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Manodopera straniera

Manodopera straniera e agricoltura: una stima del fabbisogno lavorativo nel territorio di Corigliano Rossano in Calabria

Un'analisi statistica del contesto in cui è calato lo studio del CREA, che evidenza le problematiche legate alla rilevazione dell'effettivo fabbisogno di manodopera e della presenza dei lavoratori stranieri. Elementi senza i quali la programmazione di politiche e interventi di sviluppo delle filiere agricole  e di inclusione sociale non potranno essere efficaci.

Lo studio svolto dal CREA nel comune di Corigliano Rossano - le cui coordinate sono richiamate nell'articolo "L'impiego della manodopera agricola straniera fra spinte economiche e aspettative sociali: uno studio della Rete Rurale Nazionale" in questo numero di PianetaPSR, - ha avuto lo scopo di approfondire le caratteristiche e le problematiche della manodopera straniera impiegata in agricoltura sul territorio e fornire così raccomandazioni necessarie ad avviare percorsi di inclusione economica e sociale a vantaggio di questi lavoratori. Il raggiungimento di questa finalità ha richiesto una ricostruzione dettagliata del contesto agricolo dell'area attraverso la lettura e l'analisi dei dati fornite dalle fonti statistiche ufficiali ISTAT e INPS.

Il contesto territoriale

Il territorio di Corigliano Rossano ricade in un'area a grande vocazione agricola, spiccatamente orientata alla coltivazione di agrumi, olive e drupacee. I dati ISTAT 2020 mostrano la prevalenza delle coltivazioni legnose agrarie sui seminativi. La superficie investita a legnose agrarie tra il 2010 e il 2020 è cresciuta del 12,1%, e nel dettaglio quella ad agrumi dell'8,5%, quella a pesche del 47,3% e quella olivicola del 14,3%. Inoltre, negli ultimi dieci anni si è avuto un rafforzamento strutturale delle aziende agricole in quest'area, diversamente da quanto riscontrato nel resto della provincia cosentina e della regione Calabria. Questi dati sono certamente espressione del carattere vitale del settore agricolo dell'area, che si distingue rispetto ai territori circostanti, seppure la dimensione media delle aziende nel comune di Corigliano risulti inferiore alla media provinciale.

La situazione della manodopera

In generale, il contesto agricolo del comune di Corigliano-Rossano è caratterizzato da filiere "labor intensive", per le quali la maggiore richiesta di manodopera si esprime nel periodo della raccolta, completamente manuale. È evidente, quindi, l'assoluta importanza di poter contare su un numero di lavoratori sufficiente a garantire il completo espletamento della fase di raccolta e contestualmente l'equilibrio economico del territorio di cui queste filiere rappresentano il nucleo produttivo.

Ricostruire un quadro della manodopera operante sul territorio, come è noto, a chi si occupa di questi argomenti, sconta le difficoltà insite nelle caratteristiche delle fonti statistiche ufficiali, ISTAT e INPS, che quantificano e seguono nel tempo le componenti del lavoro agricolo, quella familiare e quella extra-familiare, con approcci differenti. I dati ISTAT, che descrivono da un lato la domanda di lavoro agricolo (espressa dalle unità produttive) e dall'altro l'offerta (proposta dai lavoratori), aiutano a valorizzare l'input del lavoro in termini di occupati, posizioni lavorative, unità di lavoro, ore/giornate lavorate regolari e non regolari, manodopera familiare e extrafamiliare. Tuttavia, essi mancano di informazioni sulle caratteristiche degli occupati, che possono essere in parte recuperate dalla Banca dati INPS, la quale diversamente offre informazioni a partire dalle dichiarazioni rilasciate a scopi fiscali e contributivi. Questi ultimi mettono a fuoco complessivamente la manodopera - lavoratori agricoli a tempo determinato e indeterminato - in termini di volume dell'occupazione, giornate lavorative, provenienza e genere dei lavoratori. Va aggiunto, però, che tutte queste informazioni, particolarmente importanti ai fini dell'analisi e della comprensione dei fenomeni e dei flussi di lavoro, presentano problemi di comparabilità con quelli ISTAT.

Per quanto attiene il presente lavoro, il quadro della manodopera agricola straniera è stato delineato tenendo conto non solo del comune di Corigliano- Rossano, ma anche alle aree limitrofe (di seguito area produttiva) perché le testimonianze raccolte parlano di una forte mobilità dei lavoratori stranieri da un Comune all'altro e da una filiera all'altra. In generale i dati ISTAT segnano in un decennio una decisa contrazione sia della manodopera familiare (-28%) che del numero di lavoratori (-54%).

D'altro canto, la manodopera extrafamiliare risulta in crescita, indicando una tendenza a coprire la perdita di manodopera familiare. La manodopera extrafamiliare è data per il 21% da lavoratori stranieri e per il 79% da lavoratori italiani, ed è principalmente assunta in forma saltuaria (82%).
Le informazioni relative alla componente extrafamiliare possono essere arricchite con i dati INPS, che calcolano la componente straniera, nella totalità di uomini e donne, pari al 37% della forza lavoro dipendente registrata nell'area. Inoltre, essa è rappresentata per il 42% da donne e per il restante 58% da uomini. In media però le donne straniere svolgono 79 giornate lavorative l'anno mentre gli uomini circa 62. Interessante, ancora, è evidenziare che l'86% della manodopera femminile straniera e il 78% di quella maschile, risiede nel comune di Corigliano-Rossano, a sottolineare la centralità del comune rispetto ai flussi di movimento dei lavoratori stranieri.

Dunque, da quanto restituito dalle fonti statistiche ufficiali non è possibile capire se esiste un effettivo equilibrio sul territorio tra domanda e offerta di lavoro agricolo, perché non si ha esatta contezza della loro dimensione. La percezione dell'esistenza di un disequilibrio tra fabbisogno e disponibilità esiste ed è supportata dalla denuncia degli imprenditori che lamentano la mancanza di operai soprattutto nei momenti di maggiore necessità, quali la raccolta, ma non è possibile quantificarla.
Purtroppo, per poter immaginare e quindi sperimentare percorsi di miglioramento delle condizioni di lavoro sul territorio è assolutamente necessario dare un valore a questo disallineamento e allo stato attuale ciò può essere fatto applicando dei modelli di stima. In questo lavoro, il CREA ha messo a punto una metodologia di stima dei fabbisogni di lavoro, senza applicare i coefficienti di congruità stabiliti dalla Regione Calabria - così come in molte altre Regioni - in ragione del fatto che essi non risultano aggiornati e secondo gli operatori dell'area sono poco coerenti con l'attualità. Il metodo sperimentato da CREA ha utilizzato tre variabili: la produzione raccolta (agrumi, olive e pesche), il tempo di raccolta dei prodotti (considerando come estremi le cultivar più precoci e quelle più tardive) e il quantitativo medio di produzione raccolto da un lavoratore in una giornata (sulla base di quanto riportato da testimoni privilegiati del territorio). Con queste variabili è stato stimato il numero di lavoratori che sarebbe necessario per raccogliere tutta la produzione dell'area. Questa stima è stata poi confrontata con i dati ufficiali, dopo però averli depurati in considerazione delle false dichiarazioni di giornate lavorative - violazioni provate da innumerevoli accertamenti delle autorità competenti - e dei doppi conteggi possibili tra INPS e ISTAT. Pertanto, il dato ISTAT è stato considerato al 66% e quello INPS al 50%.
È emerso, quindi, come sintetizzato nella tabella seguente, che nel comune di Corigliano-Rossano in un periodo di 45 giorni, da ottobre a gennaio, ci sarebbe la necessità, per far fronte alla raccolta delle olive, delle drupacee e degli agrumi, di un numero di giornate di lavoro pari a 1.690.448, circa 411.983 in più di quelle riscontrate dalle fonti statistiche; mentre ne occorrerebbero 2.252.618 per soddisfare il fabbisogno dell'intera Area produttiva.

Pare evidente quindi che la produzione agricola nell'area è raccolta grazie alla presenza di lavoratori invisibili per le statistiche agricole ufficiali che, con grande probabilità possiamo ipotizzare essere soprattutto i lavoratori stranieri, ossia i più esposti alle diverse forme di molestie e sfruttamento.
La problematica informativa descritta non potrà che riverberarsi su eventuali politiche di inclusione e di accoglienza. L'insufficienza di informazioni sulla domanda e sull'offerta di lavoro, insieme ad altre di cui si è detto nell'articolo "L'impiego della manodopera agricola straniera fra spinte economiche e aspettative sociali uno studio della Rete Rurale Nazionale", contribuisce infatti a rendere strategica la progettazione di politiche e azioni specifiche tese al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro di questi lavoratori in loco, altrimenti, ogni qualvolta ne avranno la possibilità preferiranno trasferirsi altrove, ovunque ci siano condizioni di lavoro e di accoglienza minimamente superiori.

 
 

Catia Zumpano, Grazia Valentino, Franco Gaudio
CREA Centro Politiche e Bioeconomia

 
 

PianetaPSR numero 136 luglio/agosto 2024