Il progetto BBioNets "Creation and promotion of Forest and Agriculture Networks to boost Bio-Based Technologies adoption and Value Chain development" ha l'obiettivo di creare reti tra imprenditori agricoli e istituzioni locali al fine di supportarli nell'adozione di tecnologie Bio-Based (BBT) e sostenere, così, il riutilizzo della biomassa per favorire la resilienza climatica attraverso la mitigazione delle emissioni di gas a effetto serra, l'economia circolare e i principi dei rifiuti zero. Le BBT, infatti, sono tecnologie o pratiche che utilizzano materie prime non alimentari o principi di circolarità - o entrambi - per fornire prodotti diversi rispetto a quelli classici.
Nell'implementazione del progetto sono coinvolte 6 Reti Forestali e Agricole (FAN) in Irlanda, Spagna, Grecia, Italia, Polonia e Repubblica Ceca.
Figura 1: I Paesi coinvolti nel progetto BBioNets
Queste reti fungono da catalizzatori per l'innovazione e la sostenibilità all'interno dei rispettivi ecosistemi locali e si impegnano in diverse attività, tra cui:
La bioeconomia è un approccio economico che mira a creare un sistema produttivo più sostenibile, basato sull'uso di risorse biologiche rinnovabili, come piante, animali, microbi e biomassa, per produrre beni e servizi. Questa visione integra settori come l'agricoltura, la silvicoltura, la pesca, la chimica, l'energia e le biotecnologie, promuovendo l'uso efficiente delle risorse naturali e il riciclo dei materiali. L'obiettivo della bioeconomia è ridurre la dipendenza dalle risorse fossili, limitare le emissioni di gas serra e sviluppare tecnologie innovative che consentano di affrontare le sfide ambientali globali, come il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità. In questo modo, la bioeconomia rappresenta un pilastro fondamentale della transizione verso un'economia circolare e più sostenibile, in cui crescita economica e benessere umano sono compatibili con la tutela dell'ambiente.
La Strategia Europea per la Bioeconomia, elaborata nel 2012, riconosce questo approccio, che attualmente vale 2,3 trilioni di fatturato e rappresenta l'8,2% della forza lavoro dell'UE, come attore fondamentale per affrontare le sfide dell'UE derivanti dall'Agenda 2030. Tale strategia contribuisce al raggiungimento di cinque obiettivi specifici:
L'agricoltura e la selvicoltura hanno un ruolo ancora troppo marginale rispetto al valore prodotto dagli altri settori che costituiscono il totale del fatturato della bioeconomia, contribuendo solo per 19% al fatturato totale (UE, 2019). Nonostante questo, la maggior parte dei posti di lavoro nella bioeconomia dell'UE è stata generata dal settore primario, con una quota superiore al 50%, rispetto al settore alimentare e delle bevande (26%) e all'industria forestale (10%). Questo dimostra il potenziale del settore agricolo all'interno di un fenomeno più ampio come quello della bioeconomia in UE.
Nell'ambito del progetto è stata stimata la maturità in termini di implementazione delle BBTs sul territorio di ciascun paese coinvolto rispetto a tre fattori chiave: i) il framework normativo, ii) la disponibilità di biomassa iii) le politiche e il supporto finanziario.
Le regioni dei Paesi partner del progetto sono state classificate in base alla loro capacità di implementare tecnologie bio-based, utilizzando un sistema a semaforo (Figura 2).
Figura 2. Mappa sulla capacità di implementazione delle BBTs
Nella fattispecie il semaforo verde indica che il Paese possiede sia le risorse economiche che il supporto finanziario necessari per l'implementazione delle BBTs, oltre a un quadro normativo che riconosca la valorizzazione delle biomasse come una misura concreta per la riduzione delle emissioni di carbonio. Il semaforo giallo indica che il Paese dispone solo di uno di questi aspetti. Infine, il semaforo rosso indica che il Paese si mostra carente in tutte le categorie di variabili considerate. Pertanto, Paesi come Italia, Irlanda e Spagna, grazie alle risorse economiche, normative e finanziarie, si distinguono per un forte supporto all'adozione di queste tecnologie (semaforo verde). Altri, come la Polonia, la Repubblica Ceca e parte della Grecia, mostrano lacune in alcune aree (semaforo giallo), mentre il sud della Moravia presenta difficoltà più importanti (semaforo rosso).
In generale, dall'analisi emerge che tutti i Paesi coinvolti mirano a promuovere la sostenibilità e l'uso efficiente delle risorse naturali e valorizzare gli scarti ispirandosi a principi di circolarità, sebbene con differenze nell'approccio e nell'asset normativo. In particolare, l'Italia e l'Irlanda si distinguono per avere strategie bioeconomiche ben definite e integrate nei loro quadri normativi, con una governance coordinata e una chiara implementazione di piani a livello nazionale e regionale. La Spagna si dota anch'essa di una strategia specifica sulla bioeconomia, oltre a politiche solide sull'economia circolare e l'innovazione agroalimentare, mentre Polonia e Repubblica Ceca hanno integrato la bioeconomia in strategie più ampie, ma non dispongono ancora di una strategia dedicata esclusiva a questo tema. La Grecia, invece, è in una fase di sviluppo e si concentra principalmente su progetti di bioeconomia marina, con meno attenzione normativa al settore agricolo rispetto agli altri Paesi.
Il confronto tra paesi circa la disponibilità di biomassa da poter riutilizzare e valorizzare mette in luce un'elevata eterogeneità di fonti ed utilizzi associata alla variabilità del territorio e al modello agricolo-forestale che li caratterizza.
I Paesi dell'area atlantica e/o del Centro Europa (Polonia, Repubblica Ceca e Irlanda) ricadono in zone climatiche temperate caratterizzate da un'agricoltura perlopiù vocata alla produzione di seminativi (in particolare cereali per la produzione di foraggi), prati e/o pascoli e legno. Nella fattispecie, la Polonia, con circa 22 milioni di tonnellate di residui agricoli, si distingue per la predominanza di paglia ed erba, soprattutto nelle regioni orientali. L'Irlanda contribuisce significativamente con 35,9 milioni di tonnellate di biomassa agricola che deriva in misura maggiore da prati e pascoli (18,4 milioni di tonnellate) e colture foraggere (12,1 milioni di tonnellate) seguite da colture erbacee, tuberi, radici e paglia (per un totale residuo di 5,4 milioni di tonnellate). La Repubblica Ceca produce prevalentemente cereali da granella e colture proteiche nell'area della Moravia mentre le Highlands si concentrano sulle produzioni forestali e in parte minore nella produzione di uva da mensa e da vino.
Viceversa, i Paesi ricadenti nell'area mediterranea condividono una zona climatica con andamenti pluviometrici e temperature che modellano l'agricoltura e le sue esigenze in modo molto differente. Sicuramente l'olivo è la coltura che meglio esprime il contesto geografico e culturale in questa area. In particolare, in Spagna, la regione dell'Andalusia genera 7,5 milioni di tonnellate di biomassa agricola, con un'importante produzione da oliveti e coltivazioni in serra. L'Italia presenta una disponibilità di risorse piuttosto diversificata con elevati quantitativi di biomasse forestali, quelle derivanti dalle colture arboree (in particolare vigneti e oliveti) e dai cereali. In particolare, il 78% delle biomasse agricole e forestali in Italia viene impiegato nel settore zootecnico mentre un reimpiego minore si registra nel settore energetico e della produzione di biomateriali. Anche la Grecia riflette l'eterogeneità tipica dell'area mediterranea con prevalenza di colture arboree (olivo e vite), ma anche con produzione di cereali e biomasse forestali nelle aree a più elevata altimetria.
Complessivamente, tutti i paesi presentano un potenziale elevato per l'utilizzo sostenibile della biomassa, ma le differenze nelle fonti e nelle tecnologie di valorizzazione indicano la necessità di approcci specifici per massimizzare l'efficienza e l'impatto ambientale positivo.
Figura 3. Principali categorie di biomasse prodotte
L'analisi delle politiche e del supporto finanziario per il sostegno all'implementazione delle tecnologie bio-based nei sei Paesi europei coinvolti evidenzia approcci diversificati ma anche sinergie comuni. In Italia e Spagna, i programmi di finanziamento sono spesso integrati in strategie nazionali e regionali, come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e le Strategie Nazionali di Specializzazione Intelligente (SNSI), focalizzandosi sulla valorizzazione dei rifiuti e sull'innovazione tecnologica. In Irlanda, la bioeconomia è sostenuta da un ampio ventaglio di finanziamenti pubblici, con istituzioni come Enterprise Ireland e Science Foundation Ireland che offrono risorse significative per lo sviluppo di start-up e progetti di ricerca. La Polonia, invece, presenta una forte dipendenza dai fondi europei attraverso il programma Horizon Europe e altre agenzie governative, evidenziando una crescita nel mercato del venture capital, sebbene le imprese del settore bioeconomico si affidino ancora prevalentemente a prestiti bancari. La Repubblica Ceca si distingue per un approccio centralizzato nella gestione dei fondi europei, il cui coordinamento è affidato al Ministero dei Fondi e delle Politiche regionali. Infine, la Grecia mostra un panorama di finanziamento più frammentato, con iniziative che variano a livello regionale e nazionale, sostenendo in particolare la sostenibilità nella gestione delle risorse naturali. Nel complesso, mentre tutti i paesi riconoscono l'importanza della biomassa per lo sviluppo sostenibile, le strategie di attuazione e i meccanismi di finanziamento riflettono le specificità economiche e le priorità politiche di ciascun contesto nazionale.
I Paesi partner del progetto presentano una situazione piuttosto diversificata sia in termini di quadro normativo di riferimento, sia per quanto riguarda la disponibilità di biomassa, che risulta influenzata dalle specifiche condizioni geo-climatiche locali. Anche il supporto finanziario destinato alla valorizzazione delle biomasse riflette peculiarità legate al contesto di ciascun paese. Tenendo conto quindi di questa differenziazione il progetto BBioNets sta implementando una serie di azioni volte a promuovere la valorizzazione delle biomasse agricole e forestali attraverso l'adozione di tecnologie bio-based ispirate ai principi della circolarità anche con il supporto delle reti Forestali e Agricole.
Francesco Basset, Patrizia Borsotto, Francesca Giarè, Laura Mirra
PianetaPSR numero 138 ottobre 2024