In Italia negli ultimi anni sono aumentate le iniziative di agricoltura sociale, un insieme di pratiche e progetti finalizzati all'inclusione sociale e lavorativa di persone con svantaggio. Si tratta di aziende agricole o cooperative sociali agricole che operano in collaborazione con i responsabili dei servizi territoriali e con il mondo della cooperazione sociale, ma anche di cooperative sociali, associazioni, fondazioni, enti pubblici, in cui i processi agro-zootecnici hanno una rilevanza economico-produttiva più modesta, ma comunque interessante.
Non esistono dati precisi su tale fenomeno, ma una stima ragionevole colloca l'Italia ai primi posti dello scenario europeo con un numero che oscilla tra i 700 e i 1.000 progetti. L'Istat, in un'indagine sulle cooperative sociali, segnala infatti 450 cooperative agricole di tipo B (inclusione lavorativa di soggetti svantaggiati). Nella sola Regione Lazio le aziende agricole, le cooperative e le associazioni sociali al momento conosciute sono oltre 50 con una capacità di ospitare circa 500 soggetti svantaggiati. In Toscana, l'Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione nel settore Agricolo e forestale (Arsia) ha censito circa 70 realtà operative. Con una recente rilevazione, l'Inea ne ha raggiunte oltre 30 in Piemonte, 25 in Lombardia e altrettante nelle Marche. Il numero, inoltre, sembra destinato ad aumentare sia per l'emersione del fenomeno a seguito delle sempre più numerose iniziative di animazione di enti pubblici e organizzazioni professionali agricole, sia per l'adesione di nuove realtà alle pratiche di agricoltura sociale.
Carta dei principi e le Linee guida.Per offrire uno spazio di confronto e approfondimento, alcune realtà che operano nel settore hanno costituito a maggio 2011 il Forum Nazionale Agricoltura Sociale, che si è incontrato nuovamente lo scorso 12 novembre per approvare la Carta dei principi dell'agricoltura sociale e le Linee guida per una legge nazionale sul tema e ha lanciato un progetto per la realizzazione di un marchio ad hoc. Il Forum, che conta già oltre 200 iscritti, ha coinvolto i soggetti a vario titolo impegnati nell'AS (aziende, cooperative, Asl, associazioni, enti locali) in un processo di riflessione e discussione che ha portato all'elaborazione delle proposte, poi approvate nell'incontro del 12 novembre.
Nella Carta dei principi promossi dall'AS risalta la presenza di un modello agricolo multifunzionale, che mira alla promozione congiunta di una produzione agricola di qualità e di servizi alla persona, allo sviluppo a livello locale di reti di relazioni solide e capaci di creare coesione sociale. La Carta inoltre riconosce e valorizza il patrimonio dell'agricoltura, costituito dai beni naturali, materiali e immateriali, come l'insieme delle conoscenze, dei valori e delle tradizioni del mondo agricolo e rurale. L'AS si sviluppa in una logica di sostenibilità ambientale, sociale ed economica e si impegna nella lotta contro le illegalità e collabora con le realtà che operano sui terreni confiscati alle mafie.
Vista la carenza di riferimenti normativi a supporto, il Forum nazionale ha anche approvato le Linee guida per una normativa sull'agricoltura sociale, con l'obiettivo di promuovere una legge nazionale, che offra un quadro regolamentare di base unificante, fissi i principi e le modalità di riconoscimento delle pratiche di Agricoltura sociale, rispettando però le diversità delle pratiche, espressione dello stretto rapporto con i fabbisogni sociali del territorio e con le risorse e vocazioni agricole disponibili a livello locale.
La legge dovrebbe inoltre tener conto della competenza esclusiva delle Regioni in materia di agricoltura e politiche sociali, come previsto dal Titolo V della Costituzione e della concorrenza della legislazione statale e regionale per la materia sanitaria. La normativa dovrebbe prevedere incentivi e agevolazioni fiscali e contributive per le aziende e organizzazioni/associazioni che svolgono attività e servizi rivolti a soggetti svantaggiati e disabili ai sensi del Regolamento (CE) N. 2204/2002 della Commissione del 12 dicembre 2002); l'assegnazione da parte delle istituzioni pubbliche di criteri di priorità ai prodotti dell'AS nelle gare per mense scolastiche e ospedaliere; l'assegnazione di spazi nei mercati agricoli di vendita diretta (L. n. 296/2006 sui mercati riservati all'esercizio della vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli), ai produttori agri-sociali; la priorità nell'assegnazione di terreni demaniali o a vincolo di uso civico a soggetti che praticano l'AS; la priorità nell'assegnazione dei beni sottratti alla mafia agli operatori dell'AS; agevolazioni contributive per l'impiego di soggetti svantaggiati di cui Regolamento (CE) n. 2204/2002 della Commissione; misure di formazione e aggiornamento per gli operatori agri-sociali nei programmi del Fondo Sociale Europeo. La legge dovrebbe inoltre prevedere l'istituzione di un Osseravatorio nazionale e di un Fondo nazionale per lo sviluppo di progetti pilota, istituito presso il Ministero delle Politiche agricole, d'intesa con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e con il Ministero della Salute, le cui disponibilità dovrebbero essere ripartite alle Regioni, d'intesa con la Conferenza Stato-Regioni.
Francesca Giarè
PianetaPSR numero 4 - novembre 2011