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REPORT UE

Giovani agricoltori: Italia fanalino di coda

In Europa under 35 dimezzati in pochi anni: oggi sono solo il 6% (nel nostro Paese 2,9%), ma con  performance migliori su reddito (+40%) e occupazione (+26%) - La nuova Pac rilancia la sfida

Un rapporto recentemente pubblicato dalla Commissione Europea parla chiaro: secondo gli ultimi dati Eurostat disponibili (2007) se in generale (Europa a 15) il numero degli imprenditori agricoli rispetto al 2000 è calato del  15,3%, quello dei giovani imprenditori agricoli ha subito un vero e proprio collasso, calando ben del 47,6%. 
Sempre stando ai dati, se la media (UE27)di giovani conduttori under 35 è del 6,1%, esiste una forbice fra Paesi, che vede la Polonia (12,3%), la Repubblica Ceca (9,8%) l'Austria (9,7%) e la Finlandia (9,1%) presentare percentuali più alte della media, mentre in coda troviamo proprio l'Italia (2,9%), la Gran Bretagna (2,6%), Cipro (2,5%) e Portogallo (1,9%). Tuttavia, se guardiamo al trend di decremento (2000-2007), Belgio, Spagna, Germania e Paesi Bassi, nonostante ad oggi presentino una percentuale maggiore di giovani agricoltori rispetto all'Italia, hanno subìto negli ultimi anni un decremento percentuale maggiore.
Una lettura più attenta dei dati consente di tracciare con maggior precisione l'identikit delle aziende giovani: partiamo dalla superficie. Pur essendo solo il 6%, i giovani europei detengono l'8,6% della superficie  coltivata. Le aziende piccole, (sotto i 2 ettari) sono detenute per il 62% da agricoltori sopra i 55 anni, mentre di contro, per le superfici sopra i 10 ettari, la percentuale dei giovani conduttori  è costantemente  intorno al 10% (più alta quindi rispetto alla media generale del 6,1% circa).
Questo porta a una situazione che vede, in una Europa a 27 con 13,7 milioni di agricoltori e una superficie media aziendale di 13 ettari, i giovani contare su una superficie media coltivata superiore in media del 37%, su un reddito lordo standard superiore in media del 40% ed occupare mediamente il 26% in più di lavoro. Dal punto di vista dell'analisi aziendale dati sicuramente positivi, ma che non possono bastare per contrastare la difficoltà nel ricambio generazionale.  

 
 

Presenza di conduttori under 35 per Paese (%) - UE 27

conduttori under 35 per Paese
Fonte: Eurostat, Farm Structure Survey 2007
 

A livello di spesa pubblica 2007-2013 totale, si pensi che le risorse dedicate alla misura 112 del primo insediamento nella Ue ammontano a poco più di 5 miliardi di euro a fronte di uno stanziamento pubblico complessivo di circa 154 miliardi raggiungendo una percentuale del 3,3% che si alza al 9,8% se considerata sul solo Asse I dedicato alla competitività del settore agricolo.
La Francia ed il Belgio sono i Paesi che investono una maggior quota di risorse sul complesso della spesa per incentivare l'ingresso nel settore agricolo dei giovani e sono al tempo stesso fra i Paesi con i migliori valori dell'indicatore di presenza dei giovani nel settore utilizzato dalla Commissione (Conduttori al di sotto dei 35 anni su conduttori con più di 55 anni, Eurostat Indagine sulle strutture agricole 2007). Un primato ancora più significativo se si considera lo stanziamento per il primo insediamento sul totale della spesa per l'Asse I, per la quale a questi due Paesi si aggiunge anche la Finlandia.
In Italia, nell'attuale programmazione i PSR hanno destinato alla misura per il primo insediamento 700  milioni di euro circa 100 milioni l'anno pari al 4,3% del totale  (+1 punto percentuale in più rispetto media UE) e all' 11,1% dell'Asse I (+1,1 punti percentuale in più rispetto media UE)
La proposta di riforma della Pac introduce sicuramente nuovi elementi, fra cui la maggiorazione del 25% per i primi 5 anni nei pagamenti diretti in favore delle aziende guidate dai giovani agricoltori; sul secondo pilastro il cofinanziamento 80/20 sul primo insediamento, oltre alla possibilità di attivare dei sottoprogrammi specifici per i giovani (nella relazione di Capoulas Santos del 18-19 giugno si registrano la proposta che la maggiorazione del 25% passi a 50 ettari per tutti gli Stati membri e la proposta di creare programmi per facilitare l'accesso alla terra, mediante la concessione di aiuti a copertura dei costi di interesse su prestiti o garanzie bancarie per la locazione delle terre).
Rimangono comunque, e lo sottolinea la  Commissione Europea a conclusione del rapporto, gravi problematiche legate alla resistenza di fronte "al passare la mano" da  parte degli agricoltori più anziani, nonostante i numeri dicano che le aziende giovani sono più performanti, e quindi il passaggio generazionale presenta una valenza positiva.
A ulteriore conferma, e in prospettiva futura, è utile dare un'occhiata ai dati relativi alla formazione completa. Si intende per formazione agraria completa un qualsiasi corso di formazione continuata e a tempo pieno della durata di almeno due anni, da svolgere dopo la fine della scuola dell'obbligo presso un Istituto Agrario, presso l'Università o altro istituto di istruzione superiore nel settore agricolo o affini. Nella fascia d'età sotto i 35 anni e in quella fra i 35 e i 44 in media il 17% degli agricoltori abbia usufruito di un periodo di formazione full-time. Rispetto alle generazioni precedenti , il gap è consistente, se consideriamo che per le classi di età dai 55 ai 64 e ancor più per gli over 65, la percentuale di coloro che hanno acquisito le loro conoscenze tramite formazione specifica (e non solo tramite esperienza pratica) è ben sotto il 10%. Un dato forse scontato da un certo punto di vista, ma che comunque ben si sposa con la tendenza ad avere performance più alte nelle aziende condotte da giovani.

 
 
 
 

 
Andrea Festuccia
 
a.festuccia@ismea.it

 

PianetaPSR numero 12 - luglio e agosto 2012