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Risorse idriche

Buone pratiche irrigue per la sicurezza e la sovranità alimentare a livello nazionale e internazionale

Un confronto proattivo in occasione della Giornata Mondiale dell'acqua 2024.

Lo scorso 22 marzo si è tenuto al Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, l'Evento "Buone pratiche irrigue per la sicurezza e la sovranità alimentare a livello nazionale e internazionale", organizzato dal CREA - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria - Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia (CREA-PB) e dalla Fondazione Earth and Water Agenda per celebrare la Giornata Mondiale dell'Acqua, istituita dalle Nazioni Unite a partire dal 1993, con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza dell'acqua dolce e delle questioni legate alle risorse idriche in tutto il mondo. 

Per il 2024, le Nazioni Unite hanno scelto il tema "Acqua per la pace". Una cooperazione sulla gestione della risorsa idrica che rispetti i principi dell'equità e sostenibilità dell'uso, può contribuire, in un mondo dove imperversano conflitti, cambiamenti climatici e migrazioni di massa, ad unire i Paesi e concorrere alla loro stabilità. La salute pubblica e la prosperità, i sistemi alimentari ed energetici, la produttività economica e l'integrità ambientale dipendono tutti da un ciclo dell'acqua ben funzionante e gestito equamente. 

La centralità del tema dell'acqua come risorsa scarsa, come legame tra culture di popoli diversi, come elemento di questione politica e come obiettivo di sviluppo sostenibile alimenta il dibattito di questi ultimi tempi con una frequenza tale da rendere sempre più necessari momenti di scambio non solo sulle politiche e strategie messe in atto ma anche e soprattutto sullo scambio di conoscenze e di buone pratiche utili a fronteggiare la mancanza di disponibilità della risorsa e limitarne gli effetti sulla sicurezza e sovranità alimentare. Si stima che nel 2050 la domanda di acqua globale supererà del 40% l'offerta, mettendo a rischio il 45% del PIL globale prodotto dall'agricoltura, il 52% della popolazione e il 40% della produzione di grano mondiale. In un Paese caratterizzato dal 21% della superficie coltivata irrigata, in cui circa la metà delle aziende agricole italiane pratica l'irrigazione e che vanta 955 produzioni di qualità certificate, è necessario puntare sulla gestione sostenibile delle risorse irrigue con l'obiettivo di difendere la sovranità alimentare italiana, sia in termini di riduzione degli sprechi e salvaguardia delle produzioni tradizionali sia per il mantenimento dei modelli di consumo diventa fondamentale.

L'obiettivo dell'evento era, in particolare, quello di mettere nello stesso tavolo le istituzioni e gli enti internazionali e nazionali coinvolti sulla tematica tra i quali ANBI, ASVIS, Fondazione EWA, AICS, FAO, AICS, CIHEAM Bari, Canale Emiliano Romagnolo, Water Forum, Future Food Institute, Istituto Mediterraneo per l'Acqua, Fondazione MIDA Museo del Suolo con l'intento di divulgare casi studio virtuosi implementati a livello nazionale ed internazionale sul tema dell'acqua e sicurezza e sovranità alimentare. Esso si auspicava, inoltre, anche la definizione di un position paper contenente la visione delle istituzioni coinvolte nell'evento sul tema dell'acqua e della sovranità alimentare e le raccomandazioni future, utili a stimolare la capacità di cooperazione e di governance.

Gli interventi

L'evento è stato organizzato in due sessioni, la prima, più istituzionale, dedicata all'illustrazione delle politiche presenti e future dedicate al tema dell'acqua per la pace e della sovranità e sicurezza alimentare, mentre la seconda, più tecnica, dedicata allo scambio di progetti e iniziative virtuose messe in campo dagli enti e istituzioni.

Nella sessione di apertura, il CREA (Paola Fiore) ha sottolineato l'importanza di avere riunito un buon numero di attori principali che ruotano intorno al tema dell'acqua e della sicurezza e sovranità alimentare, entrambi temi di considerevole importanza che il paese Italia e il CREA affrontano da tempo sia a livello nazionale che internazionale, tramite le attività di ricerca, ma anche tramite la partecipazione a tavoli tecnici, comitati, gruppi di lavoro (FAO, OCSE, G7, SCAR, OIV, COI, ecc.), confluiti nel tempo in specifici protocolli di intesa,  che hanno permesso di mettere a disposizione le esperienze maturate sui vari temi, dall'agricoltura sostenibile alla sicurezza alimentare, con l'introduzione di tecnologie e protocolli per il miglioramento della produzione e della qualità del cibo e per la riduzione dello spreco alimentare. Il tema delle risorse naturali e della risorsa idrica in particolare, è ormai uno degli argomenti più ricorrenti non solo nel dibattito internazionale, ma anche al centro delle attività di cooperazione scientifica e tecnica. L'Italia è, infatti, fortemente impegnata nel garantire sicurezza alimentare ed equo accesso al cibo nei paesi del Mediterraneo, con progetti che vedono il coinvolgimento attivo e diretto di aziende italiane e organismi internazionali. Vincere le sfide sociali e ambientali più rilevanti (cambiamento climatico, scarsità d'acqua, insicurezza alimentare), soprattutto in paesi come l'Africa, diventa non solo necessario ma anche doveroso. Il trasferimento dell'innovazione tecnologica e della ricerca diventa fondamentale per dare risposte non solo sul fronte dell'approvvigionamento di cibo e acqua, ma anche su quello della salute e del benessere dei popoli euro mediterranei. 

L'intervento di apertura della prima sessione istituzionale è della FAO (Stefania Giusti), che ha sottolineato l'importanza dell'acqua per lo sviluppo e la crescita, soprattutto per i paesi colpiti da instabilità e violenza, portando in evidenza alcuni dei progetti che la FAO ha avviato in diversi Paesi in via di Sviluppo. L'acqua, infatti, é una risorsa fondamentale per ciascun individuo e per lo sviluppo dei Paesi. Il settore agricolo é il maggiore consumatore di risorse idriche, e quindi ha la maggiore responsabilità nel promuovere pratiche irrigue e di gestione delle acque che siano efficienti e sostenibili. Il ruolo dell'agricoltura a piccola scala e a conduzione familiare é fondamentale in questa prospettiva, come contributo per la sicurezza alimentare mondiale e in linea coi principi di sovranità alimentare. 

Per restare sull'ambito internazionale, la seconda presentazione è dell'AICS (Francesco Nano). L'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, è profondamente consapevole che i temi relativi all'acqua rivestono, per loro natura, un ruolo centrale nello sviluppo sostenibile e vengono pertanto integrati, laddove necessario e opportuno, in tutte le iniziative finanziate dalla Cooperazione italiana in ambito agricolo ed extra agricolo. Tali iniziative, attuate direttamente dall'Agenzia, dai differenti attori del sistema italiano della cooperazione allo sviluppo o in ambito multilaterale/multi-bilaterale, mirano a promuovere la conservazione e l'uso razionale della risorsa idrica su scala locale, nazionale e regionale nel rispetto dei principi di sostenibilità economica, sociale ed ambientale. Mirano, pertanto, a favorire l'incremento della disponibilità di risorse idriche per le generazioni attuali e future, contemperando negli interventi, gli interessi dei diversi settori produttivi, agricoltura in primo luogo, con le necessità igienico sanitarie e di consumo diretto delle persone. Le iniziative, in funzione dei differenti contesti e sulla base dei bisogni espressi dalle controparti, si focalizzano sulla razionalizzazione e l'innovazione dei sistemi irrigui, nonché sulla adozione di BPA idonee alla conservazione ed all'incremento della risorsa stessa. Quindi, se da un lato si agisce sul miglioramento dell'efficienza nella distribuzione e nell'uso della acqua, dall'altro si interviene sul miglioramento complessivo del ciclo dell'acqua, mirato a una maggiore resilienza dell'intero eco-sistema, con importanti ricadute (positive) in termini di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici nonché di riduzione del rischio di disastri naturali. Una consistente parte degli interventi si concentra nel continente africano (in particolare nel sahel, africa settentrionale e meridionale) e nel vicino oriente, promuovendo e integrando tra loro le pratiche innovative e tradizionali disponibili e migliorando la governance, attraverso l'aumento della partecipazione attiva di tutti gli attori nella gestione integrata delle risorse idriche a tutti i livelli. 

Tra le pratiche innovative e/o tradizionali promosse si annoverano, a titolo di esempio (non esaustivo):

  1. l'adozione di approcci agro-ecologici e soluzioni NBS, per l'aumento della capacità di ritenzione idrica dei suoli (Niger e Sahel); 
  2. la valorizzazione di varietà locali resistenti alla siccità (SUSTLIVES Burkina Faso e Niger);
  3. la rinaturalizzazione dei versanti di bacino per l'accumulo in falda dell'acqua piovana;
  4. il contrasto alla salinizzazione (Senegal PAPSEN e PAIS, Egitto-delta del Nilo/Coop. Delegata);
  5. il ripristino e l'adattamento tecnologico e organizzativo dei perimetri irrigui (PaPSEN-Senegal, SAMSIFA Egitto/governatorato di minia e Fayoum);
  6. l'adozione di soluzioni tecnologiche innovative per l'irrigazione, adattate al contesto e sostenibili in senso lato (Irritech, Senegal, bando profit);
  7. il trattamento e riuso delle acque reflue (Vietnam);
  8. la raccolta e lo stoccaggio delle acque piovane (SPUAR/FAO Giordania, Mozambico promosso OSC). Sulla scorta dell'importante esperienza in tema di gestione integrata delle risorse idriche maturata in Italia, la principale sfida dell'Agenzia è quella di incrementare le opportunità di condivisione e sviluppo delle competenze nei paesi partner, a tutti i livelli, attraverso un sempre più attivo e concreto coinvolgimento dei differenti attori presenti nel nostro paese e identificati come soggetti del sistema della cooperazione allo sviluppo dall'art. 23 comma 2 della legge 125/2014, ovvero: amministrazioni centrali dello stato, enti locali, OSC, università, enti pubblici di ricerca ed enti pubblici di governo del territorio quali le autorità di bacino, i consorzi di bonifica ed i consorzi irrigui.

Sempre nell'ambito della cooperazione, con un taglio più sulla formazione, si è inserito l'intervento del CIHEAM di Bari (Enrico Azzone), sede italiana del Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici Mediterranei, organizzazione intergovernativa fondata nel 1962 che ha come motto "sharing knowledge, feeding the future". Il CIHEAM Bari attua la condivisione delle conoscenze attraverso attività di formazione, ricerca applicata e iniziative di cooperazione internazionale per promuovere lo sviluppo sostenibile dell'agricoltura e della pesca, migliorare la sicurezza alimentare e il benessere generale delle comunità vulnerabili nelle aree costiere e rurali. Ciascuno di tali ambiti di intervento non può - evidentemente - prescindere da una disponibilità adeguata e da un utilizzo equo e sostenibile della risorsa idrica. Il tema dell'acqua, difatti, viene trattato nelle sue diverse dimensioni (tecniche, ambientali, istituzionali, economiche) con l'approccio "people-centered", in cui formazione e ricerca siano parte integrante della cooperazione allo sviluppo. Più nel dettaglio sia la gestione dell'acqua (water management) che la sua relazione con la sicurezza alimentare (water scarcity and food security) sono temi di studio del Master biennale in "Sustainable Water and Land Management" che prepara in modo specifico le nuove generazioni a carriere professionali e accademiche, in vista delle attuali importanti sfide globali che includono la scarsità d'acqua, il degrado del territorio, le pressioni demografiche e il cambiamento climatico. Il CIHEAM Bari promuove inoltre le "scuole dell'acqua" che vengono costituite nei paesi partners anche attraverso progetti quali Water Knowledge (in Egitto), esempio di progetto di rafforzamento istituzionale tramite "Capacity Development" che getta le fondamenta per una cooperazione sud-sud sul tema dell'acqua e quindi di diplomazia scientifica e la costituzione del "CIHEAM Bari Digital Agriculture Lab" per fare ricerca applicata, proporre soluzioni, poi validate anche nei Paesi partner, e creare posti di lavoro, offrendo un'occasione per rendere più "smart" e attraente l'agricoltura per i giovani. 

Il quarto intervento è di Emilio Ciarlo (World Water Forum 2027) che ha illustrato i contenuti della candidatura italiana al World water forum, dal 1997 organizzato ogni triennio in un Paese diverso dal World Water Council (Wwc). L'Italia è, infatti, la nazione con la più alta pluviometria in Europa, e la terza per disponibilità idrica dopo Francia e Svezia; Roma è stata la prima grande città ad essersi dotata di un acquedotto, ed è dotata oggi di 3.242 km di rete fognaria e 6.900 km di rete idrica. La stessa è, anche, il Comune costiero più grande in Europa, è attraversata da 56 km di Tevere e ha un reticolo idrografico tra i maggiori del continente; accoglie la sede della Fao ed è la città che ospita più rappresentanze diplomatiche estere al mondo (senza dimenticare il Vaticano). Nel documento di candidatura è stato declinato il tema acqua in tutte le sue articolazioni, dalla tutela e valorizzazione, all'acqua nella storia della città, alla tutela della risorsa naturale a fronte della crisi climatica in corso.

Infine, il quinto e ultimo intervento della sessione istituzionale è stato quello dell'Istituto Mediterraneo per l'acqua (Alain Meyssonier) il quale ha illustrato il lavoro svolto dall'istituto che rappresenta e i temi affrontati, dalla sicurezza idrica alla creazione di un osservatorio mondiale per l'utilizzo dell'acqua non convenzionale e le energie rinnovabili, dalla riduzione del rischio idrogeologico alla necessità di implementare strumenti e modelli predittivi per la gestione delle risorse idriche nel contesto di cambiamento climatico, dal miglioramento della governance fino all'istituzione di una "idro-diplomazia" che riduca i conflitti intersettoriali e di bacino. Tali tematiche sono confluite anche in messaggi e raccomandazioni che l'istituto sta predisponendo e illustrerà in occasione del prossimo World Water forum 2024 di Bali.

La seconda sessione è stata invece dedicata alle progettualità e casi studio realizzati dagli enti e istituzioni coinvolte sempre sul tema della risorsa idrica, sovranità e sicurezza alimentare che ha permesso di avere una visione trasversale sulle problematiche, sui risultati raggiunti finora e sui futuri obbiettivi utili all'implementazione dell'Agenda 2030. 

In apertura, l'intervento dell'ANBI (Caterina Truglia), la quale evidenzia l'importante attività polifunzionale svolta dall'Associazione nazionale consorzi gestione e tutela del territorio e acque irrigue mirata alla sicurezza territoriale, ambientale ed alimentare del Paese. L'evoluzione dell'agricoltura in Italia è stata fortemente guidata dalla realizzazione di opere di bonifica e irrigazione, anche grazie proprio all'impulso derivante dal pensiero "serpierano" volto a sostenere l'importanza di interventi tesi, non solo a migliorare il rendimento produttivo, ma anche la qualità e la salubrità del contesto in cui l'attività agricola stessa viene realizzata. Tali interventi, ancora oggi, rivestono un ruolo cruciale nel contrastare fenomeni come siccità e rischi idraulici, che appaiono aggravati dai sopracitati cambiamenti climatici in atto. In questo contesto appare rilevante il ruolo dei Consorzi di Bonifica che, oltre a fornire acqua a fini prevalentemente irrigui, svolgono un'importante azione di difesa idrogeologica. Ne è testimonianza l'opera svolta dai Consorzi di Bonifica attivi sul territorio durante l'emergenza alluvionale che ha colpito la Romagna nel maggio 2023. Questi, in collaborazione con altri Enti e Istituzioni, hanno agito attivamente, sia durante le fasi di emergenza, sia nelle fasi di ripristino successive all'alluvione, fornendo soluzioni innovative per l'identificazione e la mappatura delle aree agricole colpite. Tra i principali progetti messi in campo, in particolare per contrastare la siccità, ANBI, insieme a Coldiretti, promuovono il "Piano Laghetti", che prevede la creazione di circa 10 mila invasi artificiali medio-piccoli e multifunzionali entro il 2030 in zone collinari e di pianura; i nuovi bacini incrementeranno di oltre il 60% l'attuale capacità complessiva dei 114 serbatoi esistenti e pari a poco più di 1 miliardo di metri cubi, contribuendo ad aumentare, in maniera significativa, la percentuale dell'11% di quantità di pioggia attualmente trattenuta al suolo.

L'esempio pratico e virtuoso di uno dei consorzi che fanno parte di ANBI è raccontato nel corso del secondo intervento, quello del Canale Emiliano Romagnolo (Francesco Cavazza/Raffaella Zucaro). Ambiente, acqua cibo ed energia sono strettamente legati in quello che per gli addetti ai lavori è il Water Energy Food Environment Nexus (WEFE). La crisi climatica sta compromettendo la sostenibilità di ogni elemento del nesso; tuttavia, la produzione di cibo attraverso l'agricoltura irrigua rappresenta uno dei fattori maggiormente suscettibili. Acqua Campus, polo tecnico-scientifico del CER targato ANBI, vede nell'innovazione la chiave per sostenere le filiere irrigue, accompagnandole nel percorso per l'adattamento ai cambiamenti climatici. L'intervento porterà alcune esperienze positive nello sviluppo di software per il supporto alle decisioni nel settore irriguo, dalla progettazione degli impianti efficienti con SETI, TECNIRRI e DECIDIRRI alla gestione dei volumi irrigui ottimali attraverso IRRIFRAME.

Ogni azione, per essere efficace, ha bisogno di una governance. È quello che viene evidenziato nell'intervento della Fondazione EWA (Mauro Grassi), co-organizzatore dell'evento. Anche in Italia abbiamo la necessità di rafforzare la governance integrata delle risorse idriche (IWRM: integrated water resources management). Questo perché l'acqua è una sola ma gli utilizzatori sono tanti. E tanti sono anche i soggetti Istituzionali e non istituzionali che hanno un qualche peso e ruolo nella governance generale.  Rafforzare la governance integrata significa prevedere un Coordinamento centrale, fare una individuazione trasparente e non conflittuale delle competenze e responsabilità dei diversi «nodi»  del sistema, realizzare un Piano di lungo periodo che tenga conto degli obiettivi di  quantità, qualità, sostenibilità, efficienza ed efficacia nell'uso e quindi dotarlo di un sistema trasparente e open di monitoraggio e quindi di risorse finanziarie adeguate ed infine prevedere un  Piano di emergenza in caso di siccità.  L'Italia non appare nella graduatoria europea fra i paesi più avanzati in questo contesto perché ha realizzato in maniera frammentaria gli obiettivi di integrazione, perché non ha un chiaro e forte coordinamento centrale, perché ha ancora troppe sovrapposizioni di ruoli e competenze ed infine perché prevede scarse risorse dedicate al tema acqua: non più del 2% della spesa pubblica complessiva tenendo conto delle risorse impegnate dalle aziende del SII (Servizio Idrico Integrato).

Il rapporto acqua e cibo viene invece trattato dal Future Food Institute (Sara Roversi), con un intervento sulle due principali dimensioni su cui negli ultimi anni Future Food Institute ha agito per affrontare l'emergenza idrica: l'educazione — ovvero la formazione alla consapevolezza ambientale e alla promozione di stili di vita sostenibili in ambito didattico e, mediante i Living Lab, l'implementazione di progetti concreti.  Basati su politiche di sviluppo locale, iniziative come "Acqua nelle nostre mani" (2020, 2021, 2022) e il supporto a modelli di agricoltura rigenerativa hanno implementato l'efficacia delle risorse idriche secondarie e l'efficientamento delle reti idriche territoriali.
La riflessione espressa ha poi riguardato la necessità di affiancare alla pur necessaria azione governativa, azioni che si sviluppino a partire dalle specificità territoriali  — considerato che ogni sfida locale rappresenta una manifestazione di una crisi globale più ampia. Sarà posta in rilievo l'urgenza di adottare un approccio sistemico nella gestione delle risorse idriche, che tenga conto delle dimensioni ambientali, umane, economiche, politiche, sociali e culturali. In questo contesto, verranno esaminati casi di studio esemplari, come l'Andhra Pradesh Community-Managed Natural Farming (APCNF).  

Con Fondazione MIDA Museo del Suolo (Michele Sellitto) è stato invece affrontato l'altro tema connesso alla risorsa idrica, il suolo. Un legame tra il suolo vivo e la gestione della risorsa acqua intrinseco e indissolubile: il suolo vivo è un infatti un ecosistema complesso, ricco di vita e biodiversità, fondamentale per la salute del pianeta e l'equilibrio delle sue risorse. Al cuore di questo ecosistema pulsante risiede il microbioma del suolo, un intricato network di microorganismi che svolgono ruoli cruciali nella sua fertilità e sono coinvolti nei diversi servizi ecosistemici. Le complesse interazioni tra i microrganismi del suolo e l'acqua sono alla base di numerosi processi chiave per la sostenibilità ambientale e la produttività agricola. Tuttavia, questo delicato equilibrio è minacciato non solo dai Cambiamenti Climatici in atto, ma anche e soprattutto dall'eccessiva e pressante antropizzazione degli ecosistemi e dalle pratiche agricole non sostenibili. Un suolo morto, quindi, degradato da eccessivo utilizzo di pesticidi, fertilizzanti chimici e pratiche intensive di coltivazione, diventa sempre più incapace di svolgere le sue funzioni vitali. La perdita di biodiversità microbica e la distruzione della struttura del suolo conducono a fenomeni come l'erosione, l'impoverimento dei nutrienti a cui si associa l'accumulo di sali, portando il terreno verso il processo irreversibile di salinizzazione associato a fenomeni di desertificazione. Il termine salinizzazione, la cui definizione è naturalmente legata all'accumulo dei sali nei suoli in cui tendono ad accumularsi e che ne compromettono soprattutto la sua produttività biologica, è normalmente utilizzato anche per indicare il progressivo aumento della concentrazione salina delle acque. La salinizzazione del suolo non è solo una minaccia caratteristica nei suoli delle regioni aride e semi-aride del pianeta ma è sempre più pressante anche in Italia e in molte altre aree del mondo, compromettendone la fertilità, riducendo la capacità di sostentamento delle colture e minacciando la sicurezza alimentare. Questo fenomeno può giungere alla destrutturazione del suolo e alla profonda alterazione delle sue caratteristiche fisico-chimiche (coesione, ritenzione idrica), determinando effetti devastanti sull'approvvigionamento idrico, contaminando le riserve di acqua dolce e compromettendo la qualità delle risorse idriche superficiali e sotterranee, il tutto aggravato da una scarsa dotazione di sostanza organica, condizione comune di molti suoli coltivati del nostro paese. 

Va sottolineato che la desertificazione e la salinizzazione creano un ciclo vizioso in cui entrambi i fenomeni si alimentano reciprocamente compromettendo ulteriormente la capacità del suolo di accogliere e preservare le acque e quindi di sostenere la vita vegetale e animale. Gestire entrambi questi problemi richiede strategie integrate che mirino a preservare la fertilità del suolo, e che tengano conto anche della complessità delle interazioni tra suolo, acqua e microbioma per ridurre l'erosione, proteggere le risorse idriche e promuovere pratiche agricole sostenibili. Diverse sono le esperienze circa le migliori tecniche di intervento per la gestione delle pratiche agricole in aree soggette al fenomeno della salinizzazione, ma ogni tecnica e ogni pratica operativa deve essere calata nello specifico contesto territoriale e socioeconomico e questo può essere fatto solo quando si disponga di una conoscenza integrata del fenomeno stesso, delle sue cause e dei suoi effetti attuali e potenziali. Nello specifico è necessario adottare pratiche agricole sostenibili che promuovano la conservazione della biodiversità del suolo e favoriscano la sua rigenerazione. Questo può essere realizzato attraverso l'implementazione di tecniche di agricoltura conservativa, come la rotazione delle colture, il compostaggio, l'applicazione di tecniche moderne di agroecologia e la gestione integrata delle risorse idriche. Inoltre, è essenziale investire nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni innovative per la gestione sostenibile del suolo e dell'acqua. Tecnologie avanzate, come l'uso di microbiomi selezionati e i sensori intelligenti per il monitoraggio delle risorse idriche, possono contribuire a mitigare gli effetti della salinizzazione del suolo e garantire la disponibilità di acqua di qualità per le generazioni future. In conclusione, il suolo vivo e la gestione della risorsa acqua sono due facce della stessa medaglia, entrambe cruciali per la sopravvivenza e il benessere del nostro pianeta. Proteggere e rigenerare il suolo vivo è fondamentale per preservare la biodiversità, mitigare i cambiamenti climatici e garantire la sicurezza alimentare e idrica delle generazioni presenti e future. 

Conclude, infine, la sessione tecnica, l'Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile ASVIS (Luigi Di Marco). Non è possibile preservare l'acqua come risorsa senza abbracciare una visione ampia dei diversi sistemi ambientali, sociali ed economici in maniera integrata e sistemica. Lo stato di salute delle nostre risorse idriche e del suo ciclo è come un'"esame del sangue" del nostro modello di sviluppo. Dalle dinamiche del ciclo dell'acqua dipenderà il nostro futuro. Cambiare il modello in coerenza con gli impegni internazionali assunti con l'Agenda 2030, e con i più recenti accordi su clima e biodiversità sono irrinunciabili più che mai. Ma cos'è prioritario per fa sì che vengano attuate politiche responsabili per la gestione di questa risorsa così preziosa?

L'evento è stato anche occasione per firmare un position paper congiunto tra tutti gli attori partecipanti. Il documento ha voluto essere sia una raccolta della visione di ciascun partecipante sul tema dell'acqua e della sovranità e sicurezza alimentare, con una visione integrata dell'acqua che vede al centro gli elementi principali quali Produzione agricola, Cibo e Tutela del paesaggio e della biodiversità, oltre una raccolta di raccomandazioni volte all'integrazione delle diverse politiche, in particolare ambientali e agricole, allo scambio delle conoscenze e alla diffusione delle innovazioni. Così se dal punto di vista infrastrutturale è emersa la necessità di un maggiore consolidamento delle infrastrutture idriche esistenti e la creazione di nuove infrastrutture di accumulo, dal punto di vista agricolo è necessario puntare alla razionalizzazione dell'utilizzo della risorsa tramite il miglioramento genetico delle colture, l'aumento delle tecniche di digitalizzazione e di irrigazione di precisione nonché al ricorso al consiglio irriguo e di fertilizzazione.
 
Al position paper ha aderito anche ICID con una dichiarazione del presidente Marco Arcieri che ha affermato che nonostante 153 paesi condividono le risorse idriche, solo ventiquattro hanno implementato accordi di cooperazione ufficiali volti alla gestione dell'acqua condivisa. Si rende necessario, quindi, ridurre il divario e accelerare gli sforzi per lavorare tutti insieme, anche oltre confine ed ognuno con il proprio ruolo, promuovendo un uso equo e sostenibile dell'acqua, utilizzando tutti gli strumenti oggi a disposizione, dalle Convenzioni delle Nazioni Unite operanti e vigenti a livello internazionale, fino agli accordi aventi carattere più locale.

Conclusioni

L'evento ha rappresentato un momento di riflessione sui temi affrontati ma soprattutto un confronto con una molteplicità di soggetti con cui interagire e costruire azioni sostenibili per il raggiungimento degli obiettivi sostenibili di Agenda 2030. Affrontare il tema delle politiche e delle buone pratiche attivate per l'acqua e le risorse idriche ha permesso di raccogliere spunti di riflessione ed ha alimentato il dibattito per attuare una cooperazione necessaria per affrontare la trasformazione dei sistemi agroalimentari nel Mediterraneo e la sostenibilità delle risorse naturali (acqua e suolo) in relazione ad una sana e corretta alimentazione. È, infatti, emerso con chiarezza che il connubio acqua/produttività agroalimentare è inscindibile e va salvaguardato ponendosi, in generale, un obiettivo di utilizzo sostenibile che punti alla riduzione dei prelievi e delle perdite senza ipotizzare un "effetto sostituzione" delle nostre colture tradizionali e salvaguardando la sovranità alimentare italiana.

 

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Silvia Baralla, Raffaella Pergamo
Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria - Centro di Ricerca Politiche e bioeconomia

 
 

PianetaPSR numero 133 aprile 2024