Lo sviluppo delle aree rurali dipende anche dal potenziamento delle filiere produttive, specialmente quando queste sono intimamente legate alla cultura, alle tradizioni e alle vocazioni specifiche del territorio in cui operano.
Tale dinamica risulta particolarmente evidente se si analizza lo sviluppo territoriale partendo dal settore agro-alimentare e forestale. I fattori endogeni, legati al territorio e all'ambiente, influenzano le scelte produttive e i processi di produzione. Questi fattori si trasformano in vocazioni che spesso vanno oltre la produzione primaria, coinvolgendo anche il settore manifatturiero, il turismo, la ristorazione e tutti i settori a monte e a valle della filiera.
Si tratta di una visione "strategica" del territorio, in cui l'analisi di tutte le componenti presenti, la loro diversa combinazione e il diverso grado di radicamento forniscono un quadro teorico più appropriato nello studio delle realtà a vocazione rurale ed agro-alimentare.
A partire dagli anni '90 del secolo scorso, il dibattito sulle politiche e gli strumenti previsti in favore dello sviluppo del settore agro-alimentare e delle aree rurali, si è arricchito di numerosi contributi che individuano la necessità di interpretare i processi di sviluppo socio-economico e produttivo attraverso una chiave di lettura territoriale e di tarare l'offerta di strumenti d'intervento sulla base delle specifiche esigenze che emergono in ambito locale, tenendo, dunque, conto delle relative caratteristiche sociali, economiche e produttive. Tale quadro, si coniuga con la necessità di alimentare percorsi di sviluppo basati su modelli di programmazione bottom-up, nei quali gli attori locali individuano autonomi percorsi di sviluppo fondati sulle caratteristiche e le specificità dei territori interessati.
L'interesse per gli approcci di tipo bottom-up ai processi di sviluppo e gli studi sui distretti e i milieux locali hanno fornito nuove prospettive nella concezione di spazio, favorendo il progressivo abbandono della mera visione geografica o amministrativa e promuovendo una nuova idea di spazio come sistema di fattori di natura economica e sociale, dalla cui interrelazione si determina il patrimonio distintivo, in termini relazionali o sociali, di un dato territorio (Misso, 2012). Di conseguenza, in letteratura è andata consolidandosi una visione "strategica" del territorio, in cui l'analisi di tutte le componenti presenti, la loro diversa combinazione e il loro diverso grado di radicamento forniscono un quadro teorico più appropriato nello studio delle realtà a vocazione rurale ed agroalimentare (Becattini, 2001). Il dibattito sull'articolazione territoriale (Bagnasco, 1977) ha favorito l'emergere di una nuova concezione dello sviluppo in cui il territorio diviene una variabile determinante nell'identificazione delle molteplici tipologie (Garofoli, 1991; Garofoli, 1992; Storti & Zumpano, 2010), al posto della teoria economica che, fino agli anni Settanta, considerava lo sviluppo come un processo lineare ed omogeneo.
In questi ultimi anni le tematiche dello sviluppo territoriale hanno conosciuto un'estesa diffusione, in gran parte alimentata dalla lezione del distretto industriale, quale modello interpretativo dello sviluppo economico italiano. Tra questi i progetti integrati di filiera, attivati nei Programmi di Sviluppo Rurale regionali, e i distretti rurali e agro-alimentari di qualità previsti dalla legge n. 317/1991. Nel tempo, si sono aggiunti altri strumenti - contratti di rete, bio-distretti, distretti del cibo, la cooperazione prevista dai Programmi di Sviluppo Rurale, solo per citarne alcuni - calibrati su esigenze sempre più specifiche di sviluppo della filiera, ma comunque accomunate dall'idea che cooperare crea occasioni di sviluppo.
Oggi più che mai, anche grazie alle risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per finanziare distretti e filiere, il tema della cooperazione, e delle forme che essa può assumere, è centrale, in particolar modo per quando riguarda i distretti del cibo.
È per questo motivo che è stato dedicato un numero del magazine al tema della collaborazione lungo la filiera agro-alimentare, in particolare quella che avviene in ambito distrettuale. La prospettiva assunta è duplice, da un lato, con gli articoli introduttivi abbiamo voluto sottolineare l'importanza della cooperazione per il settore agro-alimentare anche in chiave storica, ripercorrendo le tappe che hanno permesso l'affermarsi di specifiche politiche di intervento pubblico. Dall'altro ci siamo soffermati sulle esperienze locali, riportando storie che potessero raccontare i processi di integrazione e ne spiegassero punto di partenza e risultati raggiunti.
Il risultato è un racconto a più mani che si avvale anche di esperienze di ricercatori e attori di lungo corso, capaci di trasmettere la passione di chi nel quotidiano ha dedicato tempo ed energie per definire, o mettere in pratica, politiche e progetti di sviluppo territoriale.
Serena Tarangioli, Francesco Licciardo, Manuela Cicerchia, Roberta Ruberto, Mario Cariello (CREA - PB)
PianetaPSR numero 135 giugno 2024