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MISURA 124

Innovazione, i fondi restano nel cassetto

Procedure complesse e la mancanza di anticipi finanziari frenano la spesa (1% dei 191 milioni disponibili) - Ma con la riforma Pac Bruxelles cambia approccio e stanzia un extra-budget.

Il settore agricolo, alimentare e forestale si confronta oggi con uno scenario in continua evoluzione e con la necessità di recuperare (e mantenere) margini di redditività sempre più esigui e reggere al crescente confronto con un mercato in continua apertura, concorrenziale e con costi di produzione sempre crescenti. Allo stesso tempo, l'agricoltura italiana continua a produrre quello che di buono sa fare, prodotti di qualità, cibi sani e una serie di esternalità positive per la collettività non remunerate, come la salvaguardia dell'ambiente e del territorio ma connesse alla ruolo multifunzionale ormai crescente. Una sfida imprenditoriale importante che trova un alleato nella sperimentazione di approcci innovativi per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie e che fa dell'innovazione una delle strade obbligate per trarre vantaggio dalle opportunità di mercato. In tal senso, la strada tracciata dalla politica di Sviluppo rurale mira ad incoraggiare la cooperazione tra agricoltori, industria alimentare e di trasformazione delle materie prime, enti di ricerca e mondo della consulenza: a tale fabbisogno infatti risponde la misura 124 "Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nei settori agricolo e alimentare, nonché nel settore forestale". L'obiettivo della misura è incentivare l'innovazione per ottenere un effettivo valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali. Un obiettivo di primo piano per l'intero comparto agricolo italiano e lo sviluppo delle aree rurali che può contare, in Italia, su un sostegno finanziario pari a 191 milioni di euro per l'attuale periodo di programmazione 2007-2013. La misura 124 è stata finora utilizzata per incentivare la cooperazione tra agricoltori e altri soggetti della filiera agro-alimentare e forestale, per ottimizzare il trasferimento di conoscenze finalizzate alla modernizzazione, all'innovazione e ad una più alta qualità nella catena alimentare.
Nonostante l'opinione diffusa tra gli addetti al settore che vede l'innovazione come un volano di sviluppo, va però subito detto che dal punto di vista finanziario la misura non brilla ancora. In realtà la prima fase di attuazione della misura non pone in dubbio la voglia di investire sull'innovazione, piuttosto mette in luce delle criticità nel metodo di implementazione, tanto da anticipare un cambiamento di rotta nella futura politica di Sviluppo rurale. Le difficoltà sono legate alla disponibilità delle risorse economiche da parte dei partenariati di progetto che non potendo contare sull'erogazione dell'anticipo finanziario del 50% (non è infatti concesso secondo l'attuale quadro normativo comunitario) faticano nello sturt-up dei progetti, dovendo anticipare non solo la quota privata ma anche l'importo del contributo pubblico, erogato solo a fine lavori e dopo la rendicontazione delle spese sostenute.

 
TABELLA 1

Una sperequazione rispetto alle altre misure con investimenti materiali che ha rappresentato un freno per l'avvio dei progetti, depotenziando così le ricadute per il settore agroalimentare in un momento di crisi economica dove il rimedio è anche l'innovazione e la riorganizzazione. Tra l'altro, la misura 124 per sua natura richiede un maggiore livello di specializzazione da parte dei soggetti proponenti con la convergenza degli enti di ricerca insieme alle aziende agricole e di trasformazione per costituire delle associazioni temporanee di scopo.
È da notare che molte Regioni hanno attivato la 124 attraverso il metodo della progettazione integrata di filiera (Pif), integrandola con altre misure in base a progetti promossi da partenariati di imprese per accompagnare il processo di ristrutturazione e adeguamento delle imprese e rispondere alle nuove esigenze del mercato: innovare per migliorare la competitività e creare così valore aggiunto nelle produzione.
La misura 124 permette infatti la sperimentazione di progetti capaci di trasferire innovazione ai processi di produzione e trasformazione dei prodotti agricoli, al fine di dare un valore aggiunto ai prodotti agricoli e far si che un processo diventi competitivo lungo l'intera filiera.

 
 

Le prospettive per il periodo 2014-2020
Se già la verifica dello stato di salute della Pac del 2009 (ormai archiviata come Health Cheack ) aveva posto l'innovazione tra le sei priorità orizzontali dei Psr 2007-2013, la strategia Europa 2020 e l'allineamento ad essa della Politica agricola comune (Pac) segnano un cambiamento netto nella strategia per l'innovazione all'interno della politica di Sviluppo rurale post 2013. La proposta di Regolamento per lo sviluppo rurale 2014-2020 getta basi più ampie per costruire dei ponti tra la ricerca e le tecnologie di punta, da un lato, ed agricoltori, imprese e servizi di consulenza dall'altro, promuovendo chiaramente un nuovo approccio ed un partenariato europeo per l'innovazione: un obiettivo ambizioso che si pone con forza tra presente e futuro. Per contribuire alla realizzazione della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, tra le sei priorità dell'Unione europea in materia di sviluppo rurale la prima pone al centro dell'attenzione proprio l'innovazione, il trasferimento di conoscenze ed il consolidamento dei legami tra agricoltura e silvicoltura, da un lato, ricerca e innovazione, dall'altro. Durante l'attuale periodo di programmazione 2007-2013, con la misura 124 i Psr finanziano un solo tipo di cooperazione nell'ambito della politica di Sviluppo rurale, quella legata allo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie. Il sostegno a questo tipo di cooperazione è ancora previsto nella proposta di regolamento, ma il futuro vuole andare oltre l'attuale misura 124 e fare un salto di qualità, non solo negli interventi previsti, quanto piuttosto nel metodo. Il nuovo approccio non prevede più singole iniziative progettuali attuate da partenariati fini al progetto stesso, ma una serie articolata di interventi che hanno come base comune la cooperazione e l'aggregazione tra soggetti espressione del mondo agricolo e della ricerca.
Il prossimo periodo di programmazione vedrà anche l'entrata in scena nel secondo Pilastro della Pac del Partenariato europeo per l'innovazione (Pei) in materia di produttività e sostenibilità dell'agricoltura, finalizzato a promuovere le connessioni tra la ricerca, il modo agricolo e forestale e la consulenza. Il partenariato Pei dovrà operare attraverso gruppi operativi responsabili di progetti innovativi e sarà supportato da una Rete di collegamento tra gruppi operativi, servizi di consulenza e ricercatori. La Rete PEI avrà un ruolo di informazione, di animazione e dibattito a livello di programma per promuovere i gruppi operativi e facilitare l'utilizzo de risultati della ricerca. In sostanza, l'obiettivo del PEI deve essere quello di far sì che le soluzioni innovative siano messe in pratica su più vasta scala e in tempi più brevi. La realizzazione di progetti innovativi sotto l'egida del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell'agricoltura sarà affidata a gruppi operativi composti da agricoltori, ricercatori, consulenti, imprenditori e altri soggetti interessati all'innovazione nel settore agricolo.
In pratica, la strada scelta dal nuovo regolamento per rilanciare l'innovazione è la cooperazione, su più livelli, per superare la frammentazione attuale che vede iniziative progettuali isolate e non sempre collegate al mondo della ricerca e della divulgazione. Il tema innovazione assume rilevanza anche dal punto di vista finanziario, andando oltre la politica di Sviluppo rurale: infatti, secondo la proposta di bilancio dell'Unione, la politica agricola riveste ancora un'importanza strategica e nel periodo 2014-2020 il finanziamento del primo e del secondo pilastro della Pac è completato da un finanziamento supplementare di 5,1 miliardi per la ricerca e l'innovazione in campo agroalimentare. Una fetta di risorse importanti da cui dipende il futuro del sistema agricolo europeo e su cui bisogna avviare una forte riflessione.

 
 

Vincenzo Caré

 
 

PianetaPSR numero 6 - dicembre 2012