Il giorno 19 marzo si è svolto nel Castello di Lenta (VC) un incontro con i risicoltori dei comuni di Lenta, Rovasenda, Gattinara, Lozzolo, Roasio, Brusnengo, Masserano, Castelletto Cervo, Ghislarengo, Arborio che hanno territori ricadenti nelle aree protette della baraggia vercellese-biellese costituite dalla Riserva Naturale regionale delle Baragge e dalle Zone Speciali di Conservazione ai sensi della Direttiva UE "Habitat" della "Baraggia di Rovasenda" e "Stazioni di Isoetes malinverniana".
Il tema dell'incontro è stato la presentazione delle "Buone Pratiche per la Biodiversità in risaia" di ARPA Piemonte che la Regione Piemonte ha pubblicato con D.G.R 55-7222/2023 come condizione d'obbligo a valutazioni d'incidenza ecologica coinvolgenti risaie che dovranno fare ricorso ad almeno due pratiche dell'elenco.
L'incontro è stato anche l'occasione di presentare alcune iniziative correlate al tema:
All'incontro hanno partecipato anche rappresentanti delle istituzioni locali e di associazioni di categoria.
Enrico Rivella, di ARPA Piemonte, ha introdotto il convegno presentando le Linee Guida regionali e spiegandone la genesi dal progetto finanziato dal MATTM (Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) e coordinato da ISPRA, in collaborazione con ARPA Piemonte e Università degli Studi di Torino, sulla "Sperimentazione dell'efficacia delle Misure del Piano d'Azione Nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN) per la tutela della biodiversità", consultabile nel rapporto ISPRA 330/2020. In tale studio sono state testate in risaie della provincia di Vercelli le misure di rafforzamento della biodiversità in risaia indicate nelle Linee guida del PAN di cui al DM 10/3/2015, verificandone le differenze dalle coltivazioni convenzionali tramite diversi bioindicatori dell'agroecosistema risicolo (pedofauna, artropodi terrestri, flora, vegetazione, flora di interesse apistico, apoidei, lepidotteri ropaloceri, odonati, anfibi, sauri, uccelli e chirotteri). I rilevamenti dei residui dei prodotti fitosanitari utilizzati dalle aziende in campioni di acqua e di suolo ed i test di ecotossicità messi in relazione con quelli relativi al monitoraggio dei bioindicatori, hanno evidenziato come le comunità vegetazionali e animali siano più complesse nei campi soggetti alle misure per la biodiversità. Lo studio ha inoltre permesso di prendere spunto dall'interazione con i risicoltori più sensibili per definire ulteriori indicazioni gestionali maggiormente compatibili con la conservazione della biodiversità. In attesa dell'approvazione del nuovo PAN che affiderà alle regioni il compito di aggiornare le misure di conservazione a questo studio, la Regione Piemonte con ARPA Piemonte ha stilato il nuovo elenco di buone pratiche e iniziato un percorso per condividerle con i risicoltori ed effettuare una sensibilizzazione sulla natura in risaia. In questo ambito Rivella ha posto in evidenza come iniziative come la certificazione ambientale del progetto RisoAmico+ e il disciplinare di custodia del paesaggio di ISMEA/Rete Rurale Nazionale (scaricabile sul sito https://www.reterurale.it/mappepaesaggio) che sostanzialmente adottano le buone pratiche e le aggiornano, sono concrete attuazioni della misura n°18 del DM 10/3/2015 "Azioni di marketing finalizzate alla promozione di prodotti realizzati in siti N2000/Aree protette", una misura strategica per valorizzare la biodiversità degli agroecosistema, che va resa operativa con accordi agro-ambientali e/o contratti di area.
La direttrice del Parco del Ticino Monica Perroni ha evidenziato come il suo Ente non solo gestisca diverse aree protette con rilevante presenza di risicoltura distribuite tra le province di Biella, Vercelli e Novara, ma attraverso la Riserva MAB Ticino Val Grande Verbano (che comprende anche il Parco Lombardo del Ticino) si interfacci con una vasta area risicola esterna al territorio tutelato. Da ciò discende una particolare attenzione nel promuovere e divulgare buone pratiche in agricoltura. A tale proposito ha citato i progetti di tutela delle marcite nella Valle del Ticino e delle bose, raccolte d'acqua simili assimilabili a piccole zone umide, realizzate nei vigneti delle colline novaresi.
Ha quindi evidenziato come la risaia, avendo nel ciclo idrico un fattore che influenza la sopravvivenza di specie vegetali e animali di interesse conservazionistico, negli ultimi anni stia subendo una sostanziale perdita di diversità attraverso diverse pratiche agronomiche quali la semina in asciutta, l'utilizzo di livellatrici laser, l'eliminazione dell'acqua dalla camera di risaia in corrispondenza dell'applicazione di erbicidi pre- e post- emergenza, con periodi più o meno prolungati di asciutta. Dato che le moderne tecniche agricole non possono quasi più prescindere da periodi più o meno prolungati di asciutta, ha suggerito almeno, laddove non sia possibile l'utilizzo della "sommersione", la creazione di fossetti laterali in risaia abbastanza ampi e profondi (larghezza minima 80 cm, profondità 100 cm), disposti in modo da non intralciare i movimenti dei mezzi agricoli. Tali fossetti, anche durante i periodi di asciutta, potrebbero infatti garantire la presenza di aree rifugio per specie vegetali acquatiche, anfibi, pesci, larve di insetti e altri invertebrati.
Ha sottolineato infine come nel ricadere sul confine regionale il Parco, in base a quanto previsto dalla legge regionale piemontese sulla biodiversità (L.R. 19/2009 e smi all'art. 4 comma 4), abbia la facoltà di promuovere intese ed accordi a livello interregionale con i soggetti gestori delle aree protette confinanti al fine della promozione territoriale dei territori tutelati. Da ciò discendono attività che vanno oltre alla conservazione e tutela della biodiversità, quali la promozione delle forme dell'agricoltura sostenibile che privilegiano i processi naturali che consentono di preservare la risorsa "ambiente". Ha citato come esempio l'iniziativa regionale "Parchi da gustare" che avvicina alle aree protette le aziende agricole e produttori ai temi della sinergia con la biodiversità e il sostegno alle fattorie didattiche per accogliere tutti coloro che intendono approfondire la conoscenza del mondo rurale.
Francesco Vidotto, del DISAFA dell'Università di Torino, ha presentato il progetto "RisoAmico+" che vede la partecipazione di Ente Risi, Provincia di Vercelli e Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese, uniti assieme alla società di certificazione DNV e una decina di aziende risicole piemontesi da anni all'avanguardia nella sperimentazione di nuove tecniche agronomiche e anche in campo naturalistico a creare un sistema di certificazione della sostenibilità del riso che rispetta l'ambiente e valorizza l'impegno dei risicoltori.
Il progetto intende costruire una filiera di produzione di riso sostenibile, capace di rispettare l'ambiente e valorizzare l'impegno e la sensibilità dei risicoltori, nel rispetto delle peculiarità aziendali e territoriali di ogni produttore. Lo schema di realizzazione, costruito sulla base di un processo BOTTOM-UP, si prefigge i seguenti risultati:
Dopo aver illustrato la struttura del progetto e la costituzione di un Gruppo Operativo (GO) ha illustrato le attività di formazione e dimostrative realizzate e la scelta degli indicatori con il relativo metodo di calcolo che prendono in considerazione aspetti agronomici, merceologici, ambientali e naturalistici. Sono stati finanziati nel progetto anche alcune pratiche naturalistiche quali l'inerbimento degli argini, la messa a dimora alberi, la gestione filari inerbiti fasce tampone e la realizzazione area umida di fitodepurazione.
La quantificazione della sostenibilità del processo produttivo risicolo avverrà attraverso valutazione di vari fattori quali le Emissioni di CO2 equivalente, Uso di fitofarmaci, Bilancio energetico, Qualità delle acque, Presenza di arsenico, Uso delle risorse, Biodiversità. Il metodo di certificazione sarà basato sull'impegno dell'azienda nel tracciamento dell'evoluzione della sostenibilità aziendale nel tempo.
Paola Lauricella di ISMEA ha, infine, illustrato le attività che hanno portato, nel territorio risicolo della Baraggia[1], a condividere con i risicoltori un disciplinare che presenta diversi punti di attenzione sugli elementi naturali del paesaggio risicolo. Questo disciplinare costituisce la base di discussione e di convergenza tramite un percorso di informazione con le aziende per giungere ad un accordo agro-ambientale i cui impegni possono differire da azienda a azienda in base dell'esperienza della stessa, ma nel rispetto dei requisiti del processo di produzione integrata certificata SQNPI. Le aziende collocate sia all'interno del territorio delle mappe sia all'esterno di esso, ma entro una certa distanza, che condividono gli obiettivi di tutela e valorizzazione del territorio potranno avvalersi delle iniziative di visibilità del progetto che include la creazione di una rete di "profili su google business" che rimandano al sito della mappa dove sono collocate le aziende. Inoltre, saranno partecipi delle sinergie già avviate per progetti similari, nonché di proposte e del relativo accompagnamento per la presentazione di domande per interventi finanziabili dal Complemento di sviluppo Rurale del Piemonte.
Le aziende presenti nella mappa del paesaggio della Baraggia vercellese e biellese potranno su iniziativa di ISMEA partecipare ai corsi resi disponibili via web dal progetto riso amico+ così come verranno organizzati incontri formativi e scambi di esperienze tra risicoltori convenzionali e biologici sia con riferimento alle Buone Pratiche di ARPA Piemonte e sia con riferimento al Progetto RisoAmico+.
Il dibattito nella seconda parte del convegno ha riguardato la promozione di un territorio assai caratteristico con l'auspicio che si attuino tutte le sinergie possibili tra le amministrazioni comunali, il parco e gli Istituti di ricerca e di governance per non dissipare le energie e le progettualità, inoltre i risicoltori sono portavoce diretti del fenomeno in costante crescita della conversione di terreni di risaia in campi fotovoltaici per la produzione di energia elettrica che comporta un cambiamento profondo e permanente dell'intero ecosistema risicolo.
Enrico Rivella - Arpa Piemonte
Paola Lauricella - Ismea
Giovanni Chiaretta - ARPA Piemonte - Settore Valutazioni Ambientali
PianetaPSR numero 133 aprile 2024