L'agroalimentare italiano continua a essere un motore fondamentale dell'economia nazionale, nonostante le difficoltà determinate dalla necessità di affrontare complesse sfide globali. Il settore si distingue per la sua resilienza e la capacità di adattarsi ai cambiamenti, grazie a una solida struttura produttiva e logistica e a un'espansione costante nei mercati esteri.
È quanto emerge dal Rapporto 2024 sull'agroalimentare italiano di ISMEA, presentato nelle scorse settimane alla presenza del Ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida.
Con un valore aggiunto di 77,2 miliardi di euro nel 2023, il comparto contribuisce al 4% del PIL nazionale, incidenza che sale al 7,7% se si considerano anche la distribuzione e la ristorazione, e rappresenta una componente essenziale della filiera economica, sociale e culturale italiana.
All'aspetto economico, si aggiunge un tasso di approvvigionamento aggregato del settore agroalimentare, dato che misura la capacità di coprire il fabbisogno interno con la produzione nazionale, capace di attestarsi oggi al 99,2% a testimonianza di un sostanziale equilibrio interno in termini di autosufficienza. Tuttavia questo dato contiene al suo interno situazioni molto diverse, quali comparti caratterizzati da un surplus produttivo e quindi orientati all'export, e comparti che invece mostrano una dipendenza strutturale dalle importazioni di materie prime essenziali.
"Nel Rapporto sull'agroalimentare italiano presentato oggi da ISMEA parlano i dati, che vedono in questi due anni dei risultati eccezionali: uno è quello della crescita del nostro export, maggiore rispetto agli ultimi anni, ma il dato più importante è quello degli investimenti che crescono del 43,5%.
Un modello di sviluppo che ricerca non il consenso di oggi, ma i risultati per l'Italia del domani.
Gli investimenti in agricoltura sono quelli che rafforzano il nostro mondo, la nostra economia e che sono mancati per troppi anni".
Francesco Lollobrigida - Ministro dell'agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste
L'Italia è tra i leader mondiali nell'export agroalimentare, con vendite all'estero che nel 2023 hanno raggiunto i 64 miliardi di euro, segnando un aumento dell'87% rispetto al 2014.
L'eccellenza del made in Italy, caratterizzata da prodotti come vino, pasta, formaggi e olio extravergine, continuano a conquistare i mercati globali.
Tuttavia, l'espansione dell'industria alimentare orientata all'export ha accentuato il deficit di alcune filiere, sempre più dipendenti da forniture estere per ottenere le materie prime necessarie.
Un esempio particolarmente rilevante è quello di mais e soia, essenziali per l'alimentazione zootecnica, le cui filiere presentano le criticità maggiori.
Il tasso di autosufficienza per il mais si è ridotto al 46% e per la soia al 32%, con metà delle importazioni di quest'ultima provenienti dal Brasile.
Per il mais, invece, le forniture sono maggiormente diversificate, ma un ruolo di rilievo è ricoperto dall'Ucraina, con tutti le problematiche legate alla complessa situazione geopolitica.
Alcune filiere italiane soffrono di una dipendenza strutturale dall'estero, che aumenta i rischi legati a fattori geopolitici, climatici e sanitari. La pasta, simbolo della cucina italiana, dipende per il 44% da frumento duro importato da Canada, Russia e Grecia. Anche per il frumento tenero, utilizzato nei prodotti da forno, l'Italia importa il 64% del proprio fabbisogno da Paesi come Ungheria, Francia, Austria e Ucraina.
La situazione è simile per la carne bovina, con un tasso di approvvigionamento sceso al 40%. L'85% delle importazioni italiane di bovini vivi proviene dalla Francia, una fonte considerata geopoliticamente stabile, ma vulnerabile a emergenze sanitarie come epizozie e Blue tongue, che hanno recentemente colpito gli allevamenti francesi.
Anche per l'olio extravergine di oliva, l'Italia, pur essendo il secondo esportatore mondiale, copre circa il 50% del fabbisogno con forniture provenienti da altri Paesi del Mediterraneo, soprattutto dalla Spagna. Questa dipendenza influenza direttamente la competitività del prodotto nazionale, esposto alla variabilità dei prezzi internazionali.
A minacciare il percorso dell'Italia verso una maggiore autonomia alimentare è sono soprattutto gli effetti dei cambiamenti climatici: gli eventi estremi del 2023, tra cui gelate tardive, siccità e alluvioni, hanno causato perdite per circa un miliardo di euro e sottolineato, sotto questo aspetto, la fragilità del sistema agricolo italiano.
A questo si aggiunge la tendenza globale a rivedere le strategie di delocalizzazione adottate negli ultimi decenni.
Il rapporto focalizza in particolare l'attenzione sulle catene globali del valore, evidenziando come una dipendenza eccessiva da fornitori lontani o concentrati in pochi Paesi possa esporre le filiere italiane a rischi elevati.
Per garantire la resilienza del settore agroalimentare, è indispensabile promuovere la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e rafforzare la produzione nazionale. La crescita della superficie agricola biologica, che nel 2023 ha raggiunto il 19,8% del totale, rappresenta un passo significativo verso una maggiore sostenibilità. Allo stesso tempo, l'innovazione tecnologica e gli investimenti nelle energie rinnovabili stanno trasformando il panorama produttivo, rendendolo più competitivo e meno dipendente dalle importazioni.
Il settore agroalimentare italiano continua a essere un modello di eccellenza globale, ma per preservare questa posizione dovrà affrontare le sfide legate alla sostenibilità economica e ambientale. Come sottolinea il Rapporto Ismea, la transizione verde e la valorizzazione delle filiere locali saranno fondamentali per costruire un futuro in cui qualità e autonomia possano convivere.
"Con questa seconda edizione del Rapporto sull'agroalimentare italiano, ISMEA conferma l'obiettivo di produrre con cadenza annuale un'analisi consolidata dello "stato di salute" del settore, si tratta di una pubblicazione attenta e rigorosa che vuole fornire uno strumento agevole di lettura e comprensione dei fatti, ancora più rilevante nel contesto attuale, dominato da incertezza sia sotto il profilo macroeconomico che sul fronte internazionale.
Mettere a fattor comune, in una visione d'insieme, il nostro patrimonio di analisi e monitoraggio ci consente di fornire gli strumenti per interpretare i fenomeni e far sì che gli operatori del settore possano cogliere opportunità di crescita e consolidamento, a tutto vantaggio della performance complessiva del sistema agroalimentare nazionale".
Livio Proietti - Presidente ISMEA
Redazione PianetaPSR
PianetaPSR numero 139 novembre 2024