Come richiesto dalla normativa comunitaria, il 15 novembre scorso l'Italia ha consegnato alla Commissione europea la Relazione di valutazione sui primi quattro anni di applicazione (2008-2011) della Strategia nazionale ortofrutticola finanziata nell'ambito dell'OCM unica.
L'attività valutativa - svolta da ISMEA con il coinvolgimento degli attori istituzionali e dei soggetti implicati a vario titolo nell'attuazione dei Programmi operativi (PO) - aveva l'obiettivo di misurare l'efficacia, l'efficienza e l'utilità dei PO adottati dalle Organizzazioni dei produttori (OP) rispetto agli obiettivi della Strategia nazionale, all'interno della quale vengono attuati, e alle risorse finanziarie di origine pubblica e privata mobilizzate attraverso i Fondi di esercizio.
Sicuramente positivo il bilancio. Negli anni esaminati si è assistito infatti a un costante incremento delle risorse destinate ai Fondi di esercizio, con un'efficienza di spesa elevata rispetto ad altri regimi di aiuto comunitari, anche in virtù della flessibilità intrinseca al sistema.
Le azioni intese a migliorare o salvaguardare la qualità dei prodotti, insieme alle azioni ambientali, alle azioni per migliorare le condizioni di commercializzazione e a quelle intese a pianificare la produzione, hanno assorbito oltre il 90% della spesa totalizzata dai PO nel 2008-2011. Scarso, quindi, il peso delle altre misure tra le quali emergono solo quelle di prevenzione e gestione delle crisi che, dopo il timido esordio del 2008, hanno assorbito annualmente il 7-8% delle risorse, confermando tuttavia i limiti intrinseci legati alla frammentarietà degli interventi e quindi all'insufficiente impatto sul mercato. Nettamente sotto l'1% l'incidenza della spesa per ricerca e produzione sperimentale e per formazione e consulenza, mentre la misura contenitore "altre azioni" si è attestata in media intorno al 2%.
Insomma, le più utilizzate in questo quadriennio, insieme alle azioni ambientali, sono state le misure con un taglio più spiccatamente imprenditoriale, che hanno distanziato nettamente, in termini di adesioni, le misure "di sistema".
Il sistema delle OP e delle loro Associazioni (AOP), nonostante la congiuntura di mercato non favorevole e l'eliminazione degli aiuti accoppiati per pomodoro da industria e altri prodotti destinati alla trasformazione, ha intanto rafforzato il proprio peso all'interno del comparto ortofrutticolo nazionale, consentendo una migliore remunerazione dei produttori in termini di margini di mercato rispetto alla media nazionale. Determinante, a questo proposito, è stata la tendenza alla crescita del valore unitario dei prodotti conferiti dai soci, in linea con il progressivo spostamento del sistema OP/AOP verso i prodotti di qualità (biologici, con marchio DOP/IGP) o comunque "valorizzati".
Non sono invece altrettanto positivi i giudizi sul processo di aggregazione dell'offerta all'interno del sistema OP/AOP, che resta frammentato tra un elevato numero di Organizzazioni di produttori, molte delle quali di dimensioni economiche assai ridotte. Un fattore, questo, che ostacola l'attuazione di strategie condivise strumentali per l'adeguamento della produzione alla domanda e per la concentrazione e il controllo dell'offerta.
È invece tendenzialmente positivo il giudizio sull'efficienza dei Programmi operativi rispetto agli obiettivi di promuovere l'immissione sul mercato dei prodotti dei soci e incrementarne il valore commerciale, con una spesa erogata mediante i Programmi operativi piuttosto contenuta rispetto ai risultati raggiunti, in particolare in termini di aumento del valore unitario della produzione commercializzata dalle OP.
Significative le indicazioni e raccomandazioni che discendono dalla valutazione.
L'architettura della nuova OCM, in particolare, dovrebbe:
· differenziare gli strumenti, destinando i PO ad azioni dal taglio essenzialmente imprenditoriale e individuando invece, per le azioni di sistema, strumenti innovativi all'interno di programmi comunitari, nazionali/interregionali;
· consentire una modulazione del finanziamento in funzione della natura pubblica dell'investimento, soprattutto nei casi in cui è mirato a priorità comunitarie;
· rivedere la gamma delle misure esistenti.
In vista del disegno della nuova Strategia nazionale si raccomanda invece di:
· rafforzare l'azione di partenariato tra gli attori coinvolti a livello nazionale e regionale, per orientare le scelte di programmazione sulle esigenze strategiche del settore (finora la necessità di assicurare la più ampia partecipazione ha infatti posto in secondo piano l'opportunità di attribuire priorità agli obiettivi in funzione delle specificità del settore) e migliorare gestione, sorveglianza e controllo;
· dare nuovo impulso al processo di aggregazione, prevedendo soglie più elevate per il riconoscimento dell'OP in termini di numerosità dei soci e/o valore della produzione commercializzata, e rilanciando il ruolo delle AOP;
· ridefinire le scelte di applicazione di alcune misure e avviare un'opportuna riflessione sui Fondi di mutualizzazione, nonché semplificare le regole di demarcazione tra OCM e le misure dello sviluppo rurale, spesso viste come un elemento di criticità nell'attuazione della Strategia;
· aggiornare la Disciplina ambientale dell'ortofrutta alla luce delle novità legate alla riforma della PAC e all'implementazione della direttiva sull'uso sostenibile dei fitofarmaci, dando maggiore enfasi all'obiettivo della riduzione delle emissioni e della mitigazione dei cambiamenti climatici.
L'attivazione di azioni di sistema all'interno di specifici programmi nazionali/interregionali dovrebbe inoltre portare al finanziamento pubblico di interventi di respiro nazionale ed europeo per favorire un maggiore coordinamento su tematiche di rilevanza strategica all'interno del sistema OP/AOP e fra quest'ultimo e gli operatori singoli non associati, mentre sul tema sorveglianza e valutazione sarà necessario assicurare una gestione più efficiente ed efficace rispetto alla programmazione in corso.
Franca Ciccarelli
f.ciccarelli@ismea.it