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Quando la fattoria didattica sale in cattedra

I bimbi non possono entrare nei capannoni dove si allevano le galline per motivi di biosicurezza? E allora l'azienda agricola si attrezza e fa lezione nelle scuole. Succede in Piemonte 
 
foto di bimbi con giornali

Se la scuola non può andare alla fattoria didattica, la fattoria didattica si organizza e va nelle scuole. E' questa l'idea originale di una giovane imprenditrice piemontese, Gabriella Fantolino, la cui azienda produce 80 milioni di uova l'anno, con galline allevate in gabbia, a terra, all'aperto e con il metodo biologico. Certificata per le produzioni biologiche e dal 2005 per le norme relative al rispetto dell'ambiente, l'azienda, che si trova a Fiano (20 km da Torino), realizza tour didattici nelle scuole, dove insegna ai bambini  segreti e meccanismi dell'agricoltura moderna. Un'attività che le è valso il premio De@Terra 2011 dell'Onilfa. "Dovendo rispettare le norme di biosicurezza, per la tutela della salute delle galline - ci racconta la Fantolino -  non possiamo far entrare i bambini all'interno dei capannoni. Così la nostra responsabile marketing, con molta cura e passione, ha formato due laureande che hanno sviluppato un' ottima capacità di rapportarsi con i bambini, con brevi spiegazioni sul materiale didattico e giochi sul tema delle uova, adatti alla loro età. Il progetto è stato patrocinato dalla Regione Piemonte e dal MIUR, nelle scuole in cui è inserito nel piano dell'offerta formativa (contattiamo noi le scuole) ed è stato utilizzato per coprire, nell'ambito degli obiettivi specifici di apprendimento per l'educazione alla convivenza civile, parte del programma di educazione alimentare". 
Con questo sistema l'azienda Fantolino raggiunge circa 1.600 - 2.000 bambini l'anno. Le lezioni, supportate da un filmato che spiega le varie fasi dell'allevamento,  fino ad arrivare alla produzione dell'uovo, si articolano attorno al concetto di corretta alimentazione, nella quale l'uovo ha un ruolo molto importante. Il cerchio educativo prevede anche incontri con le scuole medie secondarie e con gli specializzandi in Ispezione degli alimenti, in collaborazione con la ASL.
"Spieghiamo ad esempio che l'uovo è un dono della natura - prosegue la Fantolino - che contiene tutto il nutrimento per far crescere e nascere il pulcino. Nei bambini è molto importante presentare e spiegare i prodotti dell'agricoltura, che poi non sono altro che gli ingredienti che occorrono alla mamma per preparare il pasto per la famiglia. Insegnare insomma come si ottengono i prodotti, fornire una conoscenza di base reale necessaria anche per evitare certe distorsioni realtà indotte dalle false immagini che forniscono loro alcune pubblicità: mucche
sparse sui improbabili pascoli, spesso con manti colorati che nulla hanno a vedere con la realtà, e altre amenità del genere. Poi crescendo, si potrà dare una informazione più tecnica e scientifica, con approfondimenti sul valore nutrizionale per una corretta alimentazione. Successivamente, se il corso di studi è pertinente, occorre far comprendere ai ragazzi che l'attività agricola è una co-realizzazione di quanto ci offre la natura e che va a soddisfare i veri bisogni primari, che spesso dimentichiamo nell'era del benessere ma che diventano le nostre vere necessità appena le certezze svaniscono e si affaccia la crisi". 
Secondo l'imprenditrice piemontese. La vera economia reale e primaria è proprio l'attività agricola. "Dobbiamo insegnare - spiega Gabriella fantolino - a rovesciare la piramide dei settori economici! In questo senso, uscendo un attimo dal discorso didattico, mi sento di dire che il problema dei prezzi è ormai prioritario: è un argomento sul quale occorre lavorare d'intesa tra tutti gli attori della filiera e con il contributo delle Istituzioni. Si tratta di trovare un meccanismo che consenta, nel rispetto della libera concorrenza, di ripartire meglio di quanto avvenga ora la catena del valore per gli agricoltori e gli allevatori, che da troppi anni trova una strozzatura nell'ultimo passaggio, quello che arriva al consumatore finale. La distribuzione organizzata, in questo contesto, ha un'enorme responsabilità sociale: approfittando di una posizione di forza, si appropria della maggior parte del valore aggiunto. Sarebbero necessari accordi trasparenti, regolamentati dallo Stato, accordi che vengano fissati su base minima, in conformità con la programmazione della produzione, con modalità, caratteristiche merceologiche e con il rispetto dei termini di pagamento. Accordi in base ai quali i produttori possano diventare parte attiva nel confronto con la Gdo".
Con la Regione Piemonte, oltre al progetto educativo, il rapporto riguarda anche l'attuale programmazione del Psr regionale. "Recentemente - conclude la Fantolino - abbiamo avuto la possibilità di partecipare al bando relativo al benessere animale (misura 215). In vista della scadenza della normativa, stiamo rinnovando tutti i nostri capannoni con sistemi di allevamento a terra, in voliera e mantenimento delle attività di allevamento biologico. Il Piemonte non ha allevamenti avicoli ad alta densità e quindi l'Assessorato ha avuto cura di sostenere tali attività ad alto valore aggiunto. Le cifre previste non sono molto elevate ma tutto aiuta ed è bene accetto, in questo periodo di difficoltà economica generale".

 
Andrea Festuccia

 
 
 
 

PianetaPSR numero 5 - dicembre 2011