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L'intelligenza artificiale scende in campo: tra innovazione e governance nel settore agroalimentare

Il convegno di Udine traccia la strada per un'agricoltura intelligente che coniuga tecnologia avanzata e sostenibilità, affrontando le sfide normative e operative della transizione digitale.

UDINE - L'intelligenza artificiale non è più una promessa futuristica ma una realtà presente che sta trasformando profondamente il settore agroalimentare. È questo il messaggio emerso con forza dal convegno "IA IN CAMPO: PROSPETTIVE DI UN'INNOVAZIONE PRESENTE", organizzato dall'Autorità di gestione del CSR PAC 2023-2027 della Regione Friuli-Venezia Giulia il 21 e 22 maggio a Udine.

L'evento ha offerto uno spaccato multidisciplinare sul ruolo della tecnologia nel settore primario, per analizzare l'impatto presente e futuro dell'intelligenza artificiale sui processi produttivi, sulla ricerca applicata e sulle strategie decisionali del comparto agroalimentare.

La pubblica amministrazione alla guida della transizione

"L'IA è motore, ma l'innovazione che cambia modelli di business, processi e prodotti va governata", ha sottolineato la giornalista Luana De Francisco, moderatrice della prima sessione dedicata all'utilizzo dell'IA nella pubblica amministrazione.

Gabriele Iacolettig, Autorità di Gestione Regionale del Friuli-Venezia Giulia, ha inquadrato il convegno come parte di un percorso che dalla pubblica amministrazione entra nel pratico con l'agricoltura, evidenziando come l'IA rappresenti un aiuto fondamentale al settore agroalimentare per crescere su due fronti interconnessi: la PA che deve accompagnare questo percorso e il mondo della comunicazione che deve raccontare le eccellenze.

Un approccio concreto è emerso dall'intervento di Paolo Ammassari, dirigente del MASAF, che ha raccontato di aver presentato agli studenti di agraria il nuovo piano strategico della PAC - un documento di circa 4700 pagine - interrogandosi su cosa penserebbe l'IA della prima pubblicazione sulla nuova PAC italiana.

Il quadro normativo europeo: opportunità e sfide

Pierluigi Londero, Head of Data Governance della Direzione Generale Agricoltura EU, ha illustrato l'utilizzo dell'IA e dei dati nei sistemi del settore da lui diretto nella Commissione Europea, soffermandosi sui nuovi modelli di circolazione del dato (Data Act), sulle aree strategiche - dati, competenze, algoritmi, semplificazione, infrastrutture - e sul nuovo regolamento europeo AI Act.

Una riflessione critica è arrivata da Londero stesso: "L'Italia è un Paese che fa innovazione - progetti, applicazioni - ma è incapace di portare questi esiti a sistema".

Monica Palmirani, docente di Informatica e Diritto presso l'Università di Bologna e presidente dell'Associazione Internazionale di Intelligenza Artificiale e Diritto, ha approfondito i rischi e le opportunità dell'IA nel contesto normativo europeo e nazionale. "È fondamentale la qualità dei dati e creare ponti per spiegare al cittadino un modello complesso in quanto probabilistico", ha sottolineato, citando come esempi di buona intermediazione (https://agdatahub.eu/en/https://join-data.nl/ ).

Un dato preoccupante emerge dal suo intervento: l'Italia è ultima per numero di laureati tecnologici, il che richiama la necessità di formazione specializzata, con grande bisogno di esperti anche nella cyber security.

L'IA applicata: dalla teoria alla pratica agricola

La sessione del pomeriggio "IA in campo. Nuovi strumenti per l'agricoltura" ha rappresentato l'occasione per conoscere strumenti e tecnologie che stanno rivoluzionando il settore agricolo.

Federico Quaranta, conduttore e autore radiofonico, ha aperto i lavori con una riflessione provocatoria: "L'Oxford Dictionary ha scelto 'brain rot' come parola dell'anno 2024, un termine che cattura l'essenza dell'era digitale. L'IA è un'opportunità, l'uso dei robot in stalla è ormai consolidato, ma l'uomo resta insostituibile: non tutto quello che viene dal futuro è progresso".

Gianluca Brunori, ordinario di Economia Agraria all'Università di Pisa, ha sottolineato il valore dei dati nella transizione digitale, evidenziando come questi provengano da fonti eterogenee: sensori ambientali e del suolo, immagini satellitari, droni, macchine agricole intelligenti, modelli meteorologici, telerilevamento, registrazioni aziendali e gestionali. Cruciale il suo messaggio: non pensare all'IA come strumento per ottimizzare i sistemi attuali, ma puntare su nuovi modelli come l'agroecologia, rispetto ai quali l'IA aiuta a gestire la complessità.

Casi concreti di successo

Raffaele Giaffreda, Chief Innovation Scientist della Fondazione Bruno Kessler, ha evidenziato le sfide urgenti del settore: "Aumento della domanda di cibo, cambiamenti climatici e scarsità di risorse impongono di produrre di più con meno, in modo sostenibile". L'IA può supportare l'agricoltura di precisione nel conteggio dei frutti sugli alberi, nella gestione localizzata di fertilizzanti e pesticidi, nell'individuazione dei patogeni.

Un esempio particolarmente avanzato viene dal settore vivaistico-viticolo. Francesco Savian, ricercatore al Centro di ricerca Vivai Cooperativi Rauscedo, ha illustrato come l'investimento in automazione e digitalizzazione, integrando l'IA, renda i processi più precisi, rapidi e sostenibili, con applicazioni che spaziano dalla ricerca bibliografica al controllo degli infestanti, dalla gestione agronomica al monitoraggio delle rese.

Testimonianze dal territorio

Due testimonianze concrete hanno dimostrato l'applicazione pratica dell'IA negli allevamenti friulani. Denis Dentesano, dell'azienda avicola di Mortegliano, ha raccontato come l'IA sia parte integrante del suo sistema produttivo: "Il 100% dei nostri allevamenti è gestito da pc e monitorato da remoto: possiamo accedere in tempo reale a dati di temperatura, umidità, CO2, consumo di mangime e acqua. Abbiamo avuto un drastico abbattimento dell'uso di antibiotici: in media, un solo intervento l'anno su cinque cicli produttivi".

Flavio Vidoni, dell'azienda di bovini da latte a Majano, investe in automazione da una ventina d'anni, in particolare nel processo di mungitura: "I robot lavorano ininterrottamente, garantendo affidabilità e continuità". L'azienda ha introdotto anche un sistema automatizzato di alimentazione e si doterà di un sistema sperimentale che unisce sensori e telecamere per il monitoraggio individuale di ogni capo.

La sfida della comunicazione

Una sessione specifica è stata dedicata al futuro della comunicazione nell'era dell'IA. Stefano Polli, vicedirettore ANSA Italia, ha citato Platone sottolineando l'importanza di gestire il cambiamento: "Siamo passati dal piccione viaggiatore all'IA, ma nell'800 le notizie erano scritte come oggi, è cambiato il linguaggio".

Monica Palmirani ha citato i dati di un report della LUMSA: da un questionario sottoposto a 1000 giornalisti emerge che solo il 50% usa l'IA generativa. Le principali questioni da affrontare sono i valori democratici e l'impoverimento del linguaggio: "L'AI è addestrata su contenuti culturali di un Paese, i cui valori sono diversi dai nostri. Data la genesi probabilistica del modello manca la cura del linguaggio e la capacità di comprendere l'ironia".

Andrea Daniele Signorelli, giornalista esperto di innovazione digitale, ha evidenziato problemi concreti citando casi documentati di errori commessi dai Large Language Model. Quando viene posta una richiesta, gli LLM cercano informazioni nel database a loro disposizione e producono la risposta prevedendo quale parola ha la maggiore probabilità statistica di essere coerente, ma possono perdere di vista le relazioni logiche.

Prospettive e riflessioni conclusive

L'assessore regionale all'Agricoltura Stefano Zannier ha ribadito che la tecnologia non è un fine "ma uno strumento al servizio di chi lavora la terra. Un percorso che mette al centro la formazione degli operatori, la validazione sul campo".

Don Andrea Ciucci, coordinatore della sede centrale della Pontificia Accademia per la Vita, ha ricordato che "la transizione digitale ci impone di pensare al futuro insieme, usando la tradizione per immaginare un futuro diverso".

Gabriele Iacolettig ha concluso rilevando come l'IA offra strumenti innovativi per aumentare la competitività delle aziende agricole e migliorare la resilienza del sistema, anche "nello sviluppo delle aree marginali, contrastandone lo spopolamento".

Verso un'agricoltura intelligente e partecipata

Dal convegno emerge un quadro complesso: il settore agricolo è pronto ad accogliere l'innovazione, ma evidenzia al contempo la necessità di affrontare questioni cruciali che vanno oltre gli aspetti puramente tecnici. La governance degli algoritmi, l'equità nell'accesso alle nuove tecnologie, l'evoluzione del lavoro agricolo e la formazione specializzata rappresentano nodi centrali per una transizione digitale davvero inclusiva e sostenibile.

Il convegno di Udine non ha offerto risposte definitive, ma ha indicato una direzione chiara: quella di un'agricoltura intelligente perché partecipata, che non subisce la tecnologia ma la guida. Non esiste innovazione senza coinvolgimento, né sviluppo senza fiducia. L'IA in campo può essere una leva straordinaria, se rimane saldamente nelle mani delle persone che lavorano la terra e che del territorio si prendono cura ogni giorno.

La strada è tracciata: ora serve percorrerla insieme, con la consapevolezza che il futuro dell'agricoltura italiana passa attraverso un equilibrio sapiente tra innovazione tecnologica e saggezza contadina, tra algoritmi e tradizioni, tra efficienza produttiva e sostenibilità ambientale.

 
 

Paola Lionetti
CREA-PB

 
 

PianetaPSR numero 141 giugno 2025