maturazione dei frutti" (BBCH 81-89). Come si nota dalla colorazione delle mappe, nel 2023 (Fig. 10a) lo Chardonnay ha raggiunto l'inizio della maturazione (BBCH 81-83) in un'ampia porzione del territorio nazionale, mentre nel 2022 (Fig. 10b) la maturazione dei frutti era evidentemente già in una fase più avanzata (BBCH 83-89).
Figura 10 - Carte fenologiche di vite cv. Chardonnay nella terza decade di luglio per il 2023 (a) e il 2022 (b)
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Per un ulteriore approfondimento, sono stati elaborati anche i dati osservati in campo dalla rete di monitoraggio IPHEN. Il grafico in figura 11 rappresenta le date di occorrenza dei mesostadi "emergenza infiorescenze", "sviluppo frutti" e "maturazione frutti", per il Nord, il Centro e il Sud e per gli anni 2022 e 2023.
Figura 11 - Confronto tra le date di occorrenza dei tre mesostadi principali per l'anno 2022 e 2023 (espresse come giorni dell'anno - DOY: Day Of the Year).
Come mostra il grafico in figura 11, nel 2023 la fase di emergenza delle infiorescenze è iniziata in anticipo e si è protratta più a lungo rispetto al 2022. Infatti, se nella seconda decade di maggio del 2023 l'emergenza delle infiorescenze era ancora in corso, nel 2022 si era già passati allo stadio immediatamente successivo della fioritura (Fig. 9). Questo anticipo non sembra aver influenzato la comparsa dei mesostadi successivi nel 2023 (sviluppo frutti e maturazione frutti), che hanno presentato un lieve ritardo rispetto all'annata precedente, già evidenziato dall'analisi delle mappe fenologiche (Fig. 10). Va sottolineato, comunque, che le date di vendemmia del 2022 sono state eccezionalmente precoci (Assoenologi, ISMEA e UIV, 2022). I risultati ottenuti confermano quanto emerso dagli output del modello fenologico, mostrati sopra.
Scendendo al dettaglio delle singole ripartizioni geografiche, si conferma lo stesso segnale di anticipo della fase di emergenza delle infiorescenze, ma con leggere differenze: circa 11 giorni di anticipo al Nord, 16 al Centro e 15 al Sud. Un segnale diametralmente opposto ha connotato l'inizio della maturazione dei frutti con 10 giorni di ritardo al Nord, 17 al Centro e 18 al Sud. Si sottolinea che le informazioni espresse in numero di giorni derivano dal monitoraggio nei punti di rilievo della rete IPHEN e, come tali, a livello territoriale sono da considerarsi solo indicative.
Tornando ad analizzare l'andamento termico, limitatamente al 2023, si riportano gli accumuli termici con base 10, come GDD - Growing Degree Days, a partire dal 1° gennaio e fino alla fine del mese di settembre, periodo di raccolta della varietà Chardonnay (fig. 12a) e le relative anomalie rispetto al riferimento climatico 1991-2020 (fig. 12b). A fine settembre sono stati raggiunti valori locali di circa 2800 gradi giorno in Puglia e Sardegna; i valori medi hanno superato alla norma di oltre 200 gradi giorno in Piemonte (+240), Liguria (+243), Sardegna (+242) e Toscana (+222).
Figura 12 - Accumuli termici (GDD base 10) a settembre (a) e relative anomalie (b) per il 2023
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La relazione vendemmiale di Assoenologi, ISMEA e UIV (2023) riporta che, a livello nazionale, il calo produttivo di vino e mosto nel 2023 è stato del 12% rispetto al 2022. Mentre il Nord si è mantenuto sui livelli produttivi dello scorso anno, al Centro si sono toccate diminuzioni in media del 20% e al Sud si sono sfiorate riduzioni del 30%. Questa contrazione è stata fortemente influenzata dalle condizioni meteorologiche estreme, come le prolungate e abbondanti precipitazioni avvenute nelle fasi di massima suscettibilità della vite (dal germogliamento all'allegagione) alle ampelopatie, come Peronospora e Oidio. D'altra parte, le elevate temperature e la scarsità di pioggia durante la fase di maturazione dei grappoli hanno influito positivamente sulla qualità, nonostante abbiano concorso alla riduzione di produzione (Assoenologi, ISMEA e UIV, 2023).
Barbara Parisse (Ed.)
Roberta Alilla, Giulia Maria Bellucci, Fausto Carbonari, Dal Monte Giovanni, Flora De Natale, Chiara Epifani, Eleonora Gerardi, Antonio Gerardo Pepe e Antonella Pontrandolfi
CREA - Agricoltura e Ambiente
PianetaPSR numero 131 febbraio 2024