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 Agroecologia

Soluzioni alternative per la gestione delle infestanti e del suolo, una svolta per l'agricoltura del futuro

L'agroecologia come strumento per indirizzare l'innovazione e la politica agricola verso un sentiero comune.

La riduzione dell'uso degli erbicidi nei sistemi agricoli odierni riveste un ruolo di primaria importanza nell'Agenda politica europea e non ammette deroghe ai fini del conseguimento della sostenibilità. Per mitigarne l'impatto è fondamentale: 

  • individuare dei metodi di controllo alternativi rispetto a quelli tradizionali.
  • scegliere i più virtuosi per la salvaguardia dell'agroecosistema, del reddito dell'agricoltore e della salute degli operatori e dei consumatori.

La ricerca ha il compito di produrre e trasmettere nuovi risultati così da coinvolgere il maggior numero di attori possibile. In quest'ottica la realizzazione di progetti su scala europea finalizzati alla creazione di network condivisi, può agevolare l'adozione delle pratiche agroecologiche innovative nelle aziende.

Tuttavia, limitarsi a "fare rete" non è sufficiente. Occorre definire degli obbiettivi condivisi e fare fronte comune per conseguire quella sinergia necessaria alla creazione di un sistema agricolo di impronta agroecologica consolidato e codificato, tale da poter essere riconoscibile e da poter influenzare la politica europea; approccio la cui efficacia risulta assodata, ma che risulta ancora poco diffuso e in cui c'è ancora molto potenziale da esplorare.

Webinar del 30 aprile 2025

Il concetto di "sinergia" si è rivelato protagonista del webinar internazionale che si è tenuto il 30 aprile 2025 (https://www.youtube.com/watch?v=Bm5vftVHaG8) (https://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/26545).
L'evento si è dimostrato un'ottima occasione di confronto tra ricercatori e stakeholders sui risultati ottenuti sul tema del controllo delle infestanti: sono emersi per ogni intervento i successi e i limiti, fornendo nuovi spunti per incoraggiare l'innovazione. La discussione è ruotata intorno ai risultati ottenuti da due progetti europei, nello specifico: 

  • - OPER 8 (European Thematic Network for unlocking the full potential of Operational Groups on alternative weed control) (https://www.oper-8.eu/it/), che raggruppa 8 gruppi operativi tematici appartenenti a 7 paesi dell'Unione Europea, che hanno lavorato su metodi alternativi agli erbicidi per il controllo delle infestanti.
  • - GOOD agroecology for weeds (https://www.goodhorizon.eu/), un progetto Horizon di durata quadriennale che riunisce 20 partner da 11 paesi che promuove l'adozione di pratiche agroecologiche efficaci per la gestione delle infestanti (Figura 1). 
Figura 1. Rappresentazione schematica degli obiettivi e della struttura del network alla base del progetto GOOD.
Figura 1. Rappresentazione schematica degli obiettivi e della struttura del network alla base del progetto GOOD.


Dopo una breve presentazione della struttura e degli obiettivi dei due progetti, si sono susseguiti 4 interventi da parte di un gruppo di esperti provenienti da vari Paesi, in particolare:

  • Matt Smee - Agricology and Organic Research Centre, Regno Unito.
  • Fanny Prezman - IFV French Wine and Vine Institute, Francia.
  • Giannis Gazoulis - AUA Agricultural University of Athens, Grecia.
  • María Ramos - CICYTEX Center for scientific and technological research of Extremadura, Spagna.

AGRICOLOGY - Living mulches for arable weed control and soil health opportunities

Matt Smee, responsabile scientifico di Agricology ha illustrato una soluzione che appare promettente nell'ottimizzazione dei sistemi colturali a seminativo, ovvero il ricorso a tecniche di consociazione tra colture semipermanenti leguminose e colture cerealicole annuali. 

Agricology è una piattaforma di scambio conoscitivo in cui gli agricoltori si impegnano a fornire informazioni su pratiche sostenibili ispirate ai principi dell'agroecologia e dell'agricoltura rigenerativa; tra le tante, il ricorso alla tecnica del living mulch, letteralmente il ricorso a "pacciamature viventi": si tratta di colture pensate specificatamente per coesistere con una coltura da reddito, ma in misura tale da arrecare nei confronti di quest'ultima la minor competizione possibile.

Figura 2. Esempio di pianificazione di una rotazione triennale basata sull'impiego di living mulch.
Figura 2. Esempio di pianificazione di una rotazione triennale basata sull'impiego di living mulch.


La sperimentazione, condotta in alcune aziende del Regno Unito, ha portato alla definizione di una serie di linee guida che spiegano come progettare correttamente una rotazione basata sull'impiego di un living mulch (Figura 2). Viene proposta una struttura standard di durata triennale, modificabile sulla base delle esigenze dell'agricoltore. Le rotazioni hanno previsto:

  • l'utilizzo di avena, segale e grano in combinazione con trifogli e mediche.
  • l'inserimento del pascolamento (sostituibile dalle operazioni di sfalcio): mettendo in pratica questa tecnica nelle giuste tempistiche, è possibile equilibrare la competizione tra le 2 specie. 


Tra le criticità:

  • il corretto insediamento del prato di leguminosa al primo anno, che può subire un ombreggiamento eccessivo da parte del cereale. 
  • la gestione del mulch al secondo anno deve essere meticolosa: il pascolamento o gli sfalci ripetuti mirano a contenere la biomassa del prato, così da consentire la semina e l'affrancamento di un cereale più competitivo (segale o avena). 
  • la raccolta del cereale durante l'estate del secondo anno, poiché l'altezza del living mulch, può ostacolare le fasi operative.
  • l'elevato carico di infestanti perenni al terzo anno. 
  • la scelta della corretta combinazione delle specie e delle varietà, fondamentale per ridurre al minimo la competizione per le risorse.

Risultati

Dai risultati di prove biennali è emerso che l'utilizzo del living mulch ha apportato i seguenti vantaggi:

  • incremento del contenuto di azoto disponibile (Figura 3).
  • miglioramento della struttura del suolo (Figura 4).
  • Incremento delle popolazioni di insetti e di lombrichi (Figura 4).
  • Riduzione della pressione delle infestanti (al termine del secondo anno) (Figura 3).


Tra gli svantaggi: 

  • penalizzazione delle rese per le colture meno competitive (-26% per il grano moderno) (Figura 3). Avena e segale hanno presentato una riduzione di resa accettabile.
  • Incremento del numero dei gastropodi (Figura 4).
 
Figura 3
Figura 3
 
Figura 4. Grafici che mettono a confronto la struttura del suolo, l'andamento della popolazione dei lombrichi e dei gastropodi (limacce) in assenza o in presenza di un living mulch di avena.
Figura 4. Grafici che mettono a confronto la struttura del suolo, l'andamento della popolazione dei lombrichi e dei gastropodi (limacce) in assenza o in presenza di un living mulch di avena.
 

Exogenous mulches for weed control and soil protection under vine rows

Il secondo intervento della giornata, effettuato da Fanny Prezman, si è incentrato sulla gestione del sottofila dei filari di vite tramite ricorso a pacciamatura morta (dead mulch). Lo studio ha previsto la valutazione dell'efficacia di svariate matrici di natura organica e inorganica (Figura 5) sul controllo della flora infestante del sottofila e degli effetti che hanno determinato: 

  • sulle caratteristiche fisiche, biologiche e chimiche del suolo.
  • sulle condizioni microclimatiche del soprassuolo (temperatura).
  • sui parametri fisiologici e di resa della coltura.
 
Figura 5
Figura 5

Risultati

La sperimentazione ha avuto inizio nel 2020 e si è svolta in 2 contesti diversi, mediterraneo e temperato (Figura 6).

In ambito mediterraneo la copertura percentuale delle infestanti ha raggiunto il valore massimo nel controllo e laddove si è optato per il ricorso alla gestione meccanizzata, confermandosi sempre come la situazione peggiore. La pacciamatura ha permesso di ridurre l'aggressività delle infestanti in tutti i trattamenti considerati.

Figura 6
Figura 6


Nell'areale più temperato si sono registrate delle dinamiche più complesse: la copertura della flora spontanea è stata fortemente condizionata dalla tipologia di materiale pacciamante utilizzato e dalla sua velocità di degradazione. 

Dal confronto tra i vari substrati pacciamanti è emerso che il feltro di cellulosa (solo nel contesto mediterraneo) e le paglie triturate del miscanto presentano il migliore compromesso tra durata ed efficacia di soppressione. 

In generale, l'efficacia dipende da vari fattori:

  • tipologia di suolo, che può favorire o meno la degradazione.
  • tipologia e quantitativo di mulch applicato.
  • azione del vento.
  • insorgenza di danni causati da animali selvatici.
  • ottimizzazione della gestione dell'interfila, che deve essere calibrata alla perfezione.
  • climi secchi consentono di migliorare l'azione inibitrice nei confronti della flora indesiderata.
 
Figura 7
Figura 7
Figura 8
Figura 8
 
Figura 9
Figura 9

Figure 7-9. La pacciamatura è in grado di offrire numerosi benefici, tra cui: una riduzione dell'erosione in pendenze eccessive, miglioramento del contenuto di umidità del suolo e riduzione delle oscillazioni termiche del suolo nell'arco della giornata.

 
Figura 10
Figura 10

Lo studio si conclude con un'analisi dei costi-benefici legati al ricorso a tale tecnica (Figura 10).

 


La pacciamatura consente:

  • di contenere abbastanza bene le infestanti e di lasciare il sottofila indisturbato. 
  • di migliorare le proprietà fisiche, chimiche e biologiche del suolo.


Tra le criticità:

  • il suo utilizzo si rende sensato solo in un'ottica di economia circolare.
  • il reperimento del materiale.
  • i quantitativi elevati che il viticoltore è costretto ad utilizzare per raggiungere dei risultati di controllo economicamente accettabili.

The combined effect of cover cropping and Agroecological Weed Management treatments on weed flora and crop yield - wheat and grapes

Giannis Gazoulis, dall'Università di Atene, ha presentato uno studio sulla gestione agroecologica delle infestanti in combinazione con l'utilizzo delle cover crops nell'ambito del progetto GOOD. A tal proposito sono stati ideati due Living Labs (LLs), dove la tecnica è stata testata, rispettivamente, sul grano e sul vigneto in sistemi di coltivazione sia biologici che convenzionali. 

Tra le strategie agroecologiche, le cover crop consentono di ritardare l'emergenza delle infestanti, dando modo all'agricoltore di intervenire in tempo per colpirle nelle fasi più precoci, quando sono più sensibili alle lavorazioni meccaniche e ai principi attivi.

Living Lab sulla coltura annuale (grano)

La prova ha previsto il confronto di quattro diverse tipologie di gestione del suolo: 

  • assenza di cover crop (No CC),
  • cover crop di Trifolium alexandrinum L. (TRFAL) 
  • cover crop di Lolium perenne L. (LOLPE) 
  • miscuglio delle due specie (TRFAL + LOLPE)

In seguito, per ciascuno di questi fattori sono state valutate diverse metodologie di controllo della flora infestante.

Per il sistema convenzionale sono state messe a confronto, con tre repliche ciascuna:

  • impiego di erbicida a dose piena.
  • impiego dell'erbicida a dose dimezzata.
  • controllo meccanico tramite le lavorazioni dell'interfila.
  • impiego della tecnica della falsa semina (5 cm di profondità).
  • trattamento di controllo, che non ha previsto alcun tipo di intervento.


Per il sistema biologico la struttura è rimasta sostanzialmente invariata, fatta eccezione per il diserbo, sostituito dalla combinazione della tecnica della falsa semina con la distribuzione di acido pelargonico in due somministrazioni a distanza di due settimane.

Risultati

In entrambi i sistemi le biomasse delle cover crops e delle infestanti hanno mostrato un comportamento simile (Figura 11): 

  • il valore di biomassa più elevato è stato raggiunto nel caso del miscuglio, dove l'incidenza delle infestanti non ha superato, mediamente, i 20 g/m2.
  • le colture in purezza, passando dal loietto al trifoglio, hanno mostrato una capacità di controllo via via decrescente, giustificata dal progressivo decrescere della loro biomassa epigea.
 
Figura 11
Figura 11

Considerando la combinazione della gestione del suolo con la tipologia di cover, il carico massimo delle infestanti è stato raggiunto (Figura 12):

  • nel non trattato.
  • nel trifoglio coltivato in purezza.

Nel sistema convenzionale l'utilizzo del diserbo ha pesato in maniera notevole nel ridurre l'aggressività della flora indesiderata ad entrambi i dosaggi utilizzati, soprattutto quando combinato con gli altri fattori testati. Risulta interessante anche l'impiego della falsa semina con il miscuglio.

Nel biologico la maggior efficienza è stata raggiunta per:

  • controllo meccanico + loietto (MW + LOLPE).
  • controllo meccanico + miscugllio (MW + TRFAL + LOLPE).
  • miscuglio + falsa semina (TRFAL + LOLPE + FSB).
  • miscuglio + falsa semina + bioerbicida (TRFAL + LOLPE+ SSB).
  • Loietto + falsa semina + bioerbicida (LOLPE+ SSB).
Figura 12
Figura 12

Seed inoculation to improve cover crop performance in conventional and organic farming systems

Nell'ultimo intervento Maria Ramos Garcia, ha presentato l'attività svolta dal settore di microbiologia agraria dell'Università di Pisa nell'ambito del progetto GOOD. Uno dei requisiti che una cover deve possedere è dato da una rapida capacità di copertura del suolo: ciò le consente di poter sottrarre spazio vitale alle infestanti sin dalle prime fasi, riducendone l'aggressività; in particolare nei periodi di intercoltura, troppo spesso trascurati nei sistemi colturali odierni. 

Il lavoro ha previsto l'inoculo dei semi delle colture di copertura con funghi micorrizici arbuscolari (Arbuscular Mycorrhizal Fungi - AMF), allo scopo di incrementare:

  • velocità di germinazione dei semi.
  • accrescimento delle radichette delle plantule germinate.


È noto che questi organismi sono in grado di apportare una serie di benefici, solo per citarne alcuni:

  • un aumento del vigore generale delle piante, che sono in grado di assorbire i nutrienti in maniera più efficiente dal suolo.
  • l'incremento della fertilità del suolo.
  • l'incremento della resistenza delle piante nei confronti di stress biotici e abiotici.
  • l'incremento delle biodiversità della componente edafica del suolo.


Svariati ceppi di funghi micorrizici sono stati isolati in laboratorio da campioni di suolo provenienti da 14 dei 16 LLs europei designati, per poi essere inoculati a livello radicale sulle colture di copertura coltivate nei diversi siti. L'attività si articolata in quattro step (Figura 13):  

Figura 13
Figura 13
 

Figura 14. La propagazione dei funghi è avvenuta su 3 specie, Vicia villosa Roth, Cichorium intybus L. e Medicago sativa L., per la produzione di spore e la produzione di miceli di elevata qualità. Le radici come tali sono servite da base per l'inoculo dei semi delle cover crops designate.


Gli inoculi così ottenuti:

  • sono stati saggiati sulle 3 cover crops previste all'interno di ciascun LL.
  • seguirà uno screening qualitativo mirato ad individuare la specie da impiegare appositamente per il secondo e terzo anno di sperimentazione.


Per stimare l'effetto dell'inoculo in campo, la coltura selezionata è coltivata simultaneamente ad un controllo privo di inoculo, per valutare le differenze in termini di:

  • produzione di biomassa 
  • capacità di copertura del suolo.

Prospettive e conclusioni

Gli agricoltori rappresentano il motore dell'innovazione in agricoltura. Iniziative come i progetti Oper8 e GOOD, che puntano ad un loro coinvolgimento diretto in eventi dimostrativi partecipativi e nei laboratori viventi, sono il presupposto fondamentale per:

  • stimolare le piccole e medie azienda ad investire nelle nuove tecnologie.
  • migliorare il dialogo tra agricoltori, operatori della filiera agroalimentare, consumatori e società civile a tutti i livelli di governance, includendo le istituzioni dell'UE, così come i partner e le organizzazioni internazionali, come auspicato dalla nuova Visione esposta dalla Commissione nella COM/2025/75.
  • creare nuove opportunità di reddito offerte dall'adozione di pratiche biologiche ed agroecologiche; pratiche che si dimostrano compatibili con strategie che promuovono la riduzione degli sprechi e la circolarità all'interno dell'azienda agricola (agricoltura di precisione, valorizzazione degli scarti, energie rinnovabili, carbon farming).
  • favorire investimenti mirati nella formazione e nella consulenza di alta qualità, per rendere le nuove conoscenze più accessibili e spendibili nella pratica.


Il raggiungimento di questi obiettivi consentirà di:

  • migliorare la competitività del settore agricolo europeo, rafforzando la sovranità alimentare.
  • ridurre la dipendenza dalle importazioni di mezzi tecnici (soprattutto concimi, semi oleosi, mangimi e fonti proteiche).
  • porre le basi per un'agricoltura più resiliente ai cambiamenti climatici e basata su un ri-orientamento della filiera agroalimentare su una scala locale, che garantisca l'origine dei prodotti agricoli e che assicuri la trasparenza nei confronti del consumatore, salvaguardando così la sicurezza alimentare.
  • garantire eque condizioni di reddito per l'agricoltore.
  • ridurre il divario sociale salvaguardando la piccola e media azienda, che è alla base del tessuto sociale delle zone rurali.
  • riequilibrare la filiera agroalimentare, restituendo centralità ai produttori primari.


Sempre nella Comunicazione della Commissione sulla Visione viene sottolineato che il contesto produttivo attuale presenta ancora delle criticità in merito ad una possibile transizione verso sistemi agricoli capaci di coniugare sostenibilità e innovazione:

  • attualmente solo il 12% degli agricoltori in Europa ha meno di 40 anni, privando di fatto l'agricoltura della categoria di agricoltori forse più incline all'innovazione.
  • il settore agricolo europeo si trova di fronte ad un deficit di finanziamento stimato a 62 miliardi di euro - che rischia di essere aggravato dall'accorpamento della PAC nel Fondo Unico (come evidenziato dalle proposte di bilancio che la Commissione presenterà il 16 luglio).
  • il divario economico tra l'agricoltura e gli altri settori economici: in media il reddito agricolo complessivo per lavoratore è inferiore del 60% rispetto ai salari medi del resto dell'economia, stando ai dati del 2023.
  • eccessiva complessità dei requisiti e delle procedure richieste alle aziende per l'accesso alle misure di sostegno.
  • l'immissione sul mercato di nuove tecnologie, che richiede tempo e risorse; tecnologie che non sempre vengono recepite con la giusta prontezza, soprattutto a livello normativo.
  • eccessiva instabilità a livello di mercato e forti squilibri nella filiera agroalimentare.
 

Gabriele Sileoni, Lorenzo Gabriele Tramacere, Daniele Antichi
CiRAA - Centro di Ricerche Agro-ambientali "Enrico Avanzi", Università di Pisa

 
 

PianetaPSR numero 142 luglio/agosto 2025