I dati dell'ultimo Censimento generale dell'agricoltura mettono in evidenza anche in Sardegna un sensibile calo delle aziende agricole in attività e il parallelo aumento della loro dimensione media. Per quanto riguarda la gestione, il settore mantiene molto forte il carattere familiare, anche se si registrano importanti incrementi percentuali delle forme flessibili di gestione fondiaria, una più diffusa presenza di forme giuridiche rappresentate da società di capitali e, di riflesso, una accresciuta utilizzazione di manodopera salariata. Il rinnovamento dei capi azienda è lento sia in termini di età che in termini di titolo di studio e con una più frequente diversificazione delle attività aziendali ad integrazione del reddito da produzioni come il contoterzismo e l'agriturismo.
L'elemento maggiormente caratterizzante l'ultimo decennio è sicuramente rappresentato dal sensibile calo delle aziende isolane che passano dalle 107.442 unità del 2000 alle attuali 60.812 con una contrazione del 43,5%, che si confronta con una contrazione del 37% a livello nazionale. Il calo del numero delle aziende è ancora più evidente se si allarga l'orizzonte temporale fino al 1982 come evidenziato dal grafico 1.
La contrazione ha interessato soprattutto le aziende di più piccola dimensione che sono state inglobate dalle aziende di maggiore dimensione, secondo un processo di riordino fondiario che ha portato la dimensione media delle aziende sarde a 19 ha di SAU, con un incremento del 99,8% nel decennio intercensuario, ben al di sopra della dimensione media nazionale pari a 7,9 ha.
Nonostante questa dinamica, la distribuzione delle aziende per classe di SAU rimane ancora fortemente sbilanciata verso le aziende piccole e piccolissime. La class6e più rappresentata resta infatti quella delle aziende con SAU fino ad 1 ha (circa il 24% del totale) che rappresentano solo lo 0,7% della SAU totale. Per contro, le aziende con SAU maggiore di 50 ha, sebbene pesino solo per il 10% del numero di aziende totale, rappresentano oltre il 50% della SAU complessiva.
Il sensibile processo di riordino fondiario registrato nel corso dell'ultimo decennio non è stato, però, accompagnato da un altrettanto profondo cambiamento nell'utilizzo dei terreni agricoli verso colture a maggiore valore aggiunto. E' da osservare come, proprio nell'utilizzo dei terreni agricoli, si registrino importanti differenze rispetto ai valori nazionali riflettendo una forte specializzazione dell'agricoltura regionale verso colture estensive e complementari all'allevamento. Infatti, in Sardegna ben il 60% della SAU è riservata a prati permanenti e pascoli contro il 27% a livello Italia.
Tabella 1: Aziende con ovi-caprini, relativi capi e dimensione media. Anni 2010 e 2000.
Solo il 34% della SAU è destinata ai seminativi contro una quota pari al 55% a livello nazionale. Anche le coltivazioni legnose agrarie registrano un peso marginale in Sardegna (6%) rispetto alla percentuale raggiunta dall'Italia (19%).
L'importante ruolo dei prati e pascoli nell'utilizzazione della SAU riflette la forte vocazione zootecnica della regione. Le aziende con animali sfiorano il 34% delle aziende complessive. Solo la Provincia autonoma di Bolzano, la Valle D'Aosta e la Lombardia registrano percentuali maggiori. Più nel dettaglio, il patrimonio zootecnico è fortemente specializzato nel comparto ovi-caprino di cui la Sardegna detiene la leadership in termini di aziende e numero di capi allevati.
La tabella 1 riassume i principali numeri del comparto ovicaprino per le principali regioni, evidenziando il ruolo di primo piano dell'isola e le principali dinamiche intercensuarie.
Sebbene nel complesso le aziende ovi-caprine diminuiscano del 12,8% rispetto al 2000, si registra un aumento del numero di capi dell'8,4%, in controtendenza rispetto al calo delle altre principali regioni. Ne consegue che nel corso del decennio anche nel
settore zootecnico è avvenuta una concentrazione degli allevamenti in aziende di maggiori dimensioni. Infatti, il numero medio di capi per azienda aumenta da 172 nel 2000 a 231,7 nel 2010. Il fenomeno, seppure con minore intensità, è comune a tutte le altre regioni con un importante patrimonio ovi-caprino.
La struttura agricola e zootecnica sarda, pur continuando a basarsi su unità aziendali di tipo individuale o familiare nelle quali il conduttore gestisce direttamente l'attività agricola su terreni di sua proprietà o dei suoi familiari mostra, come si accennava prima, significativi segnali di cambiamenti dal punto di vista della forma giuridica delle aziende e del titolo di possesso dei terreni.
Per quanto riguarda la forma giuridica, le aziende individuali diminuiscono passando dall'85,5% all'83% del totale, mentre raddoppia la percentuale di aziende in forma societaria arrivando nel 2010 ad oltre il 10% del totale.
Grafico 2: distribuzione dei capi azienda per fasce di età. Confronto Italia-Sardegna.
La struttura fondiaria risulta molto più flessibile rispetto al passato, grazie al maggior ricorso a forme di possesso dei terreni diversificate e orientate sempre più all'uso di superfici in affitto cresciuto di ben 11 punti percentuali rispetto al 2000.
Complessivamente, nel 2010, la SAU in affitto o in uso gratuito copre il 40,4% del totale a fronte del 25% nel 2000, valori ben al di sopra di quelli registrati a livello nazionale.
La distribuzione delle aziende per forma di conduzione rimane sostanzialmente immutata rispetto a dieci anni fa, ancora organizzata attorno al nucleo familiare. La conduzione diretta dell'azienda da parte del conduttore e dei suoi familiari si conferma la forma prevalente. In Sardegna, 59.600 aziende su un totale di 60.812 aziende (98%) sono organizzate attorno al nucleo familiare.
Infine, anche la formazione dei capi azienda e la loro distribuzione per classi di età non mostra sensibili miglioramenti nel decennio intercensuario. La formazione è decisamente ancora molto legata all'esperienza di campo e meno al grado di istruzione conseguito. Il 78% dei capi azienda ha un livello d'istruzione pari o inferiore alla terza media (sono il 71% in Italia) mentre solo il 5% è laureato. Tuttavia, la percentuale di capi azienda laureati era pari a 2,5% nel 2000.
La distribuzione per classi di età a livello nazionale e regionale e fortemente sbilanciata verso le classi di maggiore età. In Italia il 91% dei capi azienda ha più di 40 anni ed il 50% ha più di 60 anni. Le stesse percentuali per la Sardegna sono leggermente inferiori, pari a 87% e 46% rispettivamente come mostrato nel grafico 2.
Francesco Piras
piras@inea.it
PianetaPSR numero 15 - novembre 2012