
Nel Nord globale, le aree rurali affrontano le medesime sfide: spopolamento, perdita di valore aggiunto dei prodotti agricoli e, in generale, progressiva marginalizzazione sono una conseguenza di percorsi di sviluppo simili. Le reti alimentari alternative, che puntano a rinnovate relazioni tra produttori e consumatori, sembrano essere parte della soluzione. Tuttavia, l'attuazione di tali soluzioni varia da Paese a Paese, in quanto fortemente dipendente dagli assetti sociali e culturali locali. L'Italia e il Giappone ne sono un esempio, in quanto condividono caratteristiche territoriali e socioeconomiche simili che hanno portato, a partire dal secondo dopoguerra, a uno spostamento del paradigma economico nazionale da quasi rurale a secondario e terziario avanzato, con una progressiva marginalizzazione delle aree rurali. In entrambi i Paesi, così come in tutto il Nord globale, gli attori rurali e i policy maker vedono nell'agricoltura biologica un valido strumento per lo sviluppo rurale; inoltre, in entrambi i Paesi gli approcci territoriali all'agricoltura biologica sono investiti di una precisa funzione di rivitalizzazione rurale, attraverso il coinvolgimento delle comunità locali nei processi decisionali relativi al sistema alimentare, a beneficio di produttori e consumatori. Ciononostante, le strategie di sviluppo rurale, pur mirando a obiettivi molto simili, vengono attuate in modo molto diverso, in quanto forgiate da contesti sociali molto differenti.
In Giappone, sulla base della "Sustainable Food Systems"(MIDORI)[1], il Ministero dell'Agricoltura, delle Foreste e della Pesca sostiene i Comuni che si dichiarano Villaggi Biologici (Organic Village - OV). Si tratta di Municipalità in cui l'intera comunità si impegna nell'agricoltura biologica. Un OV è un comune che promuove il coinvolgimento di agricoltori, operatori commerciali e cittadini rnei porcessi di produzione e consumo di prodotti biologici. Si tratta di un punto di partenza per creare gradualmente distretti modello.
Gli OV sono un'emanazione della società giapponese, che è estremamente gerarchica e basata su relazioni verticali (Nakane, 1992)[2], di conseguenza sono il risultato di un approccio istituzionale molto verticistico, in cui il governo centrale definisce una strategia generale e lascia ai Comuni l'attuazione e la gestione delle risorse. Ciononostante, c'è un'elevata tendenza alla cooperazione locale e all'organizzazione comunitaria nelle organizzazioni di base, che costituiscono la spina dorsale delle strategie di OV e, ancora una volta, è il sottoprodotto di un'altra caratteristica della società giapponese, in cui le relazioni umane si basano sull'appartenenza al gruppo piuttosto che sulle qualifiche o sui ruoli (Nakane, 1992).

La MIDORI ha il suo cuore nello sviluppo dell'agricoltura biologica, per la quale si è posto l'ambizioso obiettivo di raggiungere il 25% di Superficie Agricola Utilizzata Nazionale entro il 2050. Un obiettivo difficile da raggiungere in un Paese dove, per ragioni sia storiche che culturali, c'è una certa sfiducia nella certificazione "ufficiale" e il biologico certificato è quasi inesistente (0,3 % della SAU, secondo FIBL). Inoltre, poiché la vendita diretta è molto diffusa tra i piccoli agricoltori, la certificazione è percepita come un'inutile convalida della qualità dei prodotti, dato che i rapporti tra consumatori e agricoltori sono basati sulla fiducia, per cui entrambi non sentono l'esigenza di un riconoscimento ufficiale. Al 31 agosto 2024, 91 comuni hanno ottenuto il riconoscimento di OV, un aumento sostanziale rispetto ai 55 riconosciuti nel 2022. Questo progresso anticipa il raggiungimento del Centesimo OV (un risultato atteso della Strategia) entro il 2025 e apre la strada alla creazione del duecentesimo Villaggio biologico entro il 2030.
All'interno della strategia MIDORI, gli OV sono attivamente supportati dai governi locali, che stabiliscono "Piani di attuazione dell'agricoltura biologica" per espandere la produzione biologica e fornire sostegno alla distribuzione, alla trasformazione e al consumo di alimenti biologici. Anche il settore pubblico ha iniziato a riconoscere l'importanza e i vantaggi degli acquisti pubblici, portando all'introduzione di alimenti biologici nelle mense pubbliche.
Analogamente a iniziative simili che si stanno sviluppando in tutto il mondo e soprattutto in Italia con i Biodistretti (BD), uno degli obiettivi degli OV è favorire l'incontro tra la comunità produttiva e quella dei consumatori, per rendere lo sviluppo locale il più partecipato possibile. Come i BD , gli OV intercettano soprattutto i piccoli/piccolissimi agricoltori multifunzionali. In Giappone questi gestiscono aziende dedite in modo particolare alla coltura delle ortive, riso e soia con produzioni così ridotte da rendere necessaria la loro valorizzazione tramite la filiera corta e l'aggregazione dell'offerta. L'agro ecologia, in questo senso, è vista come un modo per affrancarsi dal sistema agroalimentare tradizionale, che costringe l'agricoltore a fare affidamento su fattori di produzione esterni e sul mercato basato sulla concorrenza piuttosto che sulla cooperazione, esponendolo a fattori di rischio su cui non ha pieno controllo. Per favorire la transizione, gli OV puntano molto sulla formazione, soprattutto basata sul modello peer to peer.

Due brevi esempi chiariranno le funzioni degli OV.
Nell' OV di Kameoka (Prefettura di Kyoto), le attività previste si integrano con la food policy municipale e sono volte a rafforzare i rapporti con l'Ho.Re.Ca e le mense pubbliche, oltre la vendita diretta, che per ora interessa soprattutto gli ortaggi, anche con soluzioni alternative (box schemes, Pick your own etc,). Dopo che la principale Organizzazione di Produttori risicoli si è rifiutata di organizzare la raccolta e stoccaggio del riso da destinarsi alle locali mense scolastiche, data la esiguità delle produzioni, L'OV si è fatto promotore di una sperimentazione volta a recuperare tramite risicoltura sostenibile alcune risaie storiche, dove tra l'altro vive una specie ittica endemica, per riattivare una filiera locale.
A Ogawa (Prefettura di Saitama), una città che è stata pioniera dell'agricoltura biologica quasi 40 anni fa, le filiere biologiche sono più solide e, soprattutto per la soia e il riso, si chiudono a livello locale grazie al coinvolgimento delle fabbriche locale di tofu e di sake, che hanno aderito al progetto anni fa e hanno accettato di raccogliere tutto il raccolto locale. Il Comune è fortemente coinvolto nelle attività legate alla Strategia OV e collabora attivamente con le associazioni locali di agricoltori biologici in varie iniziative. Il Comune è anche responsabile della certificazione Ogawa'n, che viene rilasciata in base al rispetto di determinati requisiti agronomici. Si tratta di uno schema di certificazione progressivo composto da 4 livelli che partono da "Ogawa'n first", un po' meno rigido, fino a "Ogawa'n nature Bio", il più difficile da rispettare e riconosciuto dal Japan Agricultural Standard (JAS) per l'agricoltura biologica. La certificazione è stata concepita per rendere i prodotti dei piccoli agricoltori, soprattutto ortaggi, più visibili sui mercati locali. Il processo di certificazione inizia con l'autovalutazione da parte degli agricoltori dei loro metodi di produzione, che devono essere conformi a una serie di regole relative alla protezione delle piante e del suolo; quindi, una commissione (istituita nell'ambito del Comitato locale per lo sviluppo dell'agricoltura biologica) esamina la domanda. I nuovi agricoltori devono essere presentati da agricoltori già inseriti nel sistema. Ottenere la certificazione è gratuito, ma gli agricoltori devono acquistare le etichette che applicheranno sui prodotti. I prodotti Ogawa'n sono venduti quasi esclusivamente a livello locale, i negozi locali hanno corner dedicati e i ristoranti hanno menu dedicati.
Gli approcci territoriali all'agricoltura biologica rappresentano una vera e propria convergenza evolutiva dell'agricoltura globale, in quanto si tratta di una soluzione simile a problemi simili. Con specifico riferimento al Giappone, è possibile trarre due lezioni a beneficio di iniziative simili, pur nella diversità del contesto istituzionale. Per esempio, con riferimento al ruolo degli Enti pubblici, le Municipalità , oltre a raccogliere gli stimoli che arrivano dal basso rivestono negli OV un fondamentale ruolo di coordinamento e organizzazione delle rappresentanze ( i cittadini , l'amministrazione e i rappresentanti delle realtà produttive partecipano attivamente tramite i tavoli tematici), mentre gli enti sovraordinati (le Prefetture, in Giappone) sono investiti d un ruolo di coordinamento strategico riferito espressamente allo sviluppo della agricoltura biologica. Inoltre, la strategia degli OV tende a coinvolgere, anziché escludere, per esempio rendendo la formazione molto aderente alle realtà produttive locali e favorendo l'apprendimento peer to peer, o attivando meccanismi di certificazione differenziata.
Alberto Sturla
CREA PB
PianetaPSR numero 135 giugno 2024