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FONTI RINNOVABILI

Quel torrente di montagna che produce energia

Venti anni fa il padre, allevatore, costruì in Val d'Ossola una centralina idroelettrica sfruttando un riale alpino - Ora il figlio, Tommaso Bianchi, chiude il cerchio col fotovoltaico sui tetti

Un viaggio a 360° nell'energia quello compiuto da Tommaso Bianchi, 31 anni da Anzola d'Ossola, a 15 Km da Domodossola in Piemonte. Perché questo giovane allevatore e agricoltore, un'azienda di 200 ettari di cui 120 coltivati a mais e 80 a prato, sembra aver interpretato nella maniera giusta il concetto di multifunzionalità legata alle specifiche del territorio, e fatto dell'energia da varie fonti una valida alternativa di reddito.
"Quando mio padre mise su la prima centralina idroelettrica, racconta Tommaso, aveva una potenza di 30 Kw, ed era in "isola", non collegata cioè alla rete elettrica nazionale, ma serviva solo per l'autosufficienza dell'azienda. L'idea venne dal fatto che qui sopra scorre un riale alpino, un piccolo torrente che fa un salto di 150 metri, ed è proprio questo salto che lo rende funzionale al microidroelettrico. Non è una questione di portata, ma di velocità e pressione assunte dall'acqua"
Qualche anno fa Tommaso ha fatto il primo insediamento, rilevando l'azienda, e dopo pochi anni è stata presa la decisione non solo di rinnovare la centralina, portandola a 50 Kw, ma di sostituire i tetti (con amianto) delle stalle e impiantare i pannelli fotovoltaici. Un impianto da 100 kw, che ora copre il fabbisogno aziendale, mentre l'energia prodotta dalla centralina idroelettrica, messa stavolta in linea con l'Enel, viene interamente venduta all'esterno. I lavori naturalmente non hanno solo riguardato la centralina in sé, ma tutta l'impiantistica, compreso il bacino dove viene convogliata l'acqua del riale e la condotta forzata che fa 1 km e mezzo di percorso per arrivare alla turbina.
"In zone geograficamente simili a questa a mio parere ci sarebbero molte possibilità di fare il microidroelettrico (fino a 100 kw) sfruttando la pressione del salto di riali anche piccoli", prosegue Tommaso. "Certo, ci sono molti problemi legati alle autorizzazioni, dalla concessione di derivazione delle acque rilasciata dal Servizio Regionale competente alla domanda per la costruzione e l'esercizio dell'impianto, che hanno tempi lunghi e non sempre certi. E l'investimento non è minimale. Noi per la ristrutturazione e il potenziamento della centralina e tutto l'impianto abbiamo investito sui 300.000 euro, anche se occorre dire che si può spendere anche meno (il costo di base in generale viene indicato tra i 1500 e i 2500 euro per Kw installato) ma in generale i parametri variano molto ad esempio a seconda della lunghezza della condotta forzata. Però, anche se il costo non è indifferente, bisogna pensare a quanto consuma un'azienda come la nostra: siamo sui 6.000 euro al mese fra l'illuminazione delle stalle, il riscaldamento dell'abbeverata, le lampade per i vitelli ecc. E' un discorso generale quello che va fatto: qualche anno fa abbiamo fatto un investimento complessivo che ha riguardato tutta l'azienda, non solo la centralina. Per questo abbiamo speso quasi 2 milioni di euro, usufruendo delle misure 121 ammodernamento aziende agricole per 100.000 euro e della 211 -indennità compensative per altri 17.000 euro. Ripeto, l'investimento non è stato indifferente, ma possiamo comunque dirci soddisfatti"

l'interno della microcentrale idroelettrica
L'esterno della microcentrale idroelettrica
 
 

L'azienda, comunque, resta un'azienda agricola: oltre alla coltivazione del mais, c'è soprattutto l'allevamento bovino (bruna, frisona, pezzata rossa), con 250 capi di cui 155 in lattazione. Ogni 2 giorni vengono prodotti 95 quintali di latte, e l'azienda ha un proprio marchio (Gorgonzola D'Anzola) per la produzione in esterno, con il proprio latte,  del gorgonzola. La madre di Tommaso produce Yogurth, e fra le attività future c'è quella dell'apertura di uno spaccio aziendale. Ma, tanto per non uscire fuori tema, l'attività di allevatore non poteva che suggerire di puntare anche sul biogas ( ed ecco qui la quadratura del cerchio) per sfruttare letame, liquame e quarto taglio per il biodigestore.
"L'importante", dice Tommaso, "è che sia energia pulita: per questo va bene il microidroelettrico, che non ha l'impatto delle grandi centrali idroelettriche, va bene il fotovoltaico sui tetti (mentre con quello a terra si è tradita la natura dell'agricoltura) e mi interessano molto i biocarburanti di seconda generazione, che consentono di non finalizzare la produzione esclusivamente all'energia, così come la loro applicazione ai motori dei trattori. Sogno un'azienda interamente ecocompatibile, dalle lampade della stalla ai trattori"

 
 
 

 
Andrea Festuccia
 
a.festuccia@ismea.it

 

PianetaPSR numero 9 - aprile 2012