Home > Il punto sui PSR > Così i giovani si reinventano il lavoro nei campi
Coldiretti Under 35

Così i giovani si reinventano il lavoro nei campi

Nel primo trimestre 2012 sono nate 10mila nuove aziende - Dallo zenzero agli ortaggi esotici per ristoranti cinesi, fino all'agrodetersivo: la parola d'ordine è diversificazione.

I giovani tornano a fare gli agricoltori, 10mila nuove aziende nel primo trimestre 2012, un settore che può battere la crisi. Basta aguzzare l'ingegno, saper vendere affrontando i mercati e alla fine anche i contitornano. E' il quadro messo in evidenza dalla Coldiretti, in occasionedell'assemblea nazionale dei giovani, un esercito al quale è affidatoil futuro di un'Italia oggi in mano ad una classe dirigente vecchia e incollataalla poltrona. La più anziana in Europa, con un'età media di 59 anni, dove il record, secondo un report dell'organizzazione agricola, spetta ai manager delle banche e ai ministri del governo Monti. 'Potenti'che probabilmente, ha ironizzato il delegato nazionale deigiovani della Coldiretti, Vittorio Sangiorgio, andranno in pensione primache la crisi sia superata e questo anche tenendo conto della riforma del ministro del Lavoro Elsa Fornero. Ad essere vecchie e poche sono soprattutto le idee con le quali si vuole affrontare la crisi,accusa l'organizzazione agricola, perché si cerca di riproporre modelli di sviluppo fondati su finanza ed economie di scala che hanno già fallito altrove, estranee alle peculiarità nazionali. Un'anzianità che, per quanto riguarda la burocrazia, uno dei nodi che affligge l'agricoltura e non solo, va ad incidere secondo cittadini e imprese monitorati dal report, sulla scarsa attenzione per le nuove tecnologie. Non è un casoche l'età media dei direttori generali della Pubblica amministrazione è di 57 anni, che sale a 61 per le aziende partecipate statali.
Un'Italia a due velocità, quella tracciata dalla Coldiretti, dove se da una parte il potere è in mano ad anziani, dall'altra il futuro dell'agricoltura è in mano ai giovani che, armati di voglia di fare, non sono scoraggiati dalle possibilità dimezzate di avere credito dalle banche (la metà rispetto agli imprenditori adulti). Ma la vera sfida, come ha detto il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, non è più quella soltanto di produrre, si è spostata a valle sulla capacità di saper vendere, affrontando un mercato sempre più globalizzato e competitivo.  E i giovani ci provano perché, quando gestiscono un'azienda i risultati sono migliori in termini di reddito e occupati. Secondo un'indagine Coldiretti/Swg, oggi il 33% degli under 35 è in fase di espansione contro il 10% della media nazionale. Giovani imprenditori agricoli che puntano sull'export, con il 13% che vende oltre confine (contro l'8%nazionale); il 40% ha aumentato il proprio fatturato nell'ultimo anno, e il 37% punta a crescere nei prossimi tre anni attraverso l'affitto (22%) o l'acquisto di terreni (15%).Quanto alle loro attività, il 50% delle aziende vanta anche una certificazione di qualità, mentre il 63% è multifunzionale contro il 37% a livello nazionale. Il principale settore di investimento per il 42% del campione è la vendita diretta dei propri prodotti, seguita da agroenergie (24%) e agriturismo (18%). Insomma serve aguzzare l'ingegno e questo i giovani della Coldiretti lo sanno bene, essendo riusciti, in alcuni casi, a trasformare in idee imprenditoriali le paure degli italiani per i cambiamenti climatici, l'immigrazione, la salute e l'ambiente.

Ecco quindi, grazie al surriscaldamento del clima, la prima piantagione di banane made in Italy, le spezie da vendere alla comunità di immigrati in Italia. C'è perfino  l'agridetersivo a base di alloro e ortica riciclabile, la mozzarella di capra contro le  intolleranze, ma anche la manna, dolcificante naturale a basso  contenuto di glucosio e fruttosio. La siciliana Letizia Marcenò ha  saputo sfruttare a suo vantaggio il clima quasi tropicalizzato dell'isola  adatto per coltivare banane che crescono ormai da 2 anni in maestosi  caschi, caratterizzate da una qualità eccellente. A voler conquistare i  3 milioni di immigrati presenti in Italia e in particolare la comunità cinese in Piemonte, è Zhong Jinyun di  un'azienda di Carmagnola,  nel Torinese, specializzata in coltivazioni made in Italy di prodotti destinati al consumo fresco e ai ristoranti cinesi della zona, come il cavolo pakcioi, la tiánguā (particolare zucchina tonda) e la jiǔcài (simile all'erba cipollina).
In Puglia, invece, Andrea Suriano, giovane imprenditore di Foggia, ha cominciato a coltivare prodotti etnici, dallo zenzero al coriandolo, dalla cannella alla curcuma. La crescente attenzione all'ambiente ha invece ispirato l'imprenditrice piemontese Paola Polce che ad Ivrea produce detersivi ecologici in imballaggi biodegradabili realizzati con le piante, dal sapone per lavastoviglie a base di alloro, ortica, limone, rosmarino e aceto, a quello per il bucato con sambuco, carota, indaco e lavanda. Prodotti ecocompatibili  a loro volta riciclabili al 100% tanto che l'acqua ed il detersivo utilizzati per lavare i pavimenti possono poi essere usati per irrigare piante e fiori. Ad  aver 'lavorato' sulle intolleranze alimentari, in  particolare su quelle da latte vaccino, è Salvatore Pulimento nel  Foggiano che, in collaborazione con l'Università di Bari, ha inventato la prima mozzarella con latte di capra, estremamente difficile da  realizzare e che è adatta a chi soffre di intolleranze al latte vaccino. In Sicilia a Castelbuono, un centro del Palermitano, Anna Maria Musotto produce invece la manna di biblica memoria, dolcificante  naturale a basso contenuto di glucosio e fruttosio, ricavandola  attraverso il tronco dei frassini da cui  fuoriesce una sostanza che, esposta al sole, si addensa formando lunghe stalattiti biancastre. Gioacchino De Leo, invece, in Puglia si è dedicato ai diabetici, producendo un pane che nasce dalla miscela di grano Senatore Cappelli e topinambur, il primo esente da ogni contaminazione e privo di qualsiasi effetto negativo sulla salute e il secondo da cui si ricava una particolare farina adatta ai diabetici che può sostituire in tutto quella del grano. Diego Bonifacino, infine, nel suo agriturismo in provincia di Cuneo prevede un intero menù per celiaci.
 
Sabina Licci

 
 
 
 

PianetaPSR numero 10 - maggio 2012