Avrei dovuto lavorare in Olanda su un particolare sistema per mungere le mucche completamente robotizzato e invece oggi mi trovo a produrre conserve e marmellate che esporto anche in Dubai". A parlare del suo insolito percorso professionale è Emanuele Piasaroni, 32 anni laureato in agraria a Piacenza che, insieme al padre Bruno, conduce oggi con successo il laboratorio di trasformazione aziendale nel quale si realizzano, a partire dalle materie prime prodotte nei suoi campi, conserve di frutta e di verdura, salse e sottoli, confetture e nettari di frutta. Si tratta dell'azienda agricola di famiglia Piasaroni di Soarza di Villanova sull'Arda in provincia di Piacenza che, da allevamento di vacche dimesso negli anni '80, oggi produce frutta e ortaggi su una superficie di 64 ettari.
"Mi sono laureato in agraria a Piacenza con una specializzazione in zootecnia ed ero pronto a partire per l'Olanda per lavorare presso delle ditte specializzate in robotica per mungitura, ma poi ci ho ripensato. Ho voluto fare altro rimanendo nell'azienda di famiglia; così nel 2006 ho iniziato questa attività creando all'inizio un piccolo laboratorio artigianale in cascina che oggi è diventato la sede del nostro spaccio aziendale".
L'idea come le è venuta?
Producendo in azienda frutta e ortaggi, volevo trovare il modo di poter consumare questi prodotti in ogni periodo dell'anno, senza ricorrere a prodotti importati. Da qui il pallino della conservazione, vero valore aggiunto della nostra attività.
Come ha iniziato?
Semplicemente seguendo antiche ricette per conservare i prodotti con l'aiuto di mia madre. E non è stato uno scherzo: abbiamo fatto un paio di anni di test facendomi seguire dall'università e da vari enti. Massima attenzione è stata data non solo ai risultati delle analisi tecniche su batteri e quant'altro, ovviamente, ma soprattutto alla qualità delle conserve, studiando minuziosamente il rapporto tra tempi per la preparazione e temperature da usare. Niente davvero è stato lasciato all'improvvisazione. Pensi che abbiamo uno storico molto approfondito di tutto il lavoro svolto negli anni prodotto per prodotto, corredato da tabelle e statistiche. Usiamo conservanti assolutamente naturali e quindi zucchero, limone, olio e aceto. Il segreto è come dosarli.
Certo, oggi coltivare la terra non basta per sbarcare il lunario.
E' così, si deve diversificare con innovazione, insomma avere un'idea creando del 'nuovo' sul tradizionale. Basti pensare che la conservazione e la trasformazione dei nostri prodotti pesa sul fatturato totale aziendale per circa il 75%. E' il valore aggiunto che oggi paga. L'obiettivo è sfruttare le materie prime che produciamo noi in azienda e quindi poter decidere il prezzo delle conserve che realizziamo. Mio padre, in pratica, è passato dal trattore ai fornelli ed è con lui che abbiamo la regia di questo business. Quanto al lato commerciale, oggi vendiamo non solo in modo diretto nel nostro spaccio ma anche nella nostra regione, soprattutto tra Parma e Piacenza, anche se ora abbiano iniziato ad esportare anche nel Dubai e nel Katay. Per l'E-commerce confesso che devo ancora capire la strategia da seguire, ma ci sto lavorando.
Avete partecipato ai Psr?
"Sì ho partecipato nel 2006 al bando del primo insediamento con la richiesta di specifici macchinari per la conservazione e la trasformazione di frutta e ortaggi. Siamo partiti da un pentolone come quello che si usa per la crema pasticcera e da dei semplici tavoli da lavoro. Abbiamo poi sfruttato due locali con un'ampia vetrata di 25 mq dove abbiamo creato il punto di vendita diretta con annesso il laboratorio. Poi negli anni abbiamo aderito ad altri due Psr per ampliare l'azienda, creare un nuovo laboratorio installando sul tetto dell'edificio un impianto fotovoltaico da 100 kw. I Psr sono davvero uno strumento fondamentale che ci ha permesso di 'fare' e stare sul mercato da vincenti. Mi domando come sarebbe stato possibile fare un'attività imprenditoriale senza questo sostegno, è la dimostrazione che lo Stato c'è.
Sogni nel cassetto?
"Completare il ciclo in azienda istallando un impianto di compostaggio da alimentare con i residui ortofrutticoli della lavorazione, che saranno così smaltiti senza alcun impatto ambientale, anzi, il fertilizzante organico ottenuto tornerà in campo contribuendo a migliorare la qualità e la struttura del terreno. L'obiettivo è arrivare a produrre, trasformare e riciclare tutto in azienda con la nostra energia pulita".
Sabina Licci
PianetaPSR numero 14 - ottobre 2012