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 MODELLI RURALI

Alle colombiane il caffè piace col "chip"

Equità di genere, rappresentatività, organizzazione logistica e tecnologica: le "mujeres cafeteras" colombiane incontrano una delegazione Onilfa. E nasce l'idea del "Caffè delle donne".
La "tarjeta cafetera inteligente"dotata di microchip

Metti un settore, quello del caffè, che in Colombia pesa per il 17% sul Pil occupando il 25% della popolazione rurale e 3,3 milioni di ettari. E metti un'organizzazione che punta sulla tecnologia per ottimizzare flussi e mercato, dotando tutti i cafeteros di un'apposita tessera dotata di microchip  - la "tarjeta cafetera inteligente" - attraverso la quale eleggono i propri organi direttivi, usano il bancomat, carta di credito, richiedono prestiti per l'acquisto di input produttivi e ricevono i pagamenti a seguito della vendita del loro prodotto, in un sistema di tracciabilità che arriva all'azienda ed in alcuni casi al lotto utilizzando dei codici riportati sui sacchi del caffè che ogni tesserato utilizza per vendere il proprio prodotto. Se a tutto questo aggiungiamo una politica, da parte delle istituzioni e delle più grandi associazioni di cafeteros, che ha scelto di  mettere al centro di questi flussi la donna, come pilastro della famiglia rurale, e la sua capacità di mantenere coesi i legami tra comunità rurali, valorizzandone la capacità imprenditoriale, ecco che il "modello colombiano di imprenditoria agricola femminile" è  quasi completo.  "Quasi", perché, se è vero che l'incontro e il confronto con realtà diverse può aprire sempre nuovi orizzonti, quello con la delegazione italiana Onilfa, è stato foriero di nuove idee e soprattutto ha proposto un "modello italiano" di imprenditorialità femminile legato anche alla multifunzionalità molto apprezzato, dal quale poter attingere soluzioni per il futuro.

 

La missione in Colombia della delegazione, alla quale hanno  partecipato rappresentanti del Ministero e della Rete Rurale Nazionale, si è svolta  su invito della Federazione Nazionale dei cafeteros della Colombia e dal Comitato dei cafeteros del Cauca, con incontri di carattere istituzionale (Presidenza della Repubblica; Ministero dell'Agricoltura) e con le imprese, ha esplorato le potenzialità di collaborazione in campo agricolo e agroalimentare, lo sviluppo della condizione femminile nelle zone rurali, la formazione ed il trasferimento di conoscenze e 'best practices'. Sono state inoltre presentate alle istituzioni locali le attività portate avanti dalla Rete Rurale Nazionale. Donne al centro delle politiche di sviluppo rurale, si diceva. Con l'attività congiunta fra istituzioni e produttori. Il tutto naturalmente senza dimenticare che in numerose regioni della Colombia sono ancora presenti formazioni armate illegali e, sebbene le condizioni di sicurezza siano sensibilmente migliorate,  le azioni di matrice terroristica sono continuate, soprattutto nelle zone rurali.Riguardo ai progetti che il Comitato dei cafeteros sta portando avanti per favorire una maggiore partecipazione delle donne sia a livello produttivo che sociale, va segnalato quello dedicato alle Mujeres Cafeteras  "Mujeres con pasion por la tierra" che ha l'obiettivo generale di promuovere un miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie rurali attraverso  lo sviluppo di microimprese a conduzione femminile. Il progetto  è stato inizialmente indirizzato a 530 donne Leader delle Comunità locali che a loro volta hanno provveduto a lavorare con altre 8.000 donne in 20 diverse regioni. Nella regione del Cauca il progetto ha coinvolto 123.000 aziende di caffè e 3.850 donne: il Comitato ha fornito un supporto innanzitutto di tipo culturale favorendo l'incontro, lo scambio di esperienza (foros partecipativos) e la socializzazione tra le donne. Obiettivo quello di aumentare la conoscenza dei propri diritti, rafforzare le capacità di Leader, ricercare un'indipendenza economica e un loro ruolo ed importanza nell'ambito familiare. Nel contempo, puntare molto sulla "rete" fra donne e fra famiglie come veicolo di diffusione delle capacità e competenze acquisite.

 
Incontro delegazione ONILFA con le cafeteras del progetto "Mujeres con pasion por la tierra"
 

Ma oltre alla parte formativa e di assistenza tecnica, si punta molto su quella organizzativa: oltre al già citato utilizzo della tecnologia su microchip, la Federacion Nacionale de cafeteros, che conta sulla compresenza di fonti di finanziamento private e pubbliche (anche di fondi della cooperazione internazionale), investe sulla certificazione di qualità, sull'innovazione, sul rinnovo generazionale (favorendo l'acquisto di terreni), offre ai suoi tesserati una garanzia d'acquisto ad un prezzo pari almeno al 95% del prezzo internazionale più un plus sulla qualità, e ha realizzato delle aule virtuali (sale di connectividad) per la formazione a distanza e l'utilizzo di internet.
Anche se si deve dire che le donne del caffè ancora stentano ad essere presenti negli organi di rappresentanza della loro Organizzazione e su questo c'è ancora molto da fare, e bisognerebbe aggiungere che non solo in Colombia ma anche nel nostro Paese c'è ancora strada da percorrere su questo tema. Il governo colombiano sta lavorando in tal senso per definire politiche di promozione delle pari opportunità attivando "talleres partecipativos" (workshop) durati 2 anni su tutto il territorio, dove si sono raccolte anche le reali necessità delle donne che lavorano in agricoltura. La delegazione italiana, cogliendo l'esigenza di formazione di alto livello per le imprenditrici agricole colombiane, viatico per una maggiore partecipazione attiva anche all'interno delle organizzazioni agricole stesse, si è impegnata ad attivare delle borse di studio a favore di imprenditrici colombiane presso le Università italiane. Ma, nel segno del made in Italy, sono state apprezzate anche altre due soluzioni proposte dall'Italia: una, per rafforzare il progetto indirizzato alle donne coltivatrici del caffè "Mujeres Cafeteras",  è stata quella di valutare lo sviluppo di un marchio "Caffè delle donne". Altro risultato della missione è stato quello di raccogliere un forte interesse da parte sia della Sociedad De Agricultores de Colombia (SAC), della Federacion Nacional de Cafeteros e della Presidenza della Repubblica ad organizzare un evento "food/fashion" dove coinvolgere imprenditrici del settore vitivinicolo italiano e dell'alta calzatura Made in Italy insieme ad imprenditrici colombiane del caffè e di produzione di accessori di artigianato (borse, cappelli, cinte ecc).  Inoltre, il modello italiano di imprenditorialità femminile oggi esporta anche la grande frontiera della diversificazione: altissimo l'interesse dimostrato per gli esempi di donne alla guida di agriturismi, agri-nidi, fattorie didattiche: su questo la delegazione italiana si è impegnata a sviluppare la possibilità che le donne coltivatrici di caffè possano soggiornare in aziende italiane modello per valutare la trasferibilità di alcune iniziative nelle loro aziende. Esigenze di formazione nel modello colombiano dunque, di socialità (anche qui emerge la carenza di spazi ricreativi comuni all'interno delle aree rurali), di indipendenza economica. Ma alla base un'organizzazione del lavoro molto solida, e soprattutto la voglia di conoscere anche modelli, come quello proposto dall'Italia, di un'agricoltura che apre le proprie porte agli altri settori (quello turistico, quello educativo, quello della moda e della cultura enogastronomica) proponendo una figura di imprenditrice agricola nuova e ricca di prospettive.

Elisabetta Savarese

e.savarese@ismea.it

 
 
 

PianetaPSR numero 8 - marzo 2012