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Vinitaly

Gestione del rischio, enoturismo e innovazione, ISMEA al Vinitaly con tre tematiche centrali per il settore vitivinicolo

Tre i convegni e due gli studi presentati in occasione della fiera: un calendario ricco di eventi che si sono tenuti tra lunedì 15 e martedì 16 aprile.

Si è conclusa mercoledì 17 aprile la 56ma edizione del Vinitaly di Verona, che, come ogni anno, riconferma il suo ruolo primario nella promozione internazionale del vino italiano, registrando un'affluenza che nel 2024 conta 97mila presenze, tra cui circa 30mila operatori esteri.
Tra gli espositori anche ISMEA, presente con il proprio desk istituzionale all'interno dell'area del Palaexpo riservata al Masaf, e che in occasione della kermesse ha proposto tre appuntamenti di grande interesse sui temi della gestione del rischio, dell'enoturismo e dell'innovazione applicati al mondo vitivinicolo.

La gestione del rischio

Il calendario degli eventi si è aperto lunedì 15 aprile con il convegno "Misure attive e passive di gestione del rischio nella filiera uva da vino", durante il quale, attraverso gli interventi di rappresentanti di ISMEA, Agea, Masaf e Organismi di difesa, sono state approfondite le misure previste dal PSP 2023/27 in relazione ai bisogni di agricoltori e tecnici nell'ambito di una filiera che sta assumendo sempre più rilievo dal punto di vista dei valori assicurati/assicurabili, un comparto che ad oggi vale 1/3 del mercato assicurativo agricolo agevolato, con polizze che cumulano un valore di circa 2,3 miliardi di euro, pari ad oltre il 50% della Plv del settore.

Delle oltre 241.000 imprese vitivinicole italiane, infatti, quasi 27.000 (l'11%) sono assicurate contro i rischi meteoclimatici, numeri che in termini di superfici rappresentano il 30% degli ettari complessivamente vitati. Ciò che emerge è pertanto la necessità di salvaguardare quello che rappresenta un vero patrimonio dell'agroalimentare italiano, corrispondente ad un giro d'affari alla produzione di quasi 14 miliardi di euro (oltre il 10% del fatturato agrifood) e a quasi 8 miliardi di esportazioni, con le cantine italiane che esportano i volumi in assoluto più elevati a livello mondiale. 

Tra le problematiche rilevate nel corso del convegno ci sono un evidente squilibrio territoriale - nel 2023 l'aumento del 2% del numero delle aziende vitivinicole assicurate nelle regioni settentrionali non ha compensato il calo registrato rispettivamente del 9% nel Centro e del 18% nel Mezzogiorno, con il dato nazionale che segnato pertanto una contrazione del 4,9% sul 2022 - e la difficoltà, da parte delle aziende vitivinicole, nel fronteggiare la scarsa attenzione ai rischi fitosanitari da parte delle compagnie assicurative, dovuta alla mancanza di una storia sinistri necessaria a una corretta tariffazione, come ha dichiarato Camillo Zaccarini Bonelli, dirigente ISMEA.

Zaccarini Bonelli ha evidenziato come le aziende che hanno puntato su un mix di strumenti di risk management hanno potuto beneficiare di una migliore protezione, ad esempio affiancando a polizze contro i rischi climatici una copertura fitosanitaria tramite l'adesione, agevolata grazie ai contributi Ue e nazionali, ad un fondo di mutualizzazione.  Ciò che è stato messo in luce, infatti, è la dinamica virtuosa che si innesca a partire da una corretta strategia di prevenzione e gestione del rischio, che va conseguentemente a favorire anche all'accesso al credito, data la propensione delle banche a valutare più positivamente tra i clienti da finanziare, le aziende che investono su questo aspetto.

Enoturismo

Un altro tema portato al centro del dibattito da ISMEA, oggetto del convegno svoltosi nella mattinata di martedì 16 aprile, è quello dell'enoturismo, un fenomeno in crescita, capace di legare vino, territorio, tradizione e cultura, e che esercita un grande appeal su un numero sempre più ampio di viaggiatori.

L'indagine ha confermato che quella del turismo del vino è un'esperienza che coinvolge 13,4milioni di enoturisti italiani - circa un terzo degli italiani ha visitato almeno una volta una cantina o partecipato a un evento tematico - e il 64,5% dei viaggiatori, costituendo una forte attrattiva anche per gli stranieri, soprattutto americani ed europei.
I dati evidenziano inoltre che circa il 50% dei turisti generici - e quasi il 55% tra quelli legati al mondo del vino - si trattiene nei luoghi di villeggiatura per almeno 2-3 giorni, andando oltre la vacanza "mordi e fuggi": il 31% indica una durata di 4 giorni o più, valore che sale per gli enoturisti al 38%.
Tra i wine lover, la metà ha visitato una o due cantine, il 36% almeno tre strutture, ma si osservano valori anche più alti nella classe tra 25 e 34 anni di età.

Ne risulta quindi, come sostenuto da Giorgio Del Grosso, Capo del dipartimento di statistica e trasformazione digitale dell'OIV, che: "L'enoturismo è un driver di sviluppo locale e rurale e uno strumento di diversificazione del reddito", e che, come ha evidenziato la relazione introduttiva di Tiziana Sarnari, esperta del settore di ISMEA, l'enoturismo si dimostra addirittura vitale per le cantine in annate come quella appena trascorsa. Un 2023 che si è distinto per una vendemmia particolarmente scarsa, la più leggera dal Dopoguerra, con 38,3 milioni di ettolitri, in calo del 23,2% sui volumi 2022, e che fortunatamente ha visto il nostro Paese, unico tra i grandi player del vino, ridurre al minimo le perdite oltre frontiera (1% in volume e -0,8% in valore nel 2023, a fronte dei dati ben più negativi di Spagna e Francia).

Il convegno ha costituito un'occasione di incontro e confronto per i massimi esperti del settore, e presidenti delle principali associazioni e movimenti nazionali tra cui Donatella Cinelli Colombini, Past President Associazione Donne del vino, Martina Centa, UIV - Unione Italiana Vini, AGIVI-Cantina Roeno, Nicola D'Auria, Presidente Movimento turismo del vino, Walter Massa, Presidente della Federazione delle Strade del Vino e dei Sapori del Piemonte, Marco Montanaro, Direttore Generale Federvini e Angelo Radica, Presidente di Città del vino. 

Innovazione

A chiusura dei lavori, martedì 16 aprile alle 14,30 il focus si è spostato sul tema dell'innovazione nel settore vitivinicolo. Anche in questo caso il punto di partenza è stato rappresentato dallo studio realizzato da ISMEA nell'ambito delle iniziative della Rete Rurale Nazionale, finalizzato ad esaminare gli ambiti di applicazione dell'innovazione nelle aziende del settore, valutarne il grado di efficacia, individuare le criticità e delineare le prospettive sugli investimenti futuri.

Sulla presentazione dello scenario realizzata da Tiziana Sarnari (ISMEA) e da Eugenio Pomarici dell'Università di Padova, si sono successivamente sviluppati gli interventi della tavola rotonda che ha visto la partecipazione di Luca Rigotti, Presidente settore vino Confcooperative e Presidente della cantina/cooperativa Mezzacorona, Marco Nannetti, Responsabile Affari generali Gruppo Terre Cevico, Silvano Nicolato, Presidente Cantine Vitevis e Andrea Di Fabio, Direttore Generale di Cantina Tollo.  

Tra i risultati, notevole il fatto che le incertezze del quadro economico e geopolitico mondiale non abbiano scoraggiato la tendenza all' innovazione delle aziende vitivinicole italiane: tre su quattro infatti hanno deciso di investire nel quinquennio 2017-2021 per rinnovare strutture, impianti e processi, pur dovendo spesso rinunciare a una parte delle iniziative programmate. Una percentuale ancora maggiore (il 78%) si è dichiarata comunque propensa a investire anche nei prossimi 5 anni.

L'indagine, condotta nel 2022 su un campione di197 aziende vitivinicole e approfondita con focus group presso alcune realtà cooperative del settore, ha evidenziato anche la presenza di ostacoli alla realizzazione di investimenti nell'innovazione. Tra questi, la ridotta dimensione delle imprese (45%), l'incertezza sui benefici degli investimenti (25%), il quadro di instabilità del mercato (24%), le difficoltà di accesso al credito (22%) e ai fondi comunitari (22%) e l'onerosità degli investimenti (22%). 

Gli investimenti sono stati orientati soprattutto alla tecnologia, con l'introduzione in azienda di nuove soluzioni agritech e di applicazioni di agricoltura digitale. Il 38% del campione ha investito nella sensoristica per il monitoraggio e la gestione delle colture e per l'ottimizzazione degli input, oppure in sistemi di monitoraggio da remoto o di prossimità con l'impiego di droni, in robot e altri macchinari per l'automazione, in software gestionali amministrativi e di supporto alle attività tecniche e agronomiche. L'aspetto organizzativo, sempre in relazione agi investimenti, ha riguardato il 18% degli intervistati, che ha sviluppato anche modelli basati su reti di impresa e introdotto in azienda piani di ricerca e sviluppo, mentre il 7% ha optato per investimenti a livello di prodotto/processo, compresa l'introduzione di nuove tecniche di lavorazione del suolo, l'irrigazione, la concimazione, la gestione dei reflui aziendali o l'introduzione di nuove varietà, oltre all'attivazione di canali di vendita diretta, fisici e on line. 

Gli investimenti del futuro riguarderanno invece la genetica, con lo sviluppo di nuove varietà resistenti e tecniche di evoluzione assistita in campo (TEA), la sensoristica avanzata, tramite l'Internet of Things (IoT) e soluzioni di intelligenza artificiale da impiegare nei processi produttivi aziendali e in campo, per lo studio e l'analisi dei dati in ottica predittiva e di riduzione degli sprechi.

 
 

Valeria Bellavia
ISMEA

 
 

PianetaPSR numero 133 aprile 2024