L'innovazione rappresenta oggi la chiave di volta per affrontare le sfide dell'Agricoltura 20.20 e il driver della revisione gli attuali Sistemi di conoscenza e innovazione in agricoltura. Al riguardo, le conferenze tenutesi a Bruxelles nel mese di Marzo, "The future of Agricultural Knowledge and Innovation Systems in Europe" e " Enhancing innovation and the delivery of European Research Agriculture" rappresentano due tappe fondamentali di questo percorso.
La pubblicazione del Rapporto "Agricultural Knowledge and Innovation Systems in transition", da parte del Comitato permanente europeo per la ricerca in agricoltura (SCAR, Standing Committee on Agricultural Research), ha costituito l'occasione per organizzare una conferenza, tenutasi il 5 marzo a Bruxelles, sul tema del futuro dei Sistemi della conoscenza e dell'innovazione in agricoltura (AKIS) in Europa.
L'evento è stato realizzato congiuntamente dallo SCAR e dai ricercatori di SOLINSA, progetto europeo appena avviato e finanziato nell'ambito del settimo Programma Quadro, sulle reti di apprendimento e innovazione per un'agricoltura sostenibile[1]. Entrambi collaborano con le proprie attività per rispondere all'esigenza di delineare i sistemi della conoscenza e innovazione che possono al meglio supportare le sfide di sostenibilità che l'agricoltura europea si trova ad affrontare.
Protagonisti dell'evento, i ricercatori coinvolti in SOLINSA e i rappresentanti del Gruppo di lavoro collaborativo (CWG), sorto in seno allo SCAR con l'obiettivo di supportare la definizione della policy europea in materia di ricerca e innovazione per il post 2014. Costituito da rappresentanti istituzionali degli Stati Membri e da esponenti del mondo della ricerca e della consulenza, il Gruppo è stato autore del Rapporto presentato in occasione della conferenza e che rappresenta il primo tentativo di definire l'attuale quadro europeo in materia di sistemi di ricerca, consulenza, formazione e divulgazione in agricoltura[2].
Molteplici gli obiettivi della conferenza: in primo luogo, dare l'opportunità di comprendere i concetti teorici legati agli AKIS (Agricultural Knowledge Innovation System) e la rilevanza che tali sistemi assumono nel nuovo contesto europeo; presentare il quadro degli attuali AKIS nazionali e le loro caratteristiche (attori coinvolti, linee di policy); condividere e sviluppare idee per l'evoluzione futura dei sistemi e della relativa policy europea e nazionale; informare circa l'utilità di concetti quali "reti", "network" e "partnership" di innovazione nell'ottica di una maggiore integrazione tra le sfere ricerca e practice agricola; infine, individuare le priorità per il futuro che necessitano di ulteriori riflessioni. L'evento ha permesso di comprendere come gli attuali AKIS rappresentino l'evoluzione del concetto più istituzionale di AKS (Agricultural Knowledge System), sorto già negli anni '60 per definire il sistema di attori (pubblici e privati), per coordinare un processo di tipo lineare di creazione e trasferimento della conoscenza agli agricoltori.
Figura 1. Rappresentazione grafica degli AKIS e del flusso di conoscenza tra le componenti
L'evoluzione in AKIS è stata dettata dall'esigenza di formalizzare piuttosto l'insieme di "reti di interazione" tra gli attori, compresi quelli esterni ai tipici circuiti di ricerca, istruzione, divulgazione agricole, coinvolti nella creazione, trasformazione, diffusione, utilizzazione della conoscenza e dell'informazione a supporto dei decisori politici e dell'innovazione in agricoltura (Röling, Engel, 1991; Klerkx, Leeuwis, 2009; EU SCAR, 2012).
Gli attuali AKIS: problemi e prospettive
Le presentazioni del CWG hanno messo in luce come comuni siano le sfide che i sistemi AKIS devono affrontare, ma ancora forte è la loro eterogeneità a livello europeo. Sebbene siano in fase di evoluzione, il rapporto del CWG conclude che non vi è alcuna garanzia che i sistemi siano pronti ad affrontare le sfide poste dalla bio-economia: mancano politiche coerenti in materia di AKIS, è assente una concreta connessione tra le politiche specifiche per l'innovazione e gli strumenti di innovazione tipicamente agricoli. Inoltre, il monitoraggio dei sistemi è quasi del tutto assente o non influisce come dovrebbe sulle decisioni di policy nazionali: mancano schemi appropriati di controllo e valutazione e sono assenti meccanismi di feedback; la diversità degli incentivi che guidano le componenti degli AKIS costituiscono un ostacolo alla sinergia all'interno dei sistemi stessi, mentre l'approccio di rete e la cooperazione tra ricerca, divulgazione e pratica agricola sono fondamentali e dovrebbero essere maggiormente stimolati.
L'attuale fase di evoluzione degli AKS spinge ad una riflessione di cui il rapporto presentato a Bruxelles si fa portavoce: nella definizione dei principi-guida della ricerca, occorre distinguere tra science-driven research e innovation-driven research. La programmazione, il coinvolgimento di agricoltori e imprenditori agricoli e il ruolo dell'Unione Europea nel tessere una rete che consenta integrazione, cooperazione, condivisione e adozione di conoscenza sono molto diversi in entrambi i casi. Solo tenendo conto di queste differenze, suggerisce il Rapporto, la politica europea della ricerca e la sua gestione possono essere potenziate al fine di soddisfare le necessità del settore (EU SCAR, 2012).
La conferenza indica quindi come migliorare il coordinamento e la valutazione dei sistemi, creare dei network di innovazione a livello nazionale, consolidare e integrare le istituzioni, incoraggiare le partnership, diversificare l'offerta di servizi, coinvolgere maggiormente gli utenti finali nel processo di decisione siano diventate la chiave di volta per un radicale cambiamento di paradigma. Nonostante i rilevanti cambiamenti nei sistemi, la flessibilità e la capacità di risposta necessaria per supportare pienamente iniziative innovative per uno sviluppo rurale sostenibile sembrano infatti ancora deboli (EU SCAR, 2012).
Figura 2. Rappresentazione grafica dei LINSA in relazione alle configurazioni AKS, AKIS, AIS
I network come flussi di conoscenza e innovazione
Come dimostrano le relazioni tenute dai ricercatori di SOLINSA, maggiori flessibilità e adattabilità ai cambiamenti, un più ampio spazio per i processi di apprendimento, innovazione, costruzione di capacità e abilità tra gli attori rurali circa nuove metodologie e visioni vengono offerte piuttosto dall'AIS (Agricultural Innovation System), l'approccio di network all'innovazione che si pone quale naturale evoluzione dell'AKIS (Dockes et al., 2011; Klerkx, 2012b). Da qui la proposta di un approccio all'innovazione bottom-up interattivo tra i diversi partner coinvolti (siano esse imprese, produttori, organizzazioni, individui) piuttosto che top-down dalla scienza alla sua implementazione. L'enfasi su un simile approccio sposta quindi l'attenzione sui LINSA (Learning and Innovation Network for Sustainable Agriculture), reti di apprendimento e innovazione finalizzati all'obiettivo di una agricoltura e uno sviluppo rurale sostenibili attraverso l'interazione e la trasmissione di conoscenza e informazione tra gli attori che vi prendono parte. I LINSA fanno della "rete" un processo necessario affinché si renda utile e applicabile ad altri attori la conoscenza prodotta, piuttosto che considerarla come un semplice stock da trasferire SOLINSA dimostra come sia anche tramite queste reti che si esplica l'azione degli intermediari dell'innovazione (innovation brokers, Klerkx 2012a; b), soggetti che recepiscono i bisogni degli agricoltori e cercano soluzioni "cucite" sulle loro necessità, creando un ponte con la scienza.
Rafforzare l'innovazione nell'agricoltura europea
Lo scopo della conferenza dal titolo " Enhancing innovation and the delivery of European Research Agriculture",tenutasi lo scorso 7 Marzo, era quello di lanciare il dibattito europeo attorno alle principali questioni che riguardano la politica e gli strumenti di supporto dell'UE alla ricerca e all'innovazione per il settore agricolo del post 2013. L'occasione ha rappresentato soprattutto un momento di confronto, aperto e inclusivo, tra i principali attori dei processi di ricerca e innovazione agricola: le organizzazioni imprenditoriali, i rappresentanti istituzionali degli Stati Membri, i delegati dello SCAR, i ricercatori, gli accademici e la Commissione Europea. La conferenza ha fatto seguito all'emanazione dei regolamenti comunitari per il futuro della PAC, e alla comunicazione[1] della CE dello scorso fine febbraio, che hanno delineato il quadro, oltre che regolamentare, della politica per l'innovazione e la ricerca in agricoltura (Cristiano, 2012; Vagnozzi, 2012; Materia, 2012). Il fine ultimo, è quello di promuovere e diffondere approcci innovativi alle pratiche agricole e forestali, che sostengano nel tempo comportamenti imprenditoriali proattivi di investimento continuo in ricerca e innovazione.I lavori preparatori e l'organizzazione della conferenza sono stati caratterizzati da un approccio fortemente collaborativo e partecipativo delle due DG della CE, Ricerca e Agricoltura; segnale di una definitiva attivazione integrata dei programmi d'intervento suitemi della ricerca e della innovazione, di cui, pur demarcandone gli ambiti e gli obiettivi, viene riconosciuta e promossa una necessità di integrazione e di disseminazione finalizzata ad un più ampio uso dei loro risultati. Inoltre, le due DG si sono avvalse del supporto del gruppo ad hoc di esperti tematici e imprenditori agricoli che, riunitosi lo scorso dicembre, aveva fatto emergere e discusso le criticità, i punti di forza e i rischi dei processi di sviluppo e trasferimento della conoscenza nel settore agricolo, dai diversi punti di vista dei suoi principali stakeholder. La partecipazione alla conferenza del Commissario Dacian Ciolos e delle più alte cariche istituzionali della CE e di alcuni Stati Membri, testimonia il valore politico attribuito alla conferenza e l'impegno richiesto di dare seguito, a livello nazionale, alle misure di intervento che caratterizzeranno i PSR e sono tese alla costituzione di partenariati locali di sviluppo funzionali alla disseminazione della conoscenza lungo le filiere.
In particolare, la CE ha sottolineato le incertezze che caratterizzano oggi il "fare impresa" in agricoltura e minacciano la stessa sostenibilità delle imprese, principalmente in termini di volatilità dei mercati e climate-change, e la sfida di rispondere prontamente alla richiesta della società civile di svolgere un ruolo più reattivo e propositivo, in termini di ricerca e innovazione finalizzate a rendere le produzioni agricole più sostenibili e a dare sicurezza alimentare. È stato inoltre sottolineato il ruolo della CE di facilitatore dei processi territoriali e inclusivi di sviluppo della ricerca, attraverso la predisposizione di strumenti utili e accessibili agli attori delle filiere; che supportino la promozione di investimenti e la creazione di network per l'innovazione delle pratiche agricole.
L'on. Paolo De Castro ha poi sottolineato come il settore agroalimentare sia oggi protagonista di enormi cambiamenti, che impongono nuovi modelli di crescita per una produttività agricola e forestale sostenibile, e pertanto, nei prossimi mesi, la messa a punto degli strumenti per l'innovazione del post 2013 dovrà essere orientata alla creazione di percorsi di sviluppo di rottura con gli attuali meccanismi di attuazione della PAC e di nuove forme di competizione sui mercati globali. L'innovazione deve favorire nuovi processi e modelli di organizzazione, per ottenere una filiera agroalimentare più efficiente, trasparente e sostenibile e in grado di ridurre gli sprechi alimentari. I ruolo dell'intervento pubblico è quello fondamentale di rendere praticabili i costi dell'accesso all'innovazione, sia attraverso interventi diretti, che favorendo azioni di sistema.Le presentazioni degli esperti sono state caratterizzate da esempi pratici, intorno ai quali si voleva stimolare la discussione sui modelli imprenditoriali di sviluppo dell'innovazione lungo le filiere; sui [1] Si fa riferimento alla COM(2012) 79 finale del 29.2.2012, relativa al Partenariato Europeo per l'Innovazione "Produttività e sostenibilità dell'agricoltura".
ruoli dei diversi attori; sui processi da innescare per favorire lo sviluppo di ricerca e innovazione demand-led e la tempestiva implementazione dei suoi risultati. Gli interventi sono stati realizzati prevalentemente da diversi istituti di ricerca europei (INEA, INRA, LEI, TEAGASC, Knowledge Centre for Agriculture, University of Hohenheim, INHORT, IFAPA) e da consulenti esperti delle materie, che hanno posto un particolare accento sulle questioni legate alla funzione svolta dai servizi di consulenza e di formazione e dalle reti nell'emersione dei bisogni di ricerca e innovazione degli imprenditori agricoli, nel dialogo tra questi ultimi e mondo della ricerca e nella traduzione dei risultati in pratiche agricole migliori. Particolare attenzione è stata posta inoltre sul ruolo dei consulenti, da una parte catalizzatori e broker di ricerca e innovazione, dall'altra facilitatori nei processi di traduzione dei risultati all'interno mondo agricolo.
L'Italia ha presentato le esperienze maturate con l'istituzione delle unità tecniche operative (2004-2009) e, più recentemente, con i progetti integrati di filiera (POR 2000-2007 e PSR 2007-2013). Le prime hanno rappresentato un'importante esperienza pilota di creazione di centri territoriali per la ricerca e l'innovazione, e hanno coinvolto e fatto lavorare insieme consulenti, divulgatori, formatori e ricercatori, col fine di supportare i comparti produttivi agricoli locali. I PIF rappresentano un'interessante esperienza di network collaborativo, caratterizzato dallo sviluppo di iniziative di ricerca e innovazione demand-driven, dalla facilitazione giocata dai consulenti nella promozione e nel trasferimento della conoscenza lungo la filiera e dalla tempestività con cui i risultati di tali processi sono stati implementati a livello aziendale.
Valentina Cristiana Materia - Simona Cristiano
PianetaPSR numero 9 - aprile 2012