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Strategie

La missione possibile dello sviluppo rurale

Oggi rappresenta l'unico strumento pubblico in grado di incidere sul rilancio delle  aree meno strutturate - Focus su obiettivi  e qualità della spesa con articoli scritti sul territorio.

Quando annualmente si avvicina la scadenza prevista per verificare gli obiettivi di spesa dei Programmi di sviluppo rurale cofinanziati dall'Unione europea, da parte degli addetti ai lavori, ma anche stampa e dell'opinione pubblica, puntualmente riaffiora il quesito di fondo: questi Programmi hanno la capacità di rilanciare lo sviluppo del comparto agricolo e in generale delle zone rurali? E ancora: perché la spesa si concentra a fine anno?
A guardare i numeri una prima risposta è presto data: con una dotazione finanziaria per il periodo 2007-2013 pari a 17.6 miliardi di euro ed una spesa finora realizzata di 6.5 miliardi di euro, i Psr si confermano l'unico strumento di intervento pubblico oggi in grado di incidere sullo sviluppo delle zone rurali, interessando anche sfide ambiziose come la tutela dell'acqua, della biodiversità, il contrasto ai cambiamenti climatici e la promozione delle energie rinnovabili. Perché la spesa si concentra  fine anno? Perché il sistema amministrativo è complesso con controlli rigorosi e non eludibili, perché gli investimenti hanno bisogno di tempo per fare il loro corso e, talvolta, vengo anche attivati attraverso procedure di progettazione integrata che richiedono tempi lunghi. Certo, il rischio-inefficienza è sempre dietro l'angolo, ma va anche dato atto che nel 2011 le Amministrazioni coinvolte hanno fatto progressi importanti nei sistemi di gestione, recuperando il pregresso senza perdere la qualità degli interventi.
La spesa finora realizzata si attesta al 37,6% del totale, ma ciò che è importante - oltre al rispetto della tempistica della spesa - è che dietro le erogazioni finanziarie ci sono interventi molto significativi, che vanno dal sostegno ai giovani agricoltori alle misure per il capitale umano (formazione, informazione, consulenza). Ci sono poi gli investimenti, sia da parte delle aziende nelle varie filiere agroalimentari, sia investimenti infrastrutturali da parte degli enti pubblici, per i servizi essenziali e la viabilità rurale, per la diffusione della connettività a banda larga nelle aree rurali, per la tutela e gestione delle risorse idriche da parte  dei consorzi di bonifica. E questo, in tempi di crisi economica, non è certo poco.
Poi c'è l'ambiente, la seconda gamba della politica per lo sviluppo rurale, con il suo pacchetto di azioni agro ambientali per tutelare l'agrobiodiversità (la tutela della varietà di specie animali e vegetali presenti nella nostra agricoltura e nel territorio), le misure forestali, il sostegno all'agricoltura nelle zone svantaggiate e di montagna; completano il quadro le misure per lo sviluppo locale e la diversificazione.
Un raggio d'azione vasto e complesso, con ricadute importanti non solo sul settore agricolo ma sull'intero tessuto socio-economico di un'importante fetta del territorio nazionale, spesso quello strutturalmente più debole. Proprio per approfondire questo importante tema, "Pianeta Psr" - il giornale on line della Rete Rurale nazionale - ha avviato un dialogo diretto con le Amministrazioni regionali titolari della gestione dei Psr, per andare oltre la cortina di fumo del linguaggio tecnico e conoscere il contenuto e la ricaduta degli interventi finanziati.
E' così nata l'idea di questo focus sui  Psr, con una serie di articoli realizzati sul territorio.  In questo numero pubblichiamo la prima parte dei contributi regionali, la seconda sul prossimo numero di PianetaPsr.

 

 
Vincenzo Caré

 
 

Questo mese parliamo di:

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

PianetaPSR numero 7 - febbraio 2012