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Strumenti finanziari

Le finanziarie regionali, il settore agricolo e il concetto del "quasi mercato"

Un quadro del ruolo di questi soggetti e un'analisi dell'esperienza di Finlombarda.

In Italia, un'impresa agricola, nonostante rappresenti con i suoi prodotti primari il punto di partenza del successo di diverse filiere agro-alimentari e agro-industriali, non riesce ad attirare su di sé la stessa attenzione che il mondo bancario riserva ad altri comparti legati alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti.

Si tratta di una situazione che, considerate le problematiche strutturali (dimensione ridotta e assenza di bilancio), necessita di un aiuto pubblico costruito per innescare e avviare processi di sviluppo in maggior autonomia. 

Per usare un termine caro alla Commissione Europea è una situazione tipica di "quasi mercato per il settore bancario".

Il quadro nel nostro Paese

Occorre pertanto cogliere le motivazioni di tale situazione e iniziare percorsi di avvicinamento da più direzioni - quello dal mondo impresa, mondo banca e mondo pubblica amministrazione - perché l'attrattività dell'impresa agricola per il sistema bancario cresca e la potenzialità contenuta nella sua progettualità possa venire correttamente riconosciuta e valutata. 

La figura dell'agronomo, adeguatamente formato e inserito nei tre ambiti sopra citati con gli strumenti adeguati, può sicuramente fare la differenza.  

La progettualità per lo sviluppo dell'impresa agricola deve quindi essere in grado di sopperire al gap dell'assenza di bilancio e della ridotta dimensione della stessa impresa per dimostrare, in modo oggettivo, l'impatto della sua azione. 

Per questo motivo i caratteri distintivi della progettualità di un'impresa agricola - che aspiri ad entrare nella considerazione di un istituto di credito - dovranno essere sì quelli legati alla qualità dei contenuti, valutabili con criteri oggettivi in sede di un'istruttoria tecnica, ma trasferibili, cioè oggettivabili, in sede di valutazione economico finanziaria. 

Di conseguenza si verranno a favorire, lato banca, soluzioni sempre più innovative e sempre più specifiche per questo settore, anche in combinazione con agevolazioni pubbliche. 

Questa modalità di "combinazione dell'intervento pubblico con il finanziamento privato" è una delle modalità maggiormente sostenute dalla stessa Commissione Europea per l'efficientamento dell'azione pubblica in Italia. Già nel Country report per l'Italia del 2019, in vista del periodo di programmazione 2021-2027, la Commissione Europea aveva invitato, laddove le condizioni di contesto lo permettano, a considerare l'utilizzo di strumenti finanziari. In termini operativi, questa azione combinata tra pubblico e privato, comporterà una doppia valutazione della progettualità: la valutazione tecnica svolta dagli uffici della pubblica amministrazione e quella di tipo economico finanziaria svolta dagli istituti di credito.

Il ruolo delle Finanziarie regionali

In quest'ottica diventa pertanto interessante conoscere istituti, presenti nel nostro Paese, in grado di inserirsi nel dialogo tra pubblico e sistema bancario e tra quest'ultimo e impresa. A livello regionale si tratta delle finanziarie regionali: soggetti intermedi tra pubblico e privato, capaci di cogliere le finalità e regole della policy pubblica unitamente ai criteri di valutazione del rischio finanziario utilizzati dalle banche, conseguenti alle indicazioni di Banca d'Italia. 

Nel panorama italiano, quasi tutte le Regioni hanno una propria finanziaria regionale, seppure con forme di governance tra loro differenti, a seconda della loro natura di soggetto in house e/o Intermediario finanziario ex art. 106 del Testo Unico Bancario. 

Queste sono rappresentate, a livello nazionale, dall'Associazione Nazionale delle Finanziarie regionali (ANFIR) che ne permette un'interlocuzione più autorevole con i vari stakeholder nazionali e internazionali oltre a favorire lo scambio di buone pratiche e lo sviluppo di azioni comuni. Ultimamente, grazie all'azione di Finlombarda, queste sono anche rappresentate a livello europeo confluendo nell'Associazione delle Banche Pubbliche Europee (EAPB) che svolge azione di lobby a livello di Istituzione Europee.

 


Per riprendere il concetto precedentemente utilizzato, le finanziarie regionali operano generalmente in aree di "quasi mercato", a supporto del governo regionale di riferimento.

Per capire cosa significa operare in un'area di "quasi mercato" può essere d'aiuto la seguente slide dove una finanziaria regionale, quale è appunto Finlombarda, viene collocata nel mezzo di due mondi che seguono regole per agevolare con le "poche risorse pubbliche a disposizione" l'interesse dei mercati finanziari.


Come inciso, Finlombarda, in qualità di soggetto gestore, è stata la prima in Europa a promuovere l'intervento regionale sostenuto dai fondi strutturali in chiave di strumentazione finanziaria (programmazione 2000-2006 con circa 250M versati ai Comuni delle aree svantaggiate lombarde in parte sottoforma di prestito ventennale a tasso zero) producendo una leva finanziaria e una rotatività dei fondi che ha fatto scuola per i successivi regolamenti comunitari. Tale esperienza è poi proseguita con le programmazioni 2007-2013 e 2014-2020 estendendo la propria azione su diverse categorie di soggetti: EELL, imprese manifatturiere, cooperative sociali e imprese capofila di filiere agro-alimentari. 

Obiettivo delle policy pubbliche dovrebbe essere sempre quello di saper traghettare specifici target di soggetti, per lo più quando investono e quando innovano, da aree di assenza di mercato ad aree di mercato finanziario. 

Si tratta appunto di target che, pur possedendo delle potenzialità, non sono ancora abbastanza forti per essere riconosciuti dal mercato finanziario e necessitano di garanzie e di qualche agevolazione diretta (es. contributi) per sopperire a questo gap soprattutto nelle fasi iniziali. 

I due cerchi così raffigurati, e rappresentativi dell'azione pubblica e dell'azione privata, quando si incontrano, presuppongono un snodo di linguaggio, di conoscenze e di regole non immediato. Infatti, abbiamo, da un lato tutta la normativa europea (aiuti di stato e patto di stabilità) e sua declinazione a livello locale, dall'altro gli obblighi di Basilea III e le loro derivazioni a livello nazionale di Banca d'Italia, e, se da un lato, vige come criterio principale la parità di trattamento, dall'altra vige la libera concorrenza. 

Le Finanziarie regionali, conoscendo i diversi linguaggi, si pongono l'obiettivo di lavorare per entrambi gli interessi per l'interesse dell'impresa e, pur sottostando ad entrambe le regole, riescono a combinare un mix di agevolazione pubblica/privato "taylor made" per una determinata categoria di clienti. 

L'obiettivo del settore pubblico, considerata la scarsità di risorse a disposizione, consisterà sempre più nell'attirare e accompagnare l'azione di Istituti di credito in ambiti più rischiosi a loro ancora poco affini e, nel caso le operazioni andassero a buon fine, di veder ritornare parte dell'agevolazione concessa (quando sottoforma di finanziamento agevolato). L'interesse del settore finanziario privato consiste invece nell'acquisizione di nuovi clienti maggiormente garantiti con conseguente riduzione del rischio e possibili future fidelizzazioni.

Il caso Finlombarda

L'esperienza di Finlombarda maturata con Regione Lombardia per il settore agricolo può essere circoscritta principalmente con due iniziative che affrontano il mondo agricolo indirettamente e con degli accorgimenti: con la misura "Credito di funzionamento" per il tramite di Istituti di credito convenzionati specializzati; con la misura "Credito agro-industria" del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 (e in fase di riproposizione per la programmazione 2022-2027), attraverso la valorizzazione dei progetti integrati di filiera con ricadute sui contratti con il settore primario.

La misura "Credito di funzionamento agricolo" è stata creata un po' di anni fa per rispondere al fabbisogno di liquidità generato dal ciclo produttivo, perlomeno per le imprese agricole di minori dimensioni e con fabbisogno più limitato. 

Lo schema seguito, con Finlombarda che eroga un contributo in conto interessi su un finanziamento erogato da una banca convenzionata, consente di delegare alla banca l'istruttoria di merito creditizio sull'impresa agricola, per la quale, ad oggi, Finlombarda non è ancora attrezzata.


Le imprese interessate sono quelle che operano nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli, iscritte al registro delle imprese della C.C.I.A.A. alla sezione speciale "impresa agricola" o alla sezione "coltivatore diretto" e che abbiano attivato il Fascicolo aziendale informatizzato in SISCO (Sistema Informatizzato delle conoscenze di Regione Lombardia). 

Per dare qualche dato in un biennio sono state finanziate circa 1.000 imprese lombarde con circa 115 M€ provenienti dal settore privato, rappresentato da una ventina di banche convenzionate con Finlombarda, con una media di 100.000€ per impresa e con piani di ammortamento compresi tra 24 e 60 mesi. 

È interessante notare come la ripartizione delle domande tra istituti di credito sia concentrata per l'85% in sei istituti di credito particolarmente specializzati


Il contributo pubblico di Regione Lombardia, con abbattimento tassi fino al 4%, è intervenuto soltanto con poco meno di 7 M€ mobilitando, come abbiamo appena visto, 115 M€ di finanziamenti privati. Questa forma di finanziamento esisteva anche prima del 2019, però con un contributo inferiore a causa di una interpretazione restrittiva del regime de minimis. I nuovi massimali le hanno permesso di diventare una tra le misure più interessanti di Regione Lombardia nel periodo pandemico, ma comunque ancora insufficienti per affrontare l'attuale periodo con tassi bancari estremamente elevati.

Sono esperienze importanti che potrebbero ulteriormente consolidarsi se l'impresa richiedente, anche aiutata dall'interazione di più informazioni provenienti da diverse banche dati, fosse più in grado di farsi riconoscere da un punto di vista di sostenibilità finanziaria aprendo la possibilità alla stessa Finlombarda di intervenire anche lei direttamente in questo settore insieme agli Istituti di Credito sopracitati.

La misura Credito Agroindustria

La misura "Credito Agroindustria", cofinanziata dai Fondi FEASR del Piano di Sviluppo Rurale della Lombardia 2014-2020, ha permesso invece la valorizzazione della filiera. 

Di fatto la misura del PSR, ispirata a logiche di "Reverse Factoring", rappresenta un modello adatto laddove vi sia un grande buyer finanziariamente affidabile (nel nostro caso rappresentato dall'impresa agroindustriale) con a monte una serie di piccoli fornitori caratterizzati da merito creditizio inferiore (come le PMI agricole fornitrici dell'agroindustriale capo-filiera). Si è fatto perciò leva sul merito di credito della grande azienda agroindustriale per raggiungere le piccole imprese agricole fornitrici. 

Per dare qualche dato a fronte di circa 57 milioni del fondo, di cui 35 a finanziamento e 22 a contributo, vengono messi a terra, tramite banche convenzionate nuovi 53 milioni di finanziamento. Questo fondo ha dato supporto a progetti di 20 imprese agroindustriali operanti nell'ambito di progetti di filiera con benefici ricadenti su alcune centinaia di produttori primari di vari comparti. 

In questo caso non è da sottovalutare il rientro per Regione Lombardia di parte del finanziamento erogato con fondi regionali/europei con l'obbligo di rimetterlo in circolo per misure simili. 
 


Quanto descritto è quanto attualmente Finlombarda sta facendo per il settore primario, utilizzando, dove è necessaria un'istruttoria di merito creditizio specializzata, con banche altrettanto specializzate, piuttosto che valorizzando la natura delle stesse filiere.

Oltre a queste misure "collaudate", nel 2022, per alcuni strumenti finanziati con fondi propri di Finlombarda, sono pervenute domande di finanziamento anche da parte di imprese agricole strutturate. 

È il caso della sottoscrizione di un minibond per il finanziamento di un'impresa agroalimentare che ha posto come garanzia il proprio magazzino di formaggi, a dimostrazione di come alcune specificità, proprie di alcuni prodotti agricoli, possano essere valorizzate attraverso modalità innovative di finanziamento. Tale prodotto può rappresentare una valida soluzione per il finanziamento di molte imprese agroalimentari in alternativa al canale bancario e può essere "customizzato" sulle specificità delle stesse e/o combinato con una componente di agevolazione pubblica che ne abbatterebbe il costo in interessi per l'impresa richiedente.


C'è quindi un percorso di avvicinamento in atto che può proseguire solo unendo gli sforzi di tutti gli attori coinvolti e dove le finanziarie regionali possono giocare un ruolo di primo piano. 

A questo riguardo aggiungo un'altra importante esperienza fatta con Regione Lombardia in risposta alla crisi del 2008 per il manifatturiero: quello dello strumento "Made in Lombardy". Uno strumento finanziario, con garanzia regionale (fondi FESR del POR 2007-2013) e fondi provenienti da un soggetto privato (individuato con gara pubblica) accompagnato da un "voucher formativo" per la formulazione di un business plan che aiutasse l'impresa a migliorare la presentazione del proprio progetto di investimento agli Istituto di credito convenzionato. 

Questo modus operandi, che potrebbe riprendere la stessa esperienza ISMEA del Business Plan On Line (BPOL) di qualche anno fa, sostenuto dall'interazione immediata delle informazioni esistenti per il settore agricolo, potrebbe essere, in un prossimo futuro, adottato dalle Finanziarie regionali per verificare l'ammissibilità di un progetto agricolo, non solo all'agevolazione pubblica ma anche alla sua bancabilità aprendo così alla possibilità di un maggior interesse da parte del mercato finanziario.

 
 

Paolo Zaggia
Finlombarda

 
 

PianetaPSR numero 135 giugno 2024