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Aree rurali

In un mondo che cresce, le aree rurali al centro dell'inverno demografico

L'analisi dei dati ISTAT evidenzia come il fenomeno della decrescita della popolazione si presenti in forma più acuta nelle aree rurali, soprattutto in montagna e collina. 

Il tema demografico sta catturando negli ultimi anni una crescente attenzione a livello nazionale e internazionale. In un più ampio contesto di crescita mondiale[1] la popolazione europea e poi italiana negli ultimi decenni decresce.

L'analisi dei dati censuari degli ultimi cinquant'anni (1971-2021) evidenzia l'inverno demografico che sta attraversando l'Italia: la popolazione decresce e invecchia. Il fenomeno riguarda tutta l'Italia ma in alcuni territori si presenta in forma più acuta: sono le aree rurali a perdere maggiormente popolazione e giovani mentre la concentrazione della popolazione aumenta nelle aree urbane e periurbane (infografica 1). A livello territoriale si tratta dei territori di montagna e di collina. Il fenomeno è reso più evidente anche da una contrazione del rapporto tra saldo migratorio con l'estero e tassi di crescita naturale. Se precedentemente la capacità di attrarre stranieri del nostro paese è stata capace di mascherare la decrescita della popolazione italiana, oggi non è più così[2].

Variazione della popolazione per età e territorio tra il 2011-2021. Infografica realizzata da: Francesco Ambrosini
Variazione della popolazione per età e territorio tra il 2011-2021. Infografica realizzata da: Francesco Ambrosini

La superficie complessiva dell'Italia è pari a circa 302 mila km2, un territorio prevalentemente collinare, poi montuoso e di pianura (rispettivamente 42%, 32% e 26%).  Secondo la classificazione urbano-rurale [3] adottata nell'ambito dell'attuazione della PAC in Italia il territorio è poi diviso in aree urbane e periurbane (aree a; 4%), aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata (aree b; 17%), aree rurali intermedie (aree c; 33%) e aree rurali con problemi di sviluppo (aree; 46%). Complessivamente le aree rurali[4] rappresentano il 79% dell'Italia e il 43% circa della popolazione (grafico 1).

La popolazione in Italia ammonta a 59 milioni circa. I dati censuari degli ultimi cinquant'anni (1971-2021) mostrano un incremento di 4,89 milioni di persone di cui oltre 2 milioni di abitanti [5] nelle aree c e d. Al 2023 la popolazione presente nelle sole aree rurali è pari a 25,17 milioni circa. 
Riducendo l'orizzonte temporale agli anni più recenti (2011-2021) emerge una nuova tendenza: complessivamente la popolazione inizia a decrescere [6], ma il fenomeno non è omogeno nei diversi territori: nelle aree a e b la popolazione aumenta, +1,10% e + 0,86%, mentre nelle aree c e d si riduce, -1,87% e -4,86%.  A livello regionale il Sud e le Isole perdono popolazione (-3,33% e -3,34%) e il Nord e il Centro ne guadagnano (rispettivamente +1,6 e + 0,6%). Quest'andamento è rispecchiato anche a livello territoriale: il Sud e le Isole perdono popolazione in tutte le tipologie di aree sia urbane sia rurali. Ad eccezione del Nord-Est italiano (in cui le aree delle P.A di Trento e Bolzano trascinano a rialzo il cluster verso una crescita prossima allo zero ma comunque positiva anche nelle aree c e d [7] ) le aree con problemi di sviluppo e le aree rurali intermedie perdono popolazione in tutto il restante territorio italiano con una forza che aumenta all'aumentare del grado di ruralità.

Ma che tipo di popolazione abita le aree rurali?

Le aree rurali registrano un maggior invecchiamento della popolazione (aumento quota over 64) e una diminuzione maggiore di popolazione in età da lavoro e giovani sotto 15 anni. Risultano inoltre meno capaci di attrarre nuovi abitanti: l'incremento assoluto di stranieri nelle aree rurali è infatti minore rispetto alle aree urbane e periurbane.

Come evidenziato la popolazione italiana negli ultimi 50 anni è cresciuta in valore assoluto mostrando però una tendenza differente e in decrescita nell'intervallo censuario 2011-2021. Questa tendenza non si conferma per la quota di popolazione over 64 che mostra al contrario una crescita continua: la fascia anziani pesa sempre più sul totale della popolazione presente e oggi più di 1 individuo su 5 ha più di 64 anni. Al 2023 la popolazione over 64 rappresenta il 24,34% della popolazione totale italiana. La maggior parte degli anziani si trova nelle zone urbane e nelle aree intermedie (aree a e c) ma il peso, cioè la percentuale di anziani sul totale della popolazione, è maggiore nelle aree rurali con problemi di sviluppo (aree d: 25,1% del totale).

Parallelamente la quota degli under 14 e dei 15-64 si riduce e maggiormente nelle aree c e d. Nel decennio 2011-2021 gli 0-14 in Italia passano dal 14,01% al 12,69% della popolazione attestandosi su una quota di 7.489.795 individui al 2021. La classe 15-64 anni scende dal 65,15% al 63,51% della popolazione per un totale di 37.488.934 individui. A questo proposito, nel confronto relativo con gli altri territori le aree urbane e periurbane mostrano la flessione meno marcata.  Le aree rurali ad agricoltura intensiva per cui la riduzione è comunque considerevole detengono una quota di giovanissimi e tra i 15 e i 64 anni superiore al valore nazionale e più alta tra tutti i territori considerati (13,45% e 64,34% circa), a fronte di una percentuale di anziani più ridotta. Le aree rurali intermedie e con problemi di sviluppo registrano i valori più alti e le riduzioni più critiche (grafico 2, infografica 1).

La dinamica descritta è il frutto di diverse concause, tra cui principalmente l'allungarsi della speranza di vita e il calo delle nascite[8]. Per diverso tempo la capacità del paese di attrare nuovi abitanti stranieri è stata però sufficiente a mitigare gli effetti dell'inverno demografico. Negli ultimi cinquant'anni il numero degli stranieri si è mantenuto positivo e in crescita mentre la crescita della popolazione italiana si è ridotta fino ad arrestarsi con sempre più ampi tassi di crescita naturale negativi.

Questo trend ha ridotto la capacità del saldo migratorio con l'estero di bilanciare il fenomeno e la popolazione complessiva ha iniziato a decrescere [9] (grafico 3). Tra il 1991 e il 2021 si osserva infatti un incremento della popolazione straniera e un decremento di quella italiana[10]. In questo scenario principalmente le aree d e poi c hanno registrato gli incrementi meno marcati della presenza straniera parallelamente al decremento maggiore della popolazione italiana. 

L'esame e l'approfondimento delle dinamiche demografiche è un tassello fondamentale della pianificazione pubblica, riveste infatti un'importanza strategica nella definizione delle politiche nazionali e territoriali dal punto di vista economico, sociale e ambientale.

Lo studio demografico permette di ottenere una comprensione delle dinamiche della vita umana e di fornire informazioni utili per la pianificazione e l'implementazione di politiche pubbliche in settori fondamentali tra cui anche quello agricolo. In vista del prossimo avvio delle discussioni sul futuro della PAC non si potrà non tener conto delle dinamiche demografiche che interessano i territori rurali per capire chi li abiterà, la forza lavoro disponibile, la struttura sociale che li caratterizzerà e le prospettive in termini di presidio e custodia del territorio.

 

Bibliografia

 

Note

 

Mia Scotti e Stefano Tomassini

 
 

PianetaPSR numero 135 giugno 2024