Gli eventi estremi come siccità e alluvioni stanno modificando il volto della nostra agricoltura e dei nostri territori. È importante, pertanto, saper comunicare le informazioni che riguardano i cambiamenti climatici e la gestione dell'acqua in generale, in maniera corretta e utilizzando il linguaggio tecnico-scientifico più appropriato per fornire le notizie ad un pubblico diversificato. Per tale motivo, il gruppo di lavoro formazione giornalisti del CREA, in collaborazione con ANBI e con Unarga, e con la partecipazione del gruppo acqua del CREA PB, ha ideato e organizzato un corso di formazione gratuita per i giornalisti al fine di fornire loro gli strumenti utili per andare oltre i luoghi comuni legati all'uso dell'acqua in agricoltura. La padronanza di base dei linguaggi e dei glossari specifici legati ad agricoltura, ambiente e alimentazione sono fondamentali per divulgare in maniera consapevole anche la ricerca scientifica e i suoi prodotti. Conoscenza, innovazione e ricerca per una ottimale gestione di questa preziosa risorsa sono essenziali al fine di coniugare sicurezza alimentare, redditività delle imprese agricole, tutela del paesaggio e dell'ambiente, anche in un'ottica di prevenzione delle crisi e di contenimento degli eventi estremi.
Le relazioni della giornata hanno dunque puntato a fornire elementi sul sapere comunicare una notizia scientifica oltre che argomenti più tecnici al fine di fornire dati e contenuti appropriati al tema scelto.
La prima relazione, a cura di Cristina Giannetti, giornalista e capo ufficio stampa del CREA, ha trattato alcuni concetti di base per rendere la scienza interessante al pubblico, spiegando come nasce una notizia scientifica e come il CREA struttura la propria comunicazione sui vari canali social.
A seguire, Fabrizio Stelluto giornalista, vicepresidente UNARGA e responsabile comunicazione di ANBI, ha fornito una panoramica generale dei concetti da riportare in maniera corretta, per evitare che il grande pubblico abbia una visione distorta su determinati argomenti legati all'acqua e all'agricoltura.
Il primo mito da sfatare è che l'agricoltura non paga l'acqua. Nella gestione collettiva dell'acqua ad opera degli Enti irrigui, chiunque riceva l'acqua paga un contributo (non una tassa) in proporzione al beneficio che ne riceve. I consorzi di bonifica, infatti, sono una realtà di autogoverno del territorio secondo cui un gruppo di cittadini si mette insieme per risolvere un problema comune, in questo caso la difesa idrogeologica o l'irrigazione, eleggendo propri rappresentanti, e pagando il contributo necessario allo svolgimento di queste attività di interesse comune. Un po' come in un condominio in cui i condomini (i consorziati) sono i proprietari di immobili (case o terreni) che beneficiano dell'attività irrigua e di bonifica.
Altro concetto su cui fare chiarezza è che l'agricoltura non consuma acqua bensì la utilizza per l'irrigazione lasciandola comunque disponibile nell'ambiente (viene assorbita dalla pianta o bevuta da un animale o percola nel sottosuolo). E non bisogna dimenticare che l'acqua in agricoltura serve a produrre cibo. L'irrigazione costituisce sempre più un fattore produttivo determinante per le produzioni e la loro qualità; il cibo in Italia è, infatti, 100% irriguo in quanto si irrigano anche coltivazioni che fino a qualche anno fa non ne avevano bisogno a causa della diversa distribuzione delle piogge durante l'anno. Oggi le precipitazioni avvengono in maniera più concentrata nel tempo e nello spazio; bisogna quindi essere bravi a trattenere l'acqua quando piove per poterla utilizzare o che causi problemi come le alluvioni. Siccità e alluvioni sono due facce di una medesima medaglia; servono dei bacini di raccolta come invasi o laghetti che trattengano l'acqua quando arriva per poterla utilizzare quando serve; bacini che siano multifunzionali ovvero non solo per l'irrigazione ma anche per produrre energia.
A seguire, parlando di comunicazione istituzionale, Alberto Maieli, esperto in Comunicazione e Informazione Digitale, ha posto l'accento su quanto sia difficile avere una comunicazione di qualità che sia rapida, che spesso parte da un commento social, che non ha nessuna attinenza scientifica.
La sessione tecnica è stata aperta dall'intervento di Raffaella Zucaro, Direttrice del Consorzio di Bonifica per il Canale Emiliano Romagnolo (CER), che ha evidenziato l'esperienza e il contributo del Consorzio nella gestione efficiente dell'acqua a servizio del territorio e delle filiere di qualità presenti, in particolare nell'affrontare la siccità e le alluvioni. Oltre a sostenere la produttività delle aree servite, le aree umide collegate al CER generano un valore economico legato ai servizi ecosistemici prodotti pari a circa 2 milioni di euro l'anno. Il CER svolge anche attività di ricerca sperimentale in materia di irrigazione efficiente, riuso di acque reflue, monitoraggio ambientale e gestione efficiente della rete irrigua attraverso le sue infrastrutture di ricerca tra cui "Acqua campus", polo di eccellenza per la ricerca sull'acqua.
Il CREA ha proseguito con il primo dei quattro interventi programmati, in cui Marianna Ferrigno, tecnologa CREA PB, ha evidenziato quanto sia importante investire in infrastrutture irrigue e nel territorio rurale e quali siano le opzioni di intervento per garantire l'adeguamento approvvigionamento di acqua ma anche ridurre le inefficienze. Per aumentare la disponibilità idrica si possono realizzare invasi, ma non bisogna pensare solo alle grandi dighe; si può agire tramite piccoli accumuli, anche a livello aziendale o condiviso tra più aziende agricole. Anche il ricorso a fonti non convenzionali, come le acque reflue depurate, è un'opportunità, se adeguatamente supportata da una corretta comunicazione che ne spieghi i benefici in termini ambientali e di sicurezza alimentare. E per quanto riguarda le inefficienze, attenzione alle perdite utili. Non è detto, infatti, che impermeabilizzare un canale o azzerare le perdite sia una miglioria. Gli scambi naturali tra canali e falde sotterranea non sono una perdita ma un vantaggio collettivo non remunerato, perché contribuiscono alla ricarica delle falde sotterranee.
La Politica agricola comune contribuisce a sostenere tali investimenti e le pratiche agricole utili alla tutela delle risorse idriche. Questo tema è stato al centro dell'intervento di Raffaella Pergamo, prima ricercatrice CREA PB, che ha evidenziato alla platea dei giornalisti gli interventi per la gestione sostenibile dell'acqua previsti nel nuovo Piano strategico della PAC 2023-2027, sia sul fronte investimenti (SRD) aziendali ed extra-aziendali, sia nell'ambito degli impegni agroambientali (ACA) e pagamenti compensativi (SRC).
Molte infatti, come evidenziato da Myriam Ruberto, tecnologa CREA PB, sono le misure e gli incentivi per il settore agricolo per tutelare e ripristinare gli ecosistemi acquatici, attraverso la riduzione dei prelievi o dell'utilizzo di input inquinanti, che puntano a garantire sia una maggiore disponibilità idrica per usi futuri (obiettivo economico) sia la tutela e il miglioramento della funzionalità ecologica degli ecosistemi acquatici (obiettivo ambientale), per mantenere il flusso dei servizi ecosistemi connessi quali biodiversità, bellezza paesaggistica, funzione ricreativa, purificazione dei nutrienti, regolazione del deflusso, ecc.. Altrettando importanti sono le misure per valorizzare gli ecosistemi acquatici legati all'irrigazione, prediligendo approcci basati sulla natura.
Veronica Manganiello, tecnologa CREA PB, ha poi riportato la strategia che l'Italia ha perseguito negli anni per monitorare e quantificare l'acqua irrigua utilizzata, a seguito della spinta imposta dalle normative europee. L'approvazione di norme comuni a livello nazionale (Linee guida Masaf 31/07/2015 circa gli obblighi di quantificazione dei volumi irrigui prelevati, utilizzati e restituiti e relativa trasmissione al SIGRIAN) per quantificare e registrare in un comune database i prelievi e gli usi irrigui collettivi, ha permesso di rispettare le condizionalità ex ante per le risorse idriche imposte nella precedente programmazione per accedere ai fondi strutturali europei. Nel tempo, sul solco si tale strategia, è stato incentivato il monitoraggio e quantificazione dei volumi impiegati in agricoltura ad opera degli Enti irrigui, rendendolo da obbligo post-finanziamento per i beneficiari di investimenti irrigui, a pre-condizione per il finanziamento. Questa procedura, definitivamente codificata nell'ambito delle riforme previste dal PNRR (decreto SIGRIAN) è attuata mediante l'uso congiunto delle banche dati SIGRIAN e DANIA del CREA.
L'ultimo intervento tecnico ad opera di Adriano Battilani, ricercatore e Segretario generale di Irrigants d'Europe, ha offerto una panoramica delle strategie e normative europee in tema di ambiente e clima e di come l'acqua sia ora un tema trasversale e centrale, contesa tra i vari usi e tra due visioni contrapposte, quella ambientale e quella produttiva. Tanto che l'attuale legislatura europea ha in cantiera una iniziativa che vuole porre sotto un unico ombrello tutto ciò che rientra nel panorama generale della gestione dell'acqua (Water Resilient EU). Si tratta di un'iniziativa ambiziosa ma complessa in quanto utilizzata per ricercare la giustificazione per gli impatti positivi del Green deal europeo, che è l'asse portante delle politiche sociali ed economiche dell'attuale legislatura europea in via di chiusura. L'obiettivo dichiarato è ripensare la nostra produzione ed il consumo in tutti i settori dipendenti dell'acqua andando verso un modello di società water-smart. Il cercato disaccoppiamento tra acqua e ciclo produttivo delle attuali strategie europee, per perseguire produzioni non più legate alla disponibilità continua e crescente della risorsa, sta cambiando il nesso acqua-cibo-energia, che non pone più al centro la competitività dell'agricoltura europea ma la protezione corpi idrici. Il corto circuito, tuttavia, è nel fare riferimento ai fondi PAC per finanziare questi obiettivi ambientali e la transizione ecologica quando invece occorrerebbe provvedere a nuovi finanziamenti dal momento che le risorse della PAC, che hanno altre finalità, sono state finora le uniche sostenitrici della transizione, a beneficio di tutti.
In chiusura, il direttore generale ANBI, Massimo Gargano, ha evidenziato l'importanza di giornate come quella in corso, per contrastare una comunicazione sempre più spicciola e veloce, ma soprattutto perché sono stati forniti utili spunti per le celebrazioni del 22 marzo.
Marianna Ferrigno, Veronica Manganiello
CREA PB
PianetaPSR numero 133 aprile 2024