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I "neo capitani" agricoli? Colti e innovatori

Due ricerche aggiornano l'identikit dei giovani imprenditori che nel primo semestre 2011 hanno avviato 5.600 nuove imprese - Motolese: per crescere sgravi fiscali e più credito.
I giovani agricoltori raccontano la loro storia imprenditoriale
I giovani agricoltori raccontano la loro storia imprenditoriale

Sono 5.600 i giovani che dall'1 gennaio al 31 giugno 2011 hanno avviato una nuova impresa agricola, con un investimento iniziale per la metà di loro di 5mila euro. E' quanto emerge da una ricerca Unioncamere - Istituto Tagliacarne, condotta su un campione di oltre 4 mila neo-capitani d'impresa alla loro prima esperienza, presentata a Rimini, in occasione del Forum dei giovani di Confagricoltura (Anga). Complessivamente , nel semestre preso in esame, sono poco più di 100 mila gli imprenditori diventati titolari di un'attività, di cui il 24,5% ha meno di trent'anni; percentuale che sfiora il 45% se si aggiunge la fascia tra 30 e 35 anni.  Il neo agricoltore, secondo la ricerca, è uomo (68,7%),  con meno di 40 anni (59,5%), diplomato (43,3%) e laureato (13,8%). Quanto alle motivazioni che lo hanno condotto nei campi, il 54,4% del campione  ha coronato il desiderio di indipendenza e di affermazione personale per la consapevolezza delle opportunità di mercato e per la fiducia

 

nelle proprie capacità, mentre il 32,9% è stato mosso dalla necessità di lavorare, spesso dopo aver cercato invano un'occupazione dipendente, soprattutto per i più giovani.Focalizzando invece l'attenzione sulle imprese giovanili al 31 dicembre 2010, spiega Unioncamere,  l'agricoltura con le oltre 65 mila aziende condotte da giovani ,che rappresento il 9% di tutte quelle operanti in Italia, si posiziona alle spalle solamente del commercio (27,6%) e delle costruzioni (19,9%). A livello geografico, il Sud detiene il primato generale di concentrazione di imprese under 35 (40,7%), seguito dal Nord Ovest (24,4%).
E sempre i giovani sono i protagonisti dell'altra indagine, presentata da Nomisma  a Rimini. Si tratta di uno spaccato sullo scarso ricambio generazionale di cui soffre l'agricoltura nazionale, ma anche sul successo di chi ha saputo fare innovazione nella propria azienda, nonostante le tante incognite che pesano sul settore.
Tra le maggiori preoccupazioni, i giovani agricoltori temono la volatilità sempre più accentuata dei prezzi, la pesantezza della burocrazia e poi il crollo dei consumi alimentari e, non ultimo, la riduzione dei sostegni diretti dall'Ue che, secondo il 30% del campione porterà a tagliare gli investimenti in azienda. Sul fronte dei mercati, l'80% delle imprese lamenta difficoltà nel collocare le proprie produzioni, chiedendo un miglior funzionamento delle Organizzazioni dei produttori (38%), l'obbligatorietà dell'etichettatura di origine delle materie prime agricole (18%), dei contratti in grado di garantire una divisione dei profitti tra le controparti (16%) e la definizione di tempi certi di pagamento nelle transazioni commerciali (12%).
Interessante scoprire che l'89% dei giovani crede nei strumenti di gestione del rischio in grado di garantire il reddito aziendale, per i quali è disponibile a sostenere costi fino al 15% del ricavo annuo. Non sono nuove invece le difficoltà lamentate dal 65% del campione nel rapporto con le banche, incapaci di comprendere le peculiarità del settore (49%); incomprensioni che spesso si traducono in tassi di finanziamento più elevati o nella mancata erogazione di prestiti.
L'asso nella manica, secondo la ricerca, rimane l'innovazione come confermano le  aziende che hanno intrapreso questa strada, fatta di trasformazione delle produzioni, agriturismo, vendita diretta in azienda e agro energie. Negli ultimi 5anni il 23% delle aziende che lo ha a fatto ha incrementato e diversificato le fonti di reddito, il 18% ha ridotto i costi di produzione e il 16% ha migliorato la qualità dei prodotti aziendali (16%).  Nell'ambito dei processi innovativi figurano anche l'adozione di nuove tecnologie e know-how: dai sistemi di guida satellitare all'informatizzazione del controllo di gestione; dalla costruzione del sito internet aziendale alla stipula di contratti diretti con l'industria; dalla strutturazione dei collaboratori, alla formazione imprenditoriale del conduttore attraverso la visita di aziende a livello internazionale.
Riguardo, infine, all'utilizzo di manodopera, il 59% degli intervistati ha ricorso a personale extrafamiliare, lamentando comunque difficoltà legate all'incidenza dei costi complessivi, alla formazione professionale non adeguata o al reperimento di manodopera in tempi brevi.
Due ricerche che hanno offerto lo spunto a Nicola Motolese, presidente trentasettenne dell'Anga, conduttore di tre aziende tra Taranto e Bari, di presentare una ricetta anti-svecchiamento del sistema agricolo nazionale. Quattro le linee di azione ipotizzate: favorire lo start-up delle aziende under 40 garantendo la non applicazione dell'Irap; agevolare l'accesso al credito con un progetto a cui l'associazione sta lavorando con Abi e Ismea; mettere a punto un credito d'imposta specifico per le imprese gestite da giovani che investono in innovazione, ricerca e internazionalizzazione, fissando una soglia rapportata agli investimenti fino al 40%; riduzione del cuneo fiscale per le giovani imprese che assumono giovani, equiparando l'aliquota contributiva a quella prevista per le aziende che operano in territori montani. 
 
Sabina Licci

 
 
 

PianetaPSR numero 4 - novembre 2011