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"Bosco dei frumenti": materiali eterogenei biologici per sistemi agricoli sostenibili e resilienti

Il progetto All Organic coinvolge cinque Paesi tra Europa e Nord Africa con l'obiettivo di implementare produzioni biologiche robuste e resilienti.

Siccità, sbalzi termici improvvisi, gelate tardive, trombe d'aria, sono solo alcune delle più note manifestazioni di un cambiamento climatico in atto, sempre più evidente ed estremo. I materiali genetici eterogenei sono colture con un'elevata diversità genetica e un ricco serbatoio di biodiversità intraspecifica. Il loro impiego può rappresentare un mezzo efficace per progettare sistemi agricoli più sostenibili e resilienti di fronte agli attuali scenari di cambiamento climatico.

Il progetto ALL Organic

Coordinato dal CREA, in partenariato con la Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica (FIRAB), il progetto ALL-Organic coinvolge sette partner di cinque nazioni dell'Europa e del Nord Africa (Estonia, Polonia, Romania, Italia e Algeria) al fine di "promuovere una rete di esperienze, modelli e sistemi in grado di supportare lo sviluppo di sistemi alimentari biologici diversificati, con l'obiettivo di implementare produzioni biologiche robuste e resilienti" tramite dinamiche partecipative articolate in Living Lab. Si tratta di approcci partecipativi alla ricerca in cui sia le sfide che le soluzioni a problematiche specifiche, in determinati contesti, vengono affrontate da un gruppo eterogeneo di portatori di interesse. Questi collaborano in maniera paritaria alla definizione del problema, e alla sua contestualizzazione, nonché alla co-progettazione, sperimentazione, monitoraggio e valutazione delle prove per testare l'efficacia delle strategie stesse.

Attraverso un percorso di adattamento conoscitivo e ambientale di una popolazione evolutiva di frumento duro presso un'azienda lucana e due giornate-studio focalizzate sull'uso di "Materiale Eterogeneo per il Biologico" (MEB), il progetto ALL-Organic è entrato nel vivo delle attività.

Bosco dei frumenti è il seme MEB ottenuto dall'incrocio tra 38 varietà diverse di grano duro, effettuato presso il CREA - Colture Industriali di Foggia e poi riprodotto in pieno campo grazie all'impegno di ricercatori e tecnici del CREA - Agricoltura & Ambiente delle sedi di Roma e Bari, unitamente al sostegno dei tecnici di FIRAB. Attualmente, è coltivato in otto aziende biologiche localizzate in Basilicata e Puglia.

Le giornate-studio

Il 7 giugno scorso, il living lab ALL-Organic dell'areale appulo lucano ha organizzato una giornata di studio in campo del MEB.

Ricercatori, tecnici e agricoltori si sono ritrovati a Palazzo San Gervasio (PZ) presso il campo di grano duro dell'azienda biologica "Ungolo Gervasio", uno dei nove campi sperimentali avviati nel 2023, tra la piana dell'Ofanto, la valle del Bradano, la Collina Materana e la piana di Metaponto, con il seme di MEB raccolto e notificato nel 2023 al Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste con la denominazione "Bosco dei frumenti".

La visita in campo ha consentito di osservare la variabilità genetica della popolazione, evidenziata in particolare dalla diversa altezza delle piante, dalle diverse dimensioni, forme, colori delle spighe, dal loro diverso grado di maturazione, e di simulare una selezione partecipativa finalizzata alla epurazione di piante di specie diverse (per es. di orzo e grano tenero) ed alla scelta di spighe di grano duro ritenute meritevoli di generare nuove varietà o nuove sottopopolazioni.

 

Prime valutazioni

  • Il MEB ha dimostrato buona resistenza alle specie spontanee accompagnatorie ed alle patologie fungine, ma ha risentito degli importanti abbassamenti termici tardivi e della scarsità di precipitazioni;
  • la successiva riproduzione del seme dovrebbe consentire di beneficiare della selezione naturale subita dalla popolazione e quindi un suo progressivo adattamento nei prossimi anni alle tendenze in atto del cambiamento climatico;
  • per raggiungere l'obiettivo di stabilizzazione delle rese produttive nel tempo occorre riprodurre la popolazione, salvaguardarne la diversità genetica con ulteriori mescolamenti di semi, migliorarne la tecnica colturale con la regolazione della dose ed epoca di semina e l'applicazione di pratiche agroecologiche quali la rotazione agronomica, la consociazione, l'apporto di   corroboranti autoproducibili in azienda, quali il tè di compost e i preparati biodinamici.
 

La seconda giornata è stata organizzata il 9 ottobre a Matera. La sessione mattutina, presso l'Istituto agrario "G. Briganti", quella pomeridiana, presso l'agriturismo "Colle Igino".

Il confronto, molto partecipato con e tra gli agricoltori, ha consentito di raccogliere le disponibilità a continuare la riproduzione del MEB con le prossime semine, nonché, prevedere la costruzione di una filiera locale ed artigianale, di un "polo lucano" del MEB di grano duro capace di valorizzarne le caratteristiche nutrizionali ed organolettiche.

Il Sistema dell'Innovazione e della Conoscenza in Agricoltura (AKIS) attraverso il "tavolo Akis" regionale che coinvolge il mondo della ricerca, della consulenza, della formazione e dell'impresa, offre la possibilità di completare il percorso rendendo il settore cerealicolo lucano sostenibile.

Preziosa, infine, è stata la testimonianza di Giuseppe Li Rosi, imprenditore-contadino custode dei grani antichi siciliani di Raddusa (in provincia di Catania), nonché presidente dell'associazione culturale "Simenza" (Associazione di agricoltori e allevatori custodi, valorizzatori, tecnici, ricercatori e appassionati della biodiversità siciliana di interesse agrario).

 
 

Le prospettive per il futuro

Riuscire a testare il MEB "Bosco dei frumenti" in aziende agricole a livelli di altitudine differenti ha permesso di aumentare il più possibile la variabilità delle condizioni ambientali e valutare le performance produttive. In questa chiave, si intende anche definire i criteri di articolazione di una rete sementiera che permetta di esplorare le modalità di diffusione dei MEB e di garantirne l'evoluzione adattativa in diversi contesti pedoclimatici. Inoltre, a seguito di una prima prova di trasformazione della granella in semola e di questa in prodotti finiti (taralli, pane e pasta), ci si auspica di poter approfondire la conoscenza sulla qualità dei prodotti ottenuti, in modo da poter conferire alla granella stessa un valore aggiunto legato, non solo alla estrema tipicità del luogo in cui il frumento viene coltivato, ma anche alle caratteristiche intrinseche e qualitative dei prodotti derivati. L'ambizione è anche di approfondire le valenze salutistiche di prodotti ottenuti da materiali eterogenei che, nel caso dei frumenti, presentano un'ampia diversità della composizione del glutine tale da far ipotizzare una ridotta esposizione di soggetti sensibili.

 

Stefano Canali, Angelo Fiore, Corrado Ciaccia, Mariangela Diacono - CREA AA
Luca Colombo - FIRAB
Vincenzo Ritunnano - ICEA
Diego De Luca - CREA PB

 
 

PianetaPSR numero 139 novembre 2024