L'appuntamento annuale con le previsioni vendemmiali ha segnato un momento importante per il settore vitivinicolo, perché ha fornito alle imprese, alle amministrazioni, ai tecnici e agli operatori commerciali un quadro completo e dettagliato della situazione del vigneto Italia compresa anche l'analisi del contesto di mercato. E quest'anno le stime realizzate da Assoenologi, Unione Italiana Vini e Ismea con la collaborazione dell'Ufficio competente del Masaf e delle Regioni hanno avuto una cornice d'eccezione perché sono state presentate a Ortigia il 26 settembre scorso in occasione del G7 Agroalimentare.
I 41 milioni di ettolitri (+7%) stimati non si avvicinano neanche lontanamente alla media degli ultimi anni ma probabilmente basteranno a superare la Francia, in netto calo rispetto allo scorso anno (-18%), e a riconquistare il primato mondiale. Resta dietro l'Italia anche la Spagna nonostante un incremento a due cifre ed una stima che sfiora i 40 milioni di ettolitri. Il primato produttivo, comunque, resta una magra consolazione, per la verità, in un periodo così complesso per il settore dove a vincere non è chi produce di più ma chi vende meglio.
La vendemmia 2024, peraltro, è arrivata carica di una grande apprensione a causa dall'ormai onnipresente problema climatico, che ha in parte disatteso le ottimistiche aspettative primaverili. A questo si aggiungono anche gli strascichi dei problemi registrati lo scorso anno, dalla Peronospora particolarmente violenta alle gelate.
La stagione è stata caratterizzata da piogge eccessive nel Centro-Nord soprattutto nel periodo primaverile e questo, se da un lato ha ricostituito le risorse idriche, dall'altro ha creato apprensione per la gestione delle fitopatie. Nel Meridione, invece, gli sporadici violenti temporali al centro Sud, non hanno compensato la carenza idrica sofferta ormai da mesi e che ha indotto i viticoltori ad anticipare le operazioni di vendemmia, che quest'anno è stata molto lunga, e bisognerà fare i conti anche con le piogge insistenti di fine settembre e di ottobre per capire come hanno influito sul risultato delle uve più tardive. Anche quest'anno la prima regione ad iniziare la vendemmia è stata la Sicilia, che in netto anticipo su tutti già da fine luglio avviava la raccolta, confermando di essere la regione con il più lungo periodo vendemmiale d'Italia. Dopo la Sicilia è stata la volta di Puglia e Abruzzo con le varietà precoci e a seguire, dalla metà di agosto, con circa una settimana di anticipo si sono raccolte le uve per le basi spumanti. Sono arrivati poi i primi stacchi in Romagna e Toscana e così via. Nel mese di settembre la situazione degli anticipi è un po' rientrata e si è limitata a qualche giornata e ha visto tutte le regioni in piena attività. Come sempre si finisce in ottobre inoltrato con le tardive come ad esempio Nebbiolo, Cabernet, Aglianico del Taurasi in Campania.
È ormai una costante, peraltro che l'andamento climatico non permetta di formulare previsioni omogenee neanche nello stesso areale ma, con i dovuti distinguo, si può sintetizzare con una sostanziale tenuta nel Nord accompagnata da una ripresa importante nel Centro e da un incremento contenuto nel Sud.
È per questo motivo che l'andamento climatico del mese di ottobre sarà fondamentale perché una maturazione ottimale delle varietà tardive potrebbe rendere la vendemmia più generosa di quanto si pensi ora.
Produzione stimata, quindi, in lieve crescita ma non senza importanti differenze geografiche. Scendendo nel dettaglio, infatti, si possono già osservare le prime differenze. Nel Nord-Ovest si assiste alla buona ripresa del Piemonte al quale si affianca la riduzione dei volumi della Lombardia e della Val d'Aosta cui si affianca il lieve arretramento della Liguria. Più variegata la situazione nel Nord-Est dove alla crescita moderata dell'Emilia-Romagna si somma la flessione del Trentino-Alto Adige e la stabilità di Veneto e Friuli Venezia Giulia. Anche in questo caso occorrerà fare i conti con le inondazioni in Romagna di fine settembre. Più omogenea la situazione al Centro caratterizzato da recuperi a doppia cifra rispetto alla scarsa produzione 2023. Al Sud, invece, si hanno incrementi significativi soprattutto in Abruzzo e Molise, a parziale recupero delle perdite dello scorso anno, seguiti da Basilicata e Campania. L'incremento in Puglia e Calabria è, invece, più contenuto in termini percentuali. Nelle Isole maggiori, resta invece un'importante criticità legata alla siccità che sembra ormai l'unico fattore a dettare legge.
Tiziana Sarnari
Ismea
PianetaPSR numero 138 ottobre 2024