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Decreto sviluppo

Quattro mosse per rilanciare l'agricoltura

Importanti misure per il settore: decolla il Fondo credito con l'ok Ue, contratti scritti con la Gdo, stop al fotovoltaico selvaggio e clausola anti speculazione per i terreni demaniali

Il decreto legge, cosiddetto "Cresci Italia", pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 24 gennaio contiene importanti novità anche per l'agricoltura. Si tratta di interventi che potranno incidere profondamente sul problema dell'accesso al credito, sulla tutela del paesaggio e l'energia rinnovabile, sulla ricomposizione fondiaria e sul corretto funzionamento della filiera agroalimentare.
Il Fondo credito è lo strumento che potrà dare delle risposte alla crisi di liquidità e alle difficoltà delle aziende agricole e agroalimentari di accedere al credito. Attraverso il Fondo, le aziende potranno ricevere finanziamenti a tassi agevolati, grazie ad un accordo tra le banche e l'Ismea, per realizzare interventi cofinanziati da risorse comunitarie. In pratica, il credito sarà erogato interamente dalle banche ma con risorse in parte finanziate dalle banche e in parte dal Fondo che, a sua volta, potrà essere alimentato con le risorse dei programmi di Sviluppo rurale. Il tasso di interesse sarà agevolato per la parte finanziata dal Fondo e a prezzi di mercato per la parte finanziata dalla banca. Gli istituti bancari saranno selezionati da Ismea attraverso una procedura trasparente, sulla base dei prestiti erogati nell'ultimo periodo di riferimento e sulla base del miglior tasso di interesse offerto per la concessione dei prestiti alle aziende.
Accanto al Fondo credito, un'altra importante novità riguarda la disciplina delle relazioni commerciali per la cessione dei prodotti agricoli. L'intervento normativo ha lo scopo di rendere trasparenti le operazioni e di porre fine a talune pratiche sleali che incancreniscono il settore. Serve a dare certezza agli operatori e a tutelare gli anelli deboli della catena. Per queste finalità vengono introdotti: l'obbligo della forma scritta per i contratti che hanno per oggetto la cessione di prodotti agricoli, il divieto di pratiche sleali e la fissazione di un termine di pagamento di 60 giorni per la cessione dei prodotti non deteriorabili e di 30 giorni per i prodotti deteriorabili.
Un contributo alla trasparenza viene dato anche dalla modifica della norma sulla dismissione dei terreni agricoli di proprietà demaniale. Viene, infatti, stabilito l'obbligo di ricorrere all'asta pubblica per l'alienazione di tutti i terreni di importo pari o superiore a 100.000 euro. La norma, inoltre, protegge i terreni da possibili speculazioni edilizie: in base alla legge n. 183 del 2011, che aveva introdotto la disciplina per la dismissione dei terreni demaniali agricoli e a vocazione agricola, il terreno era vincolato all'uso agricolo per un periodo di cinque anni. Grazie alla modifica introdotta dal decreto legge, il vincolo alla destinazione d'uso agricolo passa da 5 a 20 anni. Inoltre, per favorire l'imprenditorialità giovanile, nell'alienazione dei terreni, viene riconosciuto un diritto di prelazione ai giovani agricoltori di età inferiore ai 40 anni.
Infine, va segnalato l'intervento in materia di impianti fotovoltaici. Negli ultimi anni, infatti, molti terreni agricoli sono stati sottratti alla loro destinazione di produzione alimentare e utilizzati per la costruzione di impianti fotovoltaici. La norma non introduce un divieto di costruire questi impianti sui terreni agricoli ma li esclude dalla concessione degli incentivi statali, facendo salve le autorizzazioni in corso. La norma ha quindi  la finalità di salvaguardare i terreni agricoli e la loro primaria destinazione, cioè produzione agricola. Impatta sulla tutela del paesaggio, poiché questi impianti hanno sicuramente un impatto ambientale negativo in termini di armonia paesaggistica. Non si esclude la possibilità per gli agricoltori di produrre energia attraverso impianti fotovoltaici, poiché la norma prevede la concessione di incentivi statali per gli impianti costruiti sulle serre. La scommessa delle energie rinnovabili sta proprio nella capacità di coniugare il bisogno di energia con il rispetto e la tutela di altri fattori concorrenti.
Il decreto liberalizzazione ha avuto una grande eco mediatica per gli scioperi di alcune categorie che lo hanno percepito come un attacco. Le norme agricole non hanno avuto questa attenzione, ma meritano una puntuale riflessione. Esse si pongono come il punto di partenza di una fase difficile ma di crescita. Mettono ordine in alcuni settori finora non toccati dal legislatore e introducono coraggiose scelte in materia di energia rinnovabile e rapporti commerciali.

 

 
Graziella Romito

 
 
 
 

PianetaPSR numero 6 - gennaio 2012