Dal 31 dicembre 2011 gli standard della condizionalità si arricchiscono di un nuovo prezioso elemento: le fasce tampone nelle Zone Ordinarie della Direttiva Nitrati, la cui introduzione è stata sancita dal D.M. n. 27417 del 22 dicembre 2011, registrato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 30 dicembre ed entrato in vigore il giorno successivo. L'adozione delle fasce tampone entro il 1 gennaio 2012 era prevista dall'allegato III del Reg. CE n. 73/2009.
Descrizione dello standard
Lo standard si compone di due categorie di impegni. La prima categoria prevede la garanzia della presenza di "una fascia stabilmente inerbita, spontanea o seminata, oppure arbustiva od arborea, spontanea od impiantata, di larghezza di 5 metri." La fascia tampone può già esistere ed in tal caso va conservata così com'è: erbacea od arbustiva/arborea che sia. Nel caso non esista, allora va costituita e l'agricoltore può adottare la soluzione minima, cioè la realizzazione di una fascia erbacea. Questa nuova baseline è, pertanto, costituita da un "range" di soluzioni, che vanno appunto dalla fascia erbacea a quella arborea. L'impegno è finalizzato a limitare, mediante la parte epigea, il ruscellamento e, mediante l'apparato radicale, la percolazione degli inquinanti verso i corpi idrici.
La seconda categoria comprende il divieto di "applicare fertilizzanti inorganici, entro cinque metri dai corsi d'acqua" ed il divieto di utilizzo dei letami e dei liquami a distanze inferiori a quelle stabilite dal Decreto Effluenti (D.M. 7 aprile 2006).
Le risorse idriche salvaguardate dallo standard sono i corpi idrici superficiali di torrenti, fiumi o canali. Lo standard nel suo complesso si applica sia ai seminativi che alle colture permanenti, con l'esclusione dei pascoli permanenti, delle risaie e degli oliveti. La deroga al solo primo impegno è possibile, invece, per le particelle agricole ricadenti in «aree montane» (ai sensi della Dir CEE 268/75 e s.m.i.) e per i terreni stabilmente inerbiti lungo tutto il corso dell'anno.
Per quanto concerne ancora il primo impegno, le Regioni, nei propri provvedimenti di recepimento, possono modulare l'ampiezza della fascia in base allo «stato complessivo attuale» dei corpi idrici, identificato nell'ambito del Piano di gestione del distretto idrografico di appartenenza, in attuazione della Direttiva Quadro sulle Acque. L'applicazione degli altri due impegni è generalizzata e non modulabile, ad eccezione del divieto di fertilizzazione inorganica nel caso delle colture permanenti stabilmente inerbite, condotte con i metodi della produzione integrata o biologica e, contemporaneamente, "in presenza di «stato complessivo attuale» del corpo idrico superficiale interessato di grado «buono» o «ottimo»".
Le prospettive per le imprese e la fornitura di beni pubblici
Per le imprese agricole, in tempi di riduzione generalizzata dei finanziamenti, le fasce tampone rappresentano un'occasione per ottenere il 100% del pagamento unico del primo pilastro, poiché il 30% del budget dei pagamenti diretti è legato alla destinazione del 7% della superficie aziendale ammissibile ad aree di interesse ecologico. Fra queste aree figurano anche le fasce tampone. Inoltre, la concessione di pagamenti agroambientali può essere programmata dalle Regioni nell'ambito dei PSR in presenza di fasce più ampie di quanto stabilito dalle delibere regionali di recepimento del nuovo Decreto. Si consideri, infine, che i pagamenti agroambientali per il mantenimento delle fasce tampone possono essere concessi perché ciò che è diventato baseline è l'introduzione (l'impianto ex-novo) delle fasce tampone.
In termini di limitazione delle esternalità negative e di produzione di esternalità positive per l'ambiente, le fasce tampone intercettano gli inquinanti con le radici e la parte epigea, svolgono la funzione di infrastrutture ecologiche di collegamento fra gli agro-ecosistemi in un contesto di semplificazione indotta dalla specializzazione produttiva, costituiscono un agro-ecosistema in cui possono vivere specie vegetali ed animali, che altrimenti difficilmente troverebbero ospitalità altrove.
Ultima considerazione non per importanza, la possibilità concessa alle Regioni di formulare lo standard in armonia con l'attuazione della Direttiva Quadro sulle Acque, pone il nostro Paese in linea con le aspettative dell'Unione Europea in materia e ci predispone all'applicazione delle citate azioni agroambientali a beneficio dell'ambiente e delle imprese.
Antonio Frattarelli e Davide Liberati
PianetaPSR numero 6 - gennaio 2012