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INDENNITA' COMPENSATIVA

Una "diga" contro l'abbandono della montagna

A fine 2010 le misure 211 e 212 hanno speso il 56% del budget da 1,1 miliardi per 133mila aziende delle zone svantaggiate - In crescita i pagamenti legati alle aree Natura 2000.

Nelle aree rurali più interne e difficili, l'abbandono dell'attività agricola rappresenta un grave problema. In queste zone, infatti, l'agricoltura è fondamentale per garantire il presidio del territorio, la gestione del paesaggio e la conservazione di un contesto economico e sociale vitale.
E' proprio per questo che la politica agricola comune ha introdotto, fin dalla metà degli anni '70, una serie di interventi mirati al sostegno dell'agricoltura nelle aree più marginali. In questo ambito, una misura importante è rappresentata dalla cosiddetta "Indennità compensativa", ovvero da un pagamento specifico versato annualmente agli agricoltori che operano nelle zone di montagna o in altre aree svantaggiate. Negli anni, l'indennità compensativa è stata progressivamente inglobata nei programmi di sviluppo rurale (PSR), ed oggi rappresenta una parte importante dell'asse 2 "Miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale", identificata per convenzione dai codici 211 - indennità compensativa per le aree montane, e 212 - indennità compensativa per le aree con altri svantaggi. In concreto, l'intervento consiste nel pagamento di una indennità, del valore compreso tra 25 e 250 euro per ettaro, agli agricoltori localizzati nelle zone svantaggiate che si impegnano a coltivare il terreno o a proseguire l'allevamento in modo sostenibile.
I PSR regionali dedicano a questo intervento risorse importanti, che superano 1,1 miliardi di euro in termini di spesa pubblica. Altrettanto significativi sono gli obiettivi del periodo di programmazione 2007-2013, che si avvicinano a 184 mila aziende agricole beneficiarie e a una superficie oggetto di pagamento di 2,4 milioni di ettari, in termini di superficie agricola utilizzata (SAU)
L'intervento ha avuto un avvio piuttosto rapido ed una notevole diffusione. I dati provenienti dalle Relazioni Annuali di Esecuzione (RAE) preparate ogni anno dalle Autorità di Gestione responsabili dei programmi, indicano che in più di una regione gli obiettivi stabiliti dai programmi sono già stati superati e che l'intervento si è collocato ai primi posti anche in termini di "tiraggio" (utilizzo) delle risorse finanziarie assegnate.
I dati delle ultime RAE disponibili, riferite all'annualità 2010, mostrano livelli di avanzamento piuttosto elevati, e nettamente superiori a quelli osservati per le altre misure dei PSR. Per quello che riguarda la spesa, la cifra pagata e certificata dalle regioni è pari a circa 675 milioni di euro, corrispondenti al 56% del totale delle risorse assegnate. Da notare che questo valore è nettamente superiore al dato medio dei PSR, che a fine 2010 si fermava ad appena il 23% del totale. Se si guarda al numero di beneficiari ed alle superfici sovvenzionate il successo della misura è ancora più evidente: le aziende agricole finanziate sono infatti 133.000, pari al 72% dell'obiettivo di fine programmazione, mentre gli ettari sostenuti si avvicinano a 2,5 milioni, dato uguale se non addirittura superiore agli obiettivi. I grafici 1 e 2 mostrano l'andamento dell'intervento nel periodo compreso tra il 2007 e il 2010. Come si vede, il tasso di partecipazione alle misure è stato elevato già nella fase di avvio dei PSR ed è progressivamente aumentato fino ad arrivare ai livelli attuali. 

 
 
 

Un'analisi più attenta evidenza come le indennità compensative siano richieste prevalentemente da aziende che si trovano in zone montane (vedi grafici 3 e 4). L'80% dei beneficiari e il 71% delle superfici oggetto di indennità si trovano difatti in queste aree, mentre le restanti ricadono nelle cosiddette "aree svantaggiate intermedie", rappresentate da alcune zone della collina interna, dalle isole minori e da aree con svantaggi specifici come le zone umide del delta del Po.
Un altro dato di grande interesse è rappresentato dalla incidenza di questi pagamenti nelle aree Natura 2000. Il mantenimento di una attività agricola sostenibile è infatti particolarmente importante in queste zone ad alto valore naturale, dove contribuisce più che altrove a conservare sistemi agro-ambientali di particolare pregio come ad esempio i pascoli o le colture arboree tradizionali. Come indicato nei grafici 3 e 4, i pagamenti erogati tramite le misure 211 e 212 tendono a concentrarsi nelle aree Natura 2000, in cui ricadono ben 29.000 beneficiari e 662.000 ettari (rispettivamente, il 22% ed il 26% del totale), andando quindi a rinforzare l'efficacia ambientale dell'intervento.

 
 
 
 

Augusto Buglione - Stanislao Lepri
a.buglione@ismea.it,  s.lepri@ismea.it

 
 
 

PianetaPSR numero 6 - gennaio 2012