Una delle fiabe più famose che si raccontano ai bambini è quella dei tre porcellini, e di quello più frettoloso che, andato via dalla casa dei genitori, per ripararsi costruisce la casa in paglia, subito spazzata via dal soffio del lupo cattivo. Ma questa storia non devono averla raccontata a Sanni Mezzasoma, 42 anni di Passignano sul Trasimeno, che ha sia i porcellini che la casa in paglia, in verità in terra e paglia, e, al di là delle battute, ha concepito nel tempo un'idea imprenditoriale originale e vincente, basata sul concetto di edilizia sostenibile. E ha deciso di trasmetterla sia agli studenti delle scuole ma anche ai geometri, ingegneri, architetti interessati alle modalità di costruzione con mattoni di terra e paglia.
La "casa" di cui parliamo è l'azienda agricola appartenente alla cooperativa di cui Sanni è direttore, "Panta Rei", una costruzione solida comprendente abitazione, una struttura agrituristica dove appunto vengono ospitate le scuole, e strutture annesse: i muri sono al 90% in terra e paglia, grazie alla particolare tecnica utilizzata.
"Gli impasti di terra e paglia vengono cambiati - ci racconta Mezzasoma - a seconda della disposizione per la quale vengono utilizzati: più terra quando serve la massa, con esposizione a sud, più paglia per isolare nei muri a nord. Il tutto viene lavorato dentro una cassaforma o estruso da un apposito macchinario. Il costo medio è bassissimo, la solidità garantita perché naturalmente laddove necessario strutturalmente, si usano i mattoni classici, ad esempio nella "scarpa", perché non puoi mettere terra a contatto con la terra. Il tutto, neanche a dirlo, è ecologicamente ultra-sostenibile, a partire dall'origine dei materiali, perché la terra che utilizziamo è quella di risulta dello scavo di sottofondazione".
Prima di diventare agricoltore, alla fine degli anni '90, Sanni Mezzasoma studiava astrofisica, anche se di famiglia contadina, poi però un incendio cambiò la sua vita.
"Era la fine degli anni '90. e in questi terreni c'erano stalle ormai semi - abbandonate. Un peccato, se consideriamo che negli anni'70 qui c'era uno dei greggi più popolosi del centro Italia. "Scoppiò un incendio, che distrusse le costruzioni, dopodiché la prima cooperativa di cui ho fatto parte ebbe l'occasione di ristrutturare il tutto, attraverso i fondi del Leader II. Incontrammo l' "Atelier Ambulant d'Architecture", associazione europea di architetti ambulanti, che lavoravano al momento in Italia, Francia, Austria e Germania su progetti di rivitalizzazione socio-ambientale realizzati in autocostruzione. Così, insieme, accedemmo ad un co-finanziamento da parte del Gruppo di Azione Locale (GAL) Trasimeno-Orvietano. Laddove c'era l'amianto, pensammo di avviare un processo di edilizia naturale. Oggi su quelle terre sono tornati bovini (20 capi), ovini, animali di bassa corte, ci sono 4.000 piante di ulivo e 120 ha di bosco, e la produzione di carne, formaggio, olio. Il tutto biologico, e venduto in filiera corta".
Fatte queste esperienze, l'dea successiva fu di avviare il processo didattico, costruendo l'agriturismo, grazie anche alle misure del Psr per la diversificazione.
Oggi la cooperativa ospita in azienda le scolaresche, con veri e propri campus, della durata di alcuni giorni, ed ogni anno arrivano qui fra le 4.000 e le 5.000 persone, tra bambini delle scuole, ospiti dell'agriturismo e partecipanti ai corsi di edilizia sostenibile. I bambini partecipano alle fasi della coltivazione, dalla semina alla raccolta, dormono fa le quattro mura di terra e paglia e i più fortunati, quando la programmazione lo permette, partecipano anche, laddove possibile, alla posa dei mattoni. Ma la vera novità sta proprio nei corsi per adulti, su come costruire con la tecnica della terra e della paglia, alla quale partecipano geometri, studenti di architettura e di ingegneria, ma anche agricoltori. Anche dall'estero.
"In Europa", chiosa Mezzasoma, il fermento attorno a "Green roof (tetti verdi) e Green façades (facciate verdi) è ampio, alcune città come Londra e Berlino ne stanno facendo un'abitudine nelle nuove progettazioni. Noi qui lo facciamo già sui tetti delle nostre costruzioni, in ambito rurale forse è più facile, ma il fatto che anche nelle grandi metropoli si stia seguendo la strada dell'abitare naturale o comunque dell'ecosostenibilità ci fa ben sperare per il futuro. Ad oggi è vero che la tendenza, per quanto riguarda le costruzioni in terra e paglia, è all'autocostruzione di strutture agricole annesse. Noi però siamo andati un po' oltre con le strutture ricettive, ma bisogna anche dire che all'estero sono andati ancora più avanti: in Galles ci costruiscono gli anfiteatri, in Austria c'è un intero paese costruito così. Quello che noi vorremmo fare è sviluppare le costruzioni ex-novo in questo materiale, non solo le ristrutturazioni, anche avvalendoci del monitoraggio delle Università".
Andrea Festuccia
a.festuccia@ismea.it
PianetaPSR numero 9 - aprile 2012