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paesaggio agricolo
Progettazione integrata

Progetti integrati: parola chiave per orientare l'aggregazione di filiera nello sviluppo rurale

Ha contribuito allo sviluppo di progetti multi-attore promossi dal basso, basati sull'idea che l'aggregazione e l'interazione tra i diversi elementi della catena produttiva possano garantire risultati migliori.

La chiusura della programmazione dello sviluppo rurale 2014-2022 porta ad una riflessione sugli  strumenti di governance collettiva promossi dai PSR italiani. A tal proposito, è possibile evidenziare come la progettazione integrata di filiera abbia contribuito a dare impulso allo sviluppo di progetti complessi promossi dal basso, basati sull'idea che l'aggregazione e l'interazione tra i soggetti che partecipano alla catena produttiva possa garantire risultati migliori in termini di crescita della competitività delle filiere agroalimentari e forestali. 

I Progetti Integrati di Filiera in cifre

La progettazione integrata ha giocato un ruolo rilevante nell'attuazione dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2022, contribuendo a:

  • promuovere approcci multisettoriali,
  • rafforzare le pratiche partenariali. 
  • migliorare l'offerta di beni collettivi.

A fine programmazione, dieci Regioni (Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Sardegna, Sicilia e Toscana) hanno introdotto i Progetti Integrati di Filiera (PIF) come strumento a sostegno dei territori rurali e, in particolare, a supporto del settore primario, rispondendo ai diversi fabbisogni dei segmenti interessati (agricoltura e agroindustria).

Complessivamente sono stati selezionati 312 progetti, che interessano 17 filiere agricole e coinvolgono più di 6.200 partner tra aziende agricole, Organizzazioni di Produttori e relative Associazioni (OP/AOP), consorzi, enti locali, Università e centri di ricerca. Le risorse pubbliche erogate hanno superato gli 831 milioni di euro[1]

Il volume finanziario dimostra l'importanza strategica dell'approccio integrato nella politica di sviluppo rurale, dove questo tipo di progettazione non rappresenta solo una modalità di accesso ai fondi PSR, ma soprattutto uno strumento per rafforzare le filiere agroalimentari. Attraverso il PIF, si punta infatti alla creazione di poli produttivi di riferimento, capaci di coinvolgere tutti i partner in un impegno comune e rispettoso delle esigenze di ogni attore. Un caso emblematico è rappresentato dal PSR Lazio che, capitalizzando l'esperienza del ciclo di programmazione 2007-2013, ha riservato il 22% del plafond disponibile all'approccio integrato, puntando in maniera importante sullo strumento (figura 1).

 

Dataset Progettazione integrata di filiera 2014-2022

Disponibile alla pagina della Rete Rurale Nazionale il dataset dei PIF

Il dataset riporta le principali informazioni sui progetti finanziati permettendo di: identificare le aree territoriali interessate, le filiere rappresentate, la numerosità e la tipologia di attori coinvolti, le risorse finanziarie investite. 
Lo strumento, fruibile in modalità open source, integra e completa le attività realizzate dal gruppo di lavoro nell'ambito della scheda 19.2 "Analisi delle politiche settoriali e degli approcci collettivi nell'agricoltura italiana" del programma RRN sul tema della progettazione integrata.

 
 

La rilevanza dei PIF nei vari comparti produttivi varia a seconda della struttura aziendale, della complessità dei settori e dell'organizzazione raggiunta. Benché i partenariati di filiera siano stati proposti in quasi tutti i settori dell'agricoltura italiana, è evidente che i comparti maggiormente strutturati, come quello ortofrutticolo (65 PIF finanziati), il lattiero-caseario (53) e il vitivinicolo (38), si sono dimostrati particolarmente attivi nella presentazione dei progetti. Seguono le filiere cerealicola e olivicola-olearia, con rispettivamente 30 e 25 progetti (figura 2). 

L'eterogeneità dei dati a livello regionale, sia in termini di progetti finanziati che di filiere coinvolte, rispecchia l'approccio e le priorità adottati dai singoli PSR, evidenziando una forte correlazione tra strategie locali e intensità dell'adozione di strumenti di progettazione integrata (figure 3-4). 

In media, il costo pubblico di un PIF si è aggirato intorno ai 3 milioni di euro, con una gamma di finanziamenti che varia da un minimo di 1,8 milioni a un massimo di 6 milioni di euro per progetto, a seconda della complessità e della portata dell'iniziativa. Ad esempio, nel comparto delle piante officinali e aromatiche, il finanziamento pubblico medio assegnato è di circa 1,3 milioni di euro (Emilia-Romagna), con un picco di 1,9 milioni per un progetto della Basilicata sulle erbe officinali e un valore minimo di 689 mila euro per un PIF in Toscana (Licciardo et al., 2024).

L'importanza del partenariato

Obiettivo dei PIF è incentivare la nascita di attività di cooperazione aventi come scopo principale quello di favorire l'aggregazione di più soggetti diversi tra loro, nell'ottica di contribuire al miglioramento della competitività all'interno della filiera agroalimentare.

L'elemento di integrazione è rappresentato dalla condivisione di una strategia di intervento da parte di un partenariato, sintesi di interessi e obiettivi di una pluralità di attori che intendono valorizzazione dei rapporti di filiera territoriale e sottofiliere produttive regionali attraverso la creazione (o l'ampliamento) di legami tra soggetti eterogenei, anche attraverso una condivisione di informazioni e risorse in senso ampio. Il partenariato [2] contribuisce a creare, rafforzare o ampliare tali legami, travalicando la capacità tecnico-economica e la dimensione produttiva dei singoli attori. Inoltre, il partenariato rappresenta la dimensione sociale e relazionale del progetto: attraverso il partenariato, infatti, si rendono disponibili le informazioni e le risorse, permettendo agli attori coinvolti un migliore impiego delle proprie, sia in termini finanziari sia di competenze e mezzi impiegati.

Nella programmazione 2014-2022, la composizione dei partenariati è risultata molto varia, rispecchiando la natura che ad essa hanno dato i diversi bandi regionali (figura 5). I partenariati, infatti, includono attori eterogenei come aziende agricole, cooperative, OP/AOP, consorzi, istituzioni di ricerca e formazione, e spesso anche enti pubblici locali. Questa varietà di attori conferisce agli stessi una configurazione flessibile e multidimensionale, che consente di rispondere in modo adeguato alle esigenze specifiche delle singole filiere e dei territori di appartenenza, favorendo l'integrazione delle diverse competenze e risorse.

I PIF, inoltre, tendono ad essere organizzati secondo le specifiche esigenze dei sistemi agricoli regionali. Ad esempio, in Lombardia e Emilia-Romagna i PIF vedono come protagonisti soggetti già organizzati sotto forma di cooperative, consorzi se non anche organizzazioni di produttori; i progetti coinvolgono numerosi soggetti dell'intera filiera, hanno una dimensione finanziaria medio-grande, prevedono soprattutto l'ammodernamento delle strutture produttive. Nelle regioni dell'Italia centro-meridionale (Marche, Toscana, Lazio, Abruzzo, Basilicata) e in quelle del nord-est, spesso i PIF sono il motore per la creazione di partenariati che hanno una spiccata vocazione territoriale, le dimensioni progettuali sono più contenute sia in termini di aderenti sia di dotazione finanziaria, i progetti tendono ad esplorare nuovi percorsi di crescita, non a caso spesso prevedono misure di intervento per l'innovazione.

Osservazioni conclusive

La programmazione per lo sviluppo rurale 2014-2022 ha incentrato una parte importante delle iniziative sui processi di integrazione con l'obiettivo di aumentare l'efficacia dell'azione pubblica. Il legislatore ha visto nell'integrazione una leva fondamentale per coinvolgere le aspettative diffuse del territorio, facilitare i processi aggregativi e di concentrazione delle iniziative, e dare sostanza alle micro-realtà economiche e sociali (Tarangioli, 2019). In tale contesto, la cooperazione all'interno delle filiere, incentivata da strumenti come la PIF, ha permesso di avviare iniziative complesse promosse dal basso, basate sull'idea che l'aggregazione e l'interazione tra i soggetti della filiera possano generare vantaggi in termini di competitività e sostenibilità. Attraverso la progettazione integrata è stato possibile incentivare progetti mirati a sviluppare economie di scala e di scopo, favorendo non solo la valorizzazione dei prodotti tipici, ma anche la tutela delle specificità territoriali, come le varietà locali e il know-how artigianale, oltre che la produzione di servizi pubblici, tra cui la gestione del territorio.

Lo sviluppo dei processi cooperativi è uno degli elementi centrali nell'ambito dell'Obiettivo generale 1 della PAC 2023-2027 "Promuovere un settore agricolo intelligente, resiliente e diversificato che garantisca la sicurezza alimentare". Il Piano Strategico della PAC (PSP), ripercorrendo alcuni orientamenti del passato, intende favorire processi di integrazione lungo la filiera agroalimentare e forestale e sostenere processi di sviluppo dei territori rurali. Tali obiettivi sono perseguiti attraverso il supporto alla creazione di relazioni stabili e trasparenti tra gli attori, nonché con la concentrazione delle risorse su obiettivi condivisi e plurali. A tal fine viene offerta un'ampia gamma di strumenti che supportano la cooperazione agricola non solo in termini finanziari, ma anche con interventi di tipo consulenziale, formazione e sviluppo di infrastrutture. 

In un'ottica futura, la competitività delle filiere italiane appare sempre più legata a strategie di integrazione territoriale, verticale e orizzontale, richiedendo politiche specifiche che incentivino la cooperazione tra i vari attori. È quindi essenziale promuovere progettualità integrate, come quelle previste dai Complementi regionali per lo sviluppo rurale 2023-2027, e altre forme di collaborazione, tra cui reti di imprese, organizzazioni interprofessionali, consorzi e altri modelli innovativi di aggregazione. Queste iniziative possono costituire un volano per la crescita sostenibile, migliorando la resilienza del settore agroalimentare italiano a livello nazionale e internazionale (Licciardo e Tarangioli, 2024).

 
 

Note

  • [1] I dati fisici e finanziari delle regioni insulari non sono disponibili.
  • [2] L'adesione a partenariati prevede la sottoscrizione di un Accordo di Filiera che vincola i soggetti aderenti a rispettare le condizioni, gli obblighi e gli impegni stabiliti nell'Accordo.
 
 

Riferimenti bibliografici

  • Licciardo F., Tarangioli S. (2024), Promuovere lo sviluppo rurale attraverso l'integrazione di filiera in Licciardo e Tarangioli (a cura di), Filiere in sinergia, RRN Magazine n. 20, Rete Rurale Nazionale 2014-2022, Mipaaf, Roma ISSN 2532-8115
  • Licciardo F., Macaluso D., Perinotto M., Carbone K., Manzo A., Ievoli C. (2024), Sostenere la cooperazione nella filiera delle piante officinali. L'informatore Agrario, n. 7/2024, pp. 49-53; 
  • Licciardo F., Perinotto M. (2024), L'esperienza dei progetti integrati di filiera: focus sul settore della frutta a guscio, PianetaPSR n. 130, gennaio 2024, Roma, ISSN 2532-8115;
  • Tarangioli S. (2012) (a cura di), L'approccio integrato nei PSR 2007-2013, Rete Rurale Nazionale 2007-2013. Mipaaf, Roma.
  • Tarangioli S. (2019), L'integrazione e le azioni collettive della politica di sviluppo rurale nella Pac post 2020, Agriregionieuropa anno 15 n. 56, Mar 2019.
 
 

Francesco Licciardo
CREA PB

 
 

PianetaPSR numero 140 dicembre 2024