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REPORT UE

Olio d'oliva, la manodopera schiaccia i redditi

Check-up delle imprese specializzate di Spagna, Italia e Grecia: le performance migliori sono appannaggio dei produttori italiani - Tra le regioni Sicilia ed Estremadura resistono alla crisi

Nell'Unione europea la situazione delle aziende specializzate nella produzione dell'olio di oliva si è deteriorata significativamente negli ultimi anni, in particolare dal 2005 o dal 2007, a seconda dello stato membro e del tipo di produttore. È quanto emerge da un Report della Commissione europea che ha analizzato per il periodo 2000-2010 i dati della Rica (Rete di informazione contabile agricola), integrandoli con quelli Eurostat e con le informazioni ottenute dalle autorità nazionali, con lo scopo ultimo di identificare le caratteristiche delle aziende in difficoltà rispetto a quelle che si trovano in una situazione economica migliore.
Data l'estrema concentrazione territoriale della produzione oleicola, il Report è stato incentrato sui tre principali paesi produttori: Spagna, Italia e Grecia, utilizzando i dati di aziende che costituiscono insieme il 53% della superficie olivicola comunitaria e ben il 73% della produzione totale di olio di oliva.
Il lavoro è risultato essere la voce di costo maggiore nella produzione di olio di oliva: il corrispettivo stimato per la manodopera familiare rappresenta infatti dal 43 al 57% dei costi totali, a seconda dello stato membro e del tipo di produttore; i salari oscillano dal 10 al 17 per cento. Anche i costi specifici e l'ammortamento hanno un'incidenza significativa, rispettivamente del 10-16% e del 6-17%.
Le aziende sono in media più grandi in Spagna, con 12 ettari di olivi, contro i 3 ettari della Grecia e i 2-5 ettari dell'Italia. La resa è migliore in Italia, ma la produttività del lavoro è più alta in Spagna. In Grecia, dove le aziende sono molto piccole, l'incidenza del lavoro familiare come input è molto alta (92%) e dominano le piccole aziende familiari, con un livello relativamente basso di specializzazione professionale e commerciale.

 
Fonte DGAGRI
 

In base ai dati della Rica, in Italia sono rappresentate tutte le categorie di operatori: i produttori di olive, le aziende che trasformano olio e coloro che al contempo sono produttori di olive e di olio. La Spagna (di cui potrebbero non essere ben rappresentate le aziende con gli oliveti più estesi, perché spesso non specializzate nella produzione olivicola) si caratterizza invece per una preponderanza di produttori di olive, mentre in Grecia prevalgono i produttori di olio di oliva.
I prezzi dell'olio e delle olive sono in media significativamente maggiori in Italia che altrove. Anche i costi sono superiori, ma vengono più che compensati dai prezzi, di conseguenza i margini risultano in generale più alti. I produttori italiani di olio di oliva hanno avuto le performance migliori tra tutti i tipi di produttori negli stati membri studiati. Nel periodo 2000-2009 hanno visto aumentare i margini e i loro indicatori di reddito sono rimasti relativamente stabili, grazie ai significativi aumenti dei prezzi e alla limitata crescita dei costi complessivi per tonnellata. Ma per i produttori italiani di olive per olio e al contempo di olive e di olio le cose sono andate diversamente. I prezzi sono scesi dal 2006, la produttività del lavoro si è deteriorata e il loro reddito è diminuito. In altri termini, hanno sperimentato tendenze simili a quelle riscontrate per i produttori spagnoli di olive.
Nel corso del 2000-2010 i produttori di olive della Spagna hanno infatti accusato un andamento sfavorevole degli indicatori di margine e di reddito, con una flessione di circa un terzo in termini nominali, perché la produttività del lavoro non è migliorata, la dimensione aziendale è rimasta stabile e i prezzi e i pagamenti diretti sono diminuiti. Alterne, invece, le tendenze registrate nel frattempo in Grecia. Le aziende elleniche hanno messo a segno un significativo incremento degli indicatori di reddito e di margine dal 2000 al 2005 accusando una flessione equivalente dal 2005 al 2009, in risposta all'andamento dei prezzi, della produttività del lavoro e del costo per tonnellata.
Se queste sono le tendenze generali, la situazione ovviamente può differire molto a livello regionale. La Commissione cita come eccezioni, rispetto alla più o meno drastica flessione del reddito, l'Estremadura in Spagna e la Sicilia in Italia, che hanno mostrando invece un trend positivo. Anche a livello aziendale i divari sono notevoli. Nel 2006-2009 un quarto (il 25%) delle aziende spagnole ha guadagnato meno di 5.000 euro per unità di lavoro familiare, mentre in Italia la stessa quota è stata del 30% e in Grecia del 37%. All'altro estremo l'11% delle aziende spagnole ha guadagnato più di 30.000 euro per unità di lavoro familiare, a fronte di un'incidenza analoga del 10% in Italia e del 3% in Grecia.
Al di là dei distinguo, dai dati relativi ai tre stati produttori la Commissione ha potuto rilevare come un reddito elevato sia connesso ad ampie estensioni di oliveti, a una bassa quota di lavoro familiare sul totale del lavoro, a pagamenti diretti più elevati e, soprattutto, a un'alta produttività del lavoro. In Italia è anche correlato a rese migliori, mentre in Grecia a rese migliori e prezzi più alti. Ovviamente caratteristiche opposte determinano un reddito basso, integrabile magari con attività extra-aziendali.

 
 
 

Franca Ciccarelli
f.ciccarelli@ismea.it

PianetaPSR numero 13 - settembre 2012