Un punto di assoluta centralità nella proposta regolamentare per la Politica di sviluppo rurale post 2013 è quello legato ai temi dell'innovazione. Rappresenta uno degli obiettivi strategici della proposta e numerosi sono gli strumenti messi a disposizione che, oltre a favorire l'innovazione di processo e di prodotto, tendono a facilitare l'incontro tra domanda e offerta di innovazione, il trasferimento e la diffusione della stessa. Tra gli strumenti proposti, spicca quello che mira a creare Partenariati europei per l'innovazione (PEI) ossia reti di attori di diversa natura che dovrebbero favorire l'introduzione di innovazioni nell'agricoltura europea. Uno strumento che non ha precedenti nella Politica di Sviluppo rurale e che, se bene utilizzato, potrebbe rilevarsi strategico nei processi di riadattamento e innovazione del settore agroalimentare europeo.Un approccio innovativo, di cui però si trova già un'importante traccia nell'attuale programmazione, e in particolare nel decollo dei Progetti integrati di filiera.
Quando le Regioni hanno previsto l'attivazione delle misure per l'innovazione i PIF hanno proposto strategie di azione interessanti. In generale, le misure più rivolte all'innovazione (114, 115 e 124) degli attuali Psr hanno avuto un successo limitato, spesso condizionato dalle tortuose procedure di accesso messe in campo dalle Regioni. In ogni caso queste misure sono state utilizzate nell'ambito dei Pif dove, invece, si sono registrate performance sicuramente migliori. Il 5% delle risorse impegnate attraversoi Progetti integrati di filiera è, invece, destinato ad interventi per l'innovazione e oltre il 90% delle stesse sono dedicate alla misura 124. Si tratta di circa 30,5 milioni di euro che vanno a finanziare 200 progetti di ricerca nell'ambito dei Pif (tabella 1). A livello regionale, i Pif più attivi nel campo dell'innovazione sono quelli della Toscana, seguiti dall'Emilia Romagna. Anche se i progetti più consistenti, in termini finanziari, si concentrano in Puglia dove si registrano finanziamenti mediamente più alti, rispetto alle altre Regioni, per progetti di innovazione nei processi di filiera. Certamente, l'esperienza dei Pif, promossi da diverse Regioni nell'ambito dei PSR 2007-2013, può in alcuni casi configurarsi come una sorta di palestra partenariale in cui il tema dell'innovazione ha caratterizzato l'intero progetto.
Progetti e risorse finanziarie destinate
alla misura 124 nei PIF per Regione
Questo modello, infatti, nella promozione di partenariati di filiera, pur con scopi più ampi di quelli che potrà avere un "gruppo operativo" per l'innovazione, di fatto configura questi soggetti e in alcuni casi ne ha anche anticipato le modalità di funzionamento e gli scopi in termini di innovazione. Per settore, i finanziamenti per le attività di ricerca si concentrano nel settore ortofrutticolo e in quello seminativo; settore che più di altri necessita di rinnovamenti e riconversioni produttive e che più di altri sono soggetti alle pressioni competitive internazionali l quali possono essere arginate - almeno da un'agricoltura come quella italiana - anche con l'introduzione di processi di innovazione.Anche per la misura 114 per la formazione e l'informazione per gli operatori agricoli e per la 115 rivolte alla creazione di servizi di consulenza aziendale si sono registrati buoni risultati nell'ambito della Progettazione integrata territoriale. Circa 1/3 delle imprese agricole aderenti ai Pif ha attivato anche misure di formazione e consulenza aziendale, anche se in questo caso i settori che registrano il maggior numero di domande, in proporzione al numero di domande totale, sono florovivaismo e seminativi. Un valido esempio di prima applicazione congiunta fra le misure per lo sviluppo del capitale umano e sociale e per la promozione e diffusione delle innovazioni in agricoltura è fornito dalla regione Veneto, nell'ambito della progettazione integrata di filiera del settore agroalimentare e forestale. Infatti, una buona prassi regionale per migliorare la competitività delle aziende agricole è realizzata attraverso l'attivazione congiunta di alcune misure del Psr per lo sviluppo del capitale umano (misure 114 per la consulenza e 124 per l'innovazione), nell'ambito dei PIF. Questo approccio sottolinea la trasversalità dei servizi di consulenza e di sviluppo di innovazioni, rendendo più efficace l'applicazione delle misure sopracitate. Infatti tali misure, se applicate all'interno dei PIF, possono garantire un servizio più flessibile e funzionale alle reali esigenze del settore agricolo e agro-alimentare. In Veneto, nella programmazione 2007-2013 sono state attivate 33 partnership regionali, specializzate principalmente nel settore del vino e delle carni bovine.
Progetti per mis. 124 attivati nei PIF per comparto produttivo
La strategia attuata dal partenariato è orientata verso il sostegno alla competitività delle filiere agricole e agroalimentari specifiche del contesto territoriale, quali i comparti dei seminativi, lattiero-caseario, carne, vino e tabacco. Gli interventi attivati riguardano principalmente l'adeguamento e l'innovazione delle aziende, l'innovazione di processo e di prodotto, al fine anche di migliorare la commercializzazione della produzione agricola. Esperienze queste nelle quali si possono cogliere numerosi elementi di riflessione. In primo luogo va sottolineata la consistente partecipazione delle imprese agricole allo strumento dei PIF. Esse costituiscono quasi il 90% dei partecipanti dei PIF e attivano un volume d'investimenti pari al 39% del volume totale d'investimenti attivato dai progetti integrati. E ancora, hanno partecipato a diverse misure previste dallo strumento:
in particolare, la misura 114 ha registrato una percentuale di coinvolgimento del 55,8% sul totale delle imprese aderenti ai PIF. L'elevata partecipazione alla misura per la consulenza è un segnale di come l'erogazione di tale servizio è percepita come driver per l'innovazione e il rafforzamento della filiera agroalimentare. E questo a dimostrazione di come le imprese agricole siano sempre più consapevoli che, per una maggiore redditività aziendale, gli investimenti strutturali vanno integrati da interventi che possano agire sulle capacità imprenditoriali, arricchendo e rinnovando il patrimonio conoscitivo degli imprenditori. Circa la metà dei partenariati ha poi attivato anche la misura 124 per attivare collaborazioni dirette con Università ed Enti di ricerca al fina di sviluppare tecnologie, macchinari, processi produttivo o nuovi prodotti da introdurre nel processo produttivo del PIF. I risultati sembrano particolarmente incoraggianti, anche per le sfide poste dalla proposta di regolamento per lo sviluppo rurale post 2013. La costituzione di partenariati nella filiera produttiva, con un proprio e specifico obiettivo di sviluppo, è da stimolo all'introduzione di elementi di novità nei processi aziendali e coinvolge in questi processi anche soggetti che, presi singolarmente, non saprebbero o potrebbero avvicinarsi alle tematiche dell'innovazione sia essa rivolta alle capacità imprenditoriali o alle dinamiche produttive aziendali. I processi partenariali stimolano la diffusione di idee innovative e incoraggiano i singoli ad assumere comportamenti più "spregiudicati" verso l'adozione di processi che rompono gli schemi della propria tradizione produttiva. L'esperienza dei PIF veneti, dimostra che i processi di aggregazione aziendali possono essere uno stimolo all'innovazione del settore agricolo. Naturalmente perché ciò avvenga è necessario un alto grado di coinvolgimento delle imprese che si realizza attraverso un'efficace azione di informazione e comunicazione istituzionale. In questa azione di trasferimento di conoscenza dello strumento della progettazione integrata, in Veneto un ruolo chiave è stato svolto dalle associazioni di agricoltori oltre che dalla stessa Regione. Da rilevare anche il grado di soddisfazione delle imprese coinvolte nei processi di filiera. Dai risultati rilevati durante un'intervista realizzata dal gruppo di lavoro "progettazione integrata" della Rete Rurale Nazionale ad alcuni dei partenariati PIF veneti, emerge che "il grado di soddisfazione rispetto al PIF è piuttosto elevato con riferimento alle attese in merito alla sua capacità di costruzione e consolidamento delle relazioni, nonché in riferimento alla commercializzazione". In particolare "relativamente alle innovazioni, il coinvolgimento della filiera è considerato molto rilevante soprattutto per il miglioramento delle produzioni e dei processi esistenti". Pertanto, la decisione di attuare progetti di innovazione all'interno dei PIF, sembra una precisa scelta strategica per la concentrazione dell'offerta e per una migliore organizzazione della distribuzione e commercializzazione dei prodotti. Motivazioni che convergono verso chiare esigenze delle imprese per un consolidamento della filiera e delle relazioni contrattuali, grazie anche all'introduzione di innovazioni di prodotto e processo, insieme alla consapevolezza di poter ottenere maggiore certezza nei finanziamenti se coinvolti all'interno di una progettazione integrata.
Elisa Ascione - Serena Tarangioli
ascione@inea.it - tarangioli@inea.it
PianetaPSR numero 9 - aprile 2012