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Credito: nel 2023 in calo del 2,5% i prestiti per il settore primario

Negativo il dato sul fronte degli investimenti, evidenzia il rapporto dell'Osservatorio per l'analisi del mercato del credito.

In un quadro internazionale che continua ad affrontare le criticità dell'economia, anche il mercato del credito nazionale del settore primario, nel 2023, registra un calo del 2,5%. Ad analizzare i dati di Banca d'Italia è il Rapporto dell'Osservatorio per l'analisi del mercato del credito. Il lavoro parte da un'analisi della situazione nazionale per poi procedere con concentrandosi sul credito agricolo nelle regioni italiane, al fine di fornire un aggiornamento sull'accesso al credito delle imprese agricole, soprattutto agli attori coinvolti nella programmazione e attuazione delle politiche di sviluppo rurale.

Il contesto mondiale

Nonostante nel 2023 l'economia mondiale si sia dimostrata più resiliente del previsto, le continue sfide dell'inflazione non lasciano intravedere alte prospettive di crescita per il 2024; questo anche a causa delle continue tensioni geopolitiche cui si aggiunge il recente scoppio di ottobre '23 del conflitto israelo-palestinese che ha destato preoccupazioni circa gli effetti sui mercati internazionali delle materie prime e gli scambi, già critici, tra Asia ed Europa.

In base ai dati OCSE (OECD Outlook, maggio 2024), nel 2023 il Pil mondiale è cresciuto del 3,1% e si prospetta un'analoga crescita anche nel 2024 (+3,1%) e nel 2025 (+3,2%), grazie alla riduzione dell'inflazione e all'incremento dei redditi reali.

Sempre nello stesso periodo, il commercio mondiale di beni in volume rispetto al 2022 è sceso dell'1,9% (cfr. CBP Netherlands Bureau for Economic Policy Analysis), così come i listini delle commodity agricole, espressi dall'indice dei prezzi alimentari FAO, che ha segnato un -10% nel 2023 rispetto all'anno precedente.

Il contesto nazionale: il settore agroalimentare

Nel 2023 in Italia il Pil ha segnato un aumento dello 0,5% su base tendenziale.

Le esportazioni agroalimentari nel 2023 hanno registrato il valore di 64,2 miliardi di euro, in crescita del 5,7% rispetto al 2022. A concorrere al risultato sono state in egual misura le esportazioni dell'industria alimentare (+5,8%) e le esportazioni agricole (+5,5%). Pasta, vini spumanti, caffè torrefatto e i prodotti di panetteria e pasticceria si confermano i prodotti di maggior successo del Made in Italy; in calo del 2,7% il valore delle esportazioni di vini fermi in bottiglia, pur mantenendo lo status di prodotto maggiormente esportato all'estero.

In aumento tendenziale anche le importazioni agroalimentari, che hanno segnato un +5,4% su base annua (a fronte di un calo nazionale del 10,4% riferito al totale delle importazioni). Nel dettaglio, sono aumentate sia in volume che in valore le importazioni di bovini vivi, formaggi stagionati e frumento duro; in calo, invece, le importazioni di caffè non torrefatto e di mais.

Il credito agricolo nel settore primario

In questo contesto, nel 2023 il credito complessivamente intercettato dal settore agricoltura, silvicoltura e pesca, pari alla somma dei prestiti di breve e di lungo termine in bonis e non, ha registrato un calo del 2,5%, a fronte della flessione più marcata, del -4,7%, registrata per il credito complessivo all'economia: con un valore di poco sotto la soglia dei 40 miliardi rappresenta il 5,8% dell'ammontare totale del credito (oltre 684 miliardi).

Per quanto riguarda lo stock dei prestiti richiesti dalle imprese del settore primario per gli investimenti, continua la flessione che aveva visto il 2022 chiudersi con un valore di -6,8% per poi accentuarsi nel 2023 che chiude l'anno con un -8,8%. Il trend negativo è da imputare soprattutto alla flessione del credito finalizzato alla costruzione di fabbricati rurali che segna -15,0% nel 2022 e -12,6% nel 2023. Anche l'acquisto di macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto ha visto un inasprimento tendenziale, segnando -7,6% nel 2023 a fronte di un - 5% del 2022 pur confermandosi la principale destinazione di prestiti oltre il breve termine del settore primario; in forte calo anche il dato per l'acquisto di immobili rurali, terreni inclusi (-0,7% nel 2022, -7,1% nel 2023).

Circa il tasso di deterioramento, ovvero l'incidenza del flusso annuale dei nuovi prestiti che entrano in default rispetto a quelli non in default dello stesso periodo, considerando il massimo livello di dettaglio si riscontrano situazioni differenziate per macroarea geografica. Per il settore agricoltura, silvicoltura e pesca il tasso va da un minimo rilevato al Nord, con l'1,06% del Nord Est e l'1,11% del Nord Ovest, all'1,78% del Centro, all'1,78% del Sud e all'1,82% delle Isole.

Il credito agricolo nel settore dell'industria alimentare, delle bevande e del tabacco

L'industria alimentare, delle bevande e del tabacco aveva chiuso il 2022 con un aumento dei prestiti complessivi (incluse le sofferenze) del 3,5% rispetto a fine 2021; la tendenza positiva non si è confermata nel 2023, con lo stock di dicembre 2023 in calo dello 0,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Nel 2023 il tasso di deterioramento è risultato per l'agricoltura pari all'1,38%, contro il 2,47% dell'industria alimentare e l'1,78% del totale economia.

Dunque, per i finanziamenti richiesti dall'industria alimentare, delle bevande e del tabacco, il maggior tasso di deterioramento si è riscontrato nel Nord Ovest con il 2,96%, seguito dal Centro (2,85%) e Nord Est (2,72%). Chiudono Sud e Isole con, rispettivamente, un tasso pari a 2,12% e 1,82%.

Il credito agricolo a livello territoriale

Il credito agricolo conferma una spiccata concentrazione territoriale. Le prime quattro regioni per rilevanza di prestiti, in bonis e non, rappresentano poco più della metà del totale nazionale (53,7%), e sono Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana.

A livello nazionale, su base annua, il credito agricolo registra un -2,5% nel 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022.
Si evidenzia che tra le quattro regioni più rilevanti solo la Toscana registra un aumento nel 2023.

Anche i prestiti in bonis oltre il breve termine, quindi quelli richiesti dagli agricoltori per finanziare i loro investimenti, si sono concentrati nelle quattro regioni sopra citate, a cui si aggiunge anche il Piemonte.
La flessione di questi stock riscontrata a livello nazionale a fine 2022 (-6,8%) si è acuita nel 2023 (-8,8%).

Rispetto a questa ultima tipologia di prestito, come analizzato in precedenza (cfr. Tabella 2), le quattro regioni più rappresentative, che da sole rappresentano oltre il 50% del totale, riflettono la tendenza nazionale.

 
 

Irene Visaggi
ISMEA

 
 

PianetaPSR numero 137 settembre 2024