L'agricoltura di montagna, che a volte sconta negativamente un'immagine di cornice bucolica agli sport di alta quota e al turismo, assolve invece il compito fondamentale di mantenere l'attività primaria in contesti geomorfologici, climatici e sociali particolarmente problematici.
In funzione della classificazione territoriale, il Regolamento n. 1257/99/CE ne evidenzia la peculiarità dovuta alla "limitazione della possibilità di utilizzazione delle terre e all'aumento del costo del lavoro" per motivi connessi all'altitudine (periodo vegetativo abbreviato, con conseguente limitazione delle scelte aziendali e della diversificazione colturale) e alla pendenza (difficoltà della meccanizzazione, onerosità connesse).
A fronte della produzione di beni pubblici di natura ambientale (fornitura di acqua e legname, sequestro di carbonio e azione regolativa sui rischi da eventi estremi, valore paesaggistico...), gli ecosistemi di montagna sono caratterizzati da un'innata fragilità, dovuta in primo luogo al rischio di abbandono dei presìdi esistenti, all'impatto di talune attività antropiche (incidenza delle grandi infrastrutture industriali, energetiche, turistiche) e alle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Inoltre, in considerazione dell'importanza che ha l'agricoltura nei territori di montagna in termini di mantenimento della qualità della vita, e di approvigionamento alimentare, la politica di sviluppo rurale interviene con appositi strumenti di sostegno destinati alle zone montane.
Un'importante opportunità per queste aree investe la produzione di prodotti agricoli e alimentari legati alle tradizioni delle zone di montagna, con particolare riguardo alle produzioni zootecniche e di derivati, con il relativo valore aggiunto in termini di salubrità e "naturalità" agli occhi dei consumatori. Una percezione, quest'ultima, che non sempre trova riscontro effettivo nella realtà, laddove la scarsa conoscenza dei cosidddetti "prodotti di qualità della montagna" ne limita la diffusione su più ampia scala, eccezion fatta per alcuni formaggi, concentrandone il consumo nelle stesse popolazioni rurali.
In Italia nel 2003 si è provveduto a valorizzare queste produzioni con il D.M. 30/12/2003"Modalità di iscrizione dei prodotti a denominazione di origine protetta e ad indicazione geografica protetta nell'albo dei prodotti di montagna", grazie al quale i prodotti DOP e IGP possono fregiarsi della menzione aggiuntiva "prodotto della montagna" limitatamente all'area di produzione e/o trasformazione classificata geograficamente come territorio montano.
Nell'ambito della revisione in corso della politica UE sui prodotti di qualità (c.d. "pacchetto qualità"), su questi aspetti la proposta di regolamento approvata dal Parlamento europeo il 13 settembre ha introdotto un'importante novità: tra i termini facoltativi viene introdotto quello di "prodotto di montagna", da utilizzarsi esclusivamente per i prodotti ottenuti con materie prime e/o mangimi animali provenienti essenzialmente da aree di montagna ed il cui processo di trasformazione avvenga in tali aree (cfr. art. 28).
Si tratta di un segnale importante per il sostegno dell'agricoltura di montagna, il cui consolidamento deve passare sì attraverso politiche di sviluppo regionale e locale, ma puntando anche sulla promozione e valorizzazione dei prodotti nell'ambito di strategie interregionali.
In questa direzione si muove anche la proposta di nuovo regolamento sullo Sviluppo rurale 2014-2020, laddove prevede la possibilità per i PSR di includere sottoprogrammi appositamente destinati ai territori montani.
Un'ulteriore strada virtuosa da segnalare riguarda l'attuazione, nell'ambito della Convenzione delle Alpi, del Protocollo sull'agricoltura di montagna, in cui i Paesi firmatari, tra cui l'Italia, si impegnano a promuovere interventi contro l'abbandono delle zone montane: efficace pianificazione territoriale e conservazione del paesaggio rurale di montagna, incentivazione di allevamenti adatti ai siti e tutela della diversità genetica delle razze locali, sostegno ai metodi di coltivazione adatti alla natura, compresa la valorizzazione dei prodotti agricoli tipici che si distinguono per i metodi di produzione originali e localmente limitati.
Francesco Serafini
PianetaPSR numero 13 - settembre 2012