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FILIERA CORTA

La donna che "sussurra" alle capre

Valeria Ciglia alleva in provincia di Varese 200 capi, produce latte e ora chiude il cerchio con un caseificio ecocompatibile fatto con balle di paglia e fieno - Il ruolo del Psr 
Valeria Ciglia

Capre allevate nel segno del benessere animale, latte di alta qualità, formaggi rigorosamente a km zero per tutto l'anno e un caseificio, tra i primi in Italia, costruito con balle di paglia, legno, terra cruda e calce. E' il mondo di Valeria Ciglia, 36 anni, di Azzio in provincia di Varese che insieme al marito, nella sua azienda 'Al Mulino'  ha saputo coniugare la produttività con la tutela ambientale.
Un'attività iniziata nel 2007, quando l'allevamento di vacche e vitelli viene sostituito da quello di capre camosciate delle alpi francesi, 100 per l'esattezza che oggi, a distanza di 4 anni, sono diventate 200. L'azienda, con una moderna sala mungitura a 12 poste, ha una produzione giornaliera di 5 quintali di latte consegnato alla Centrale del latte di Varese per pastorizzazione e produzione di formaggi confezionati in azienda e venduti direttamente al consumatore. Ma la vera novità è il caseificio fatto da balle di fieno spesse 80 centimetri dove poter lavorare il latte a temperatura costante tutto l'anno. Tutto questo, come spiega l'imprenditrice, con l'aiuto di tre piani Psr a cui l'azienda ha aderito negli ultimi anni.
"Siamo molto orgogliosi del nostro caseificio, è tra le prime costruzioni in Italia adibita a uso produttivo 100% ecocompatibile, progettata in due anni e realizzata in poco più di una settimana. E' di una semplicità singolare in grado di offrire tanti vantaggi, dall'impatto zero sull'ambiente, all'autoregolazione della temperatura interna garantita dalla paglia (l'ambiente è mantenuto a clima costante senza pompe di calore o impianti di raffreddamento) che ci dà la possibilità di utilizzarlo per tutto l'anno per la lavorazione della Formagella. Sì perché l'obiettivo è trasformare il nostro latte appena munto. Lo mettiamo in caldaia, per poi lavorarlo per produrre formaggio assolutamente fresco in ogni momento dell'anno. Avremo anche una spaccio aziendale dove proporremo i prodotti del territorio, dal nostro miele, ai piccoli frutti e marmellate.
Formaggio fresco 12 mesi 12 quindi?
Questo è possibile grazie ad un progetto di destagionalizzazzione del gregge; le nostre capre hanno infatti partorito ad ottobre, essendo state coperte in primavera, in modo da avere il latte per tutto l'inverno, con un picco di lattazione intorno a Natale; un momento, questo, in cui aumenta la richiesta di formaggi e si registra un calo generale di produzione del latte presso le attività che non hanno utilizzato questa tecnica. Avendo il latte d'inverno avevamo però bisogno di trasformarlo in un edificio che avesse la capacità di mantenere un clima costante.
Una scelta vincente quindi!
Con due valenze, la prima è ambientale, perché quando lavori con gli animali, sei portato ad occuparti del territorio in cui vivono; la seconda è la trasformazione del formaggio, per cui serviva un edificio dal clima costante giorno e notte, ma anche estate e inverno.
Tutto però parte dalle capre.
Posso dire che qui gli animali sono davvero sereni, sani e indenni da qualsiasi malattia, vivono integrati nell'ambiente che li circonda. Hanno dei paddok esterni in modo da poter stare all'aria aperta quando lo desiderano e un'alimentazione davvero autoctona mangiando il nostro fieno e, cosa assolutamente innovativa, si alimentano in modo autonomo, perché abbiamo dato loro la possibilità di scegliere cosa e quando mangiare. Badiamo in modo prioritario alla loro salute, al loro benessere e al loro stato psicologico. Per noi fare formaggi in azienda è fondamentale, perché significa davvero chiudere il cerchio: siamo produttori di latte, di formaggio e allo stesso tempo, rivenditori. Crediamo molto nella politica del chilometro zero e nei prossimi anni sarà sempre di più un lusso sapere esattamente cosa stiamo mangiando.
Avete aderito ai Psr?
L'adesione a tre misure del Psr negli anni ci ha consentito di costruire stalla, fienile e caseificio, a riprova che gli strumenti per lavorare ci sono. Ovviamente l'adesione al piano comporta molte responsabilità per l'agricoltore, prima tra tutte l'obbligo di mantenere le strutture preesistenti in buono stato, così come essere regolare con corsi, permessi, documentazioni e mezzi agricoli; ma è anche l'occasione per fare un consuntivo dell'azienda, verificarne lo stato reale ed eliminarne eventuali criticità.
Problemi?
Sì, abbiamo riscontrato l'assoluta mancanza di contributi per i lavori svolti in economia, un vero schiaffo alla natura stessa dell'agricoltore, che è dotato di braccia,  trattori... e soprattutto l'ineguagliabile voglia di spendersi per i propri progetti. In pratica, con i Piani si è costretti ad assumere manodopera ad alto costo e quindi non inserire il proprio tempo e la propria fatica, magari rubate alla stalla, nella cifra rimborsabile.
Sogni nel cassetto?
Sicuramente uno: con il Psr 2013 mi piacerebbe dotare l'azienda di un piccolo macello e chissà, un giorno, anche un giardino d'inverno dove coltivare agrumi.

 
 
 
 
 

Sabina Licci

 
 
 
 

PianetaPSR numero 6 - gennaio 2011