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BIOLOGICO

La sfida "bio" si gioca sull'aggancio ai mercati

Il successo produttivo in campo agricolo va completato rafforzando la commercializzazione: il boom di consumi e import  (+61%) misura le potenzialità per la crescita del modello Made in Italy

Lo stato generale sul consumo di prodotti alimentari in Italia sta mostrando indici negativi ed è un preoccupante segnale di una generale situazione di ristagno economico del nostro Paese. Ma l'attenzione verso i prodotti di qualità e la propensione degli italiani all'acquisto di prodotti biologici, nonostante tutto, non sembra sentire crisi. Anzi. Nel primo semestre del 2012, secondo i dati Ismea, il consumo di prodotto biologico nel nostro Paese mantiene ritmi di crescita  positivi, con un +6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
E non è un dato estemporaneo: già il 2011 si era chiuso con valori di crescita intorno al 9%, seguendo un trend consolidato ormai da anni, che ha visto il consumo del biologico in Italia triplicare il valore di presenza sul mercato. Oggi quindi, anche in termini di consumo, l'Italia si posiziona tra i primi Paesi europei, con un mercato del biologico che vale circa tre miliardi di euro.
È evidente che questi successi sono il frutto di un lavoro che continua da anni e che tutto il settore riesce a portare avanti in maniera egregia, principalmente nei confronti del consumatore: sforzi per garantire una disponibilità di prodotto sempre più ampia e a prezzi sempre più accessibili, impegno per comunicare i valori del biologico e le sue garanzie.
Diverso, invece, è il quadro per quanto riguarda la produzione. Le ultime elaborazioni del Sinab (Sistema di Informazione Nazionale sull'Agricoltura Biologica), sulla base dei dati trasmessi dagli organismi di controllo al Mipaaf aggiornati al 31 dicembre 2011, lasciano qualche incertezza: il biologico nelle campagne italiane non cresce di pari passo con il mercato. Il nostro primato europeo per le superfici è stato superato dalla Spagna, e anche la Francia annuncia di aver oltrepassato nel 2012 il tetto del milione di ettari, soglia sulla quale l'Italia è ferma dal 2000 con piccole oscillazioni. In Italia la Sau biologica ed in conversione nel 2012 è di 1.096.889 ettari, con un decremento rispetto all'anno precedente dell'1,5%.

 

                                        Andamento di operatori e superfici in Italia dal 1990 al 2011
 

Elaborazioni: Nomisma (1993), IFOAM (1994), BioBank (1995-1998), SINAB (1999-2011).

Il numero di operatori, anch'esso praticamente fermo dal 2005, mantiene comunque ancora di gran lunga il primato in Europa. Nel 2011 il numero complessivo degli operatori del settore è di 48.269, con un incremento sul 2010 dell'1,3%. Le oscillazioni positive sono dovute, quasi sempre, agli operatori che svolgono attività di trasformazione, distribuzione e vendita, non sempre interconnessa con l'attività agricola, mentre è l'attività di produzione primaria che non risente degli effetti positivi della crescita del mercato.
Molto diversa la situazione del biologico in altri Paesi europei dove, a fronte di un mercato che cresce con una incidenza molto simile alla nostra, le superfici e gli operatori convertiti al biologico continuano ad aumentare di anno in anno

logo Sinab

L'altro dato preoccupante è quello relativo alle importazioni di prodotti biologici da Paesi terzi. I numeri forniti come ogni anno dal Sinab, che riguardano esclusivamente le importazioni autorizzate direttamente dal Mipaaf, ma che non comprendono quelle che entrano in Italia da altri Paesi europei o da Paesi in regime di equivalenza, danno un quadro da osservare con attenzione.
Al 31 dicembre 2011 si registra, infatti,  un incremento del 61% rispetto all'anno precedente, con crescite esponenziali in particolare per mais, soia, girasole e colza, con provenienza principalmente dall'area dell'Europa extra-Ue; per frumento e ortaggi si ha una riduzione complessiva delle quantità; aumentano le importazioni di frutta tropicale e, nonostante le nostre produzioni locali, anche quelle di arance e limoni mantengono un trend positivo.
Appare quindi evidente che il biologico ha ancora delle potenzialità inespresse per la nostra agricoltura e che le opportunità che il mercato sta offrendo, in questo momento,  possono certamente essere meglio sfruttate dalle aziende agricole italiane.
Aziende agricole che, in generale, sono oggi attanagliate da crisi profonda e che si confrontano quotidianamente con una bassa redditività, con una forte dipendenza dei contributi pubblici, con un alto livello di indebitamento, solo per citare le principali criticità del sistema agricolo nazionale.
L'agricoltura italiana ed europea in questo momento appare quindi in cerca di nuovi stimoli. La vera sfida che oggi il biologico ha davanti a sé è proprio quella di verificare se effettivamente il nuovo modello di sviluppo che vuole rappresentare, ed i cui principi vanno spesso anche ben oltre la complessa regolamentazione europea, è in grado di dare risposte concrete in termini di crescita. Si dovrà quindi verificare nei prossimi anni se il biologico saprà offrire realmente agli agricoltori italiani una nuova frontiera, in grado di garantire loro un futuro più roseo, e far sì che il bio non resti soltanto una moda ma possa incidere effettivamente nelle politiche agricole nazionali e comunitarie. 

 

Francesco Giardina - Marta Romeo

 
 
 

PianetaPSR numero 13 - settembre 2012