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La gestione collettiva aiuta a "coltivare" l'ambiente

Dalla biodiversità alle agroenergie: il modello olandese delle coop apripista, inserito ora anche nella riforma Pac - E in Italia la Rete Rurale Nazionale avvia progetti pilota in vista dei nuovi Psr

La produzione di "beni pubblici " ambientali da parte del settore agricolo costituisce uno degli obiettivi  centrali delle Politiche di settore, tanto che nelle nuove proposte per la PAC post 2013 le misure volte ad incentivare l'introduzione di adeguate pratiche agricole vengono introdotte anche nel Primo Pilastro con il "greening", oltre ad essere rafforzate all'interno del Secondo. Tuttavia da più parti  sono state posti in evidenza i limiti derivanti dalle modalità di attuazione delle misure, che non tengono sufficientemente conto della necessità di operare su dimensioni territoriali e non su singole aziende, (fermo restando l'impegno che resta in capo alla singola azienda) e  di tener conto dell'eterogeneità e specificità del contesto ambientale e socio economico che incide direttamente sull'efficacia della misura e sulla sua attrattività nei confronti degli operatori.
In risposta a queste problematiche, negli ultimi anni in molti Paesi Europei sono state sperimentate forme di gestione collettiva delle misure previste dalla Pac per migliorare le performance ambientali delle pratiche agricole e/o tutelare le risorse naturali nelle arre rurali Molte di queste esperienze  hanno avuto un successo  nel miglioramento del rapporto agricoltura -ambiente- territorio , sia come impatto sulle risorse naturali e paesaggistiche locali, sia come interesse da parte degli agricoltori. Tra queste l'esperienza che conta una storia più lunga e certamente la più documentata è quella delle Cooperative territoriali della Frisia, ben nota regione settentrionale dei Paesi Bassi.
Le cooperative territoriali nascono intorno agli anni '90 su iniziativa degli agricoltori con l'appoggio di alcuni  ricercatori dell'Università  agraria di Wageningen, per trovare le soluzioni capaci di coniugare il mantenimento dell'allevamento , tipico dell'area, di bovini da latte (razza locale Holstein Frisian) con  le normative riguardanti l'inquinamento delle acque da nitrati; una risposta concreta alle norme comunitarie che, nella loro applicazione, avrebbero portato ad una riduzione del numero di capi per azienda ed al cambiamento delle tecniche tradizionali.
L'idea di base delle cooperative è stata quella di conquistare una certa autonomia nelle scelte aziendali e tecniche rispetto alle normative ambientali , dimostrando che una gestione partecipata e collettiva delle azioni ambientali risultava più efficace nei confronti degli obiettivi ambientali indicati della normativa stessa e della società civile. Un ulteriore obiettivo era quello di avere una ampia diffusione delle azioni agro ambientali sull'intera area della cooperativa,, incrementando la partecipazione volontaria degli agricoltori ad una gestione dell'ambiente e del paesaggio in modo da creare sinergie e qualificare l'area in termini di qualità delle risorse naturali e paesaggistiche.
I buoni risultati di questa nuova forma di governance , monitorati e valutati dall'Università nel corso degli anni, hanno portato ad una diffusione del modello in molte altre aree ed ad oggi oltre 80.000 ettari in Olanda sono gestiti da cooperative territoriali. In Frisia esistono oggi 6 cooperative che hanno costituito l'Associazione dei Boschi del Nord della Frisia (NFW) che è responsabile della programmazione strategica delle attività delle 6 cooperative e dei rapporti con le Istituzioni.
LA NWF è organizzata in un Segretariato centrale di territorio che gestisce un sistema di servizi a disposizione dei soci per le richieste sulla gestione delle risorse naturali; sul management e sulle altre attività aziendali e in Segretariati di campo che gestiscono le commissioni di controllo che hanno  funzione di consulenza  alle aziende e di controllo sull'implementazione degli impegni che queste hanno sottoscritto.
La NFW ha messo a punto un "sistema di incentivi/sostegni"  che consente al soggetto collettivo partecipato dagli agricoltori, di proporre pagamenti per servizi (ambientali ecc.) ai possessori  di terreni in una area delimitata.
Il sistema consiste in vari "certificati", fra cui i possessori dei terreni possono scegliere. Un singolo agricoltore può prendere più certificati. Le prestazioni indicate nei certificati vengono pagate, come previsto dalla normativa comunitaria, sulla base dei costi incrementali o delle perdite di reddito conseguenti all'impegno. I certificati riguardano azioni relative al pesaggio culturale collettivo, al miglioramento delle risorse naturali, alla biodiversità.
L'esperienza olandese ha posto in evidenza importanti vantaggi derivanti da queste nuove forme di governance collettiva del territorio e dell'ambiente.

  • partecipazione degli agricoltori : il grado di partecipazione va oltre l'80% delle imprese agricole con un rafforzamento della base civica. Gli operatori della NFW sono soggetti del territorio con un forte senso di appartenenza alla comunità locale ed al territorio ed una profonda conoscenza dell'area.
  • Imprenditorialità ed innovazione : I certificati sono composti in modo tale da stimolare l'uso di uno o più certificati e questo incentiva i possessori/agricoltori ad indagare e sfruttare lo spazio di trattativa inerente i "capitolati" di gestione, con il soggetto collettivo, in base alle innovazioni che intendono sperimentare o introdurre.
  • Efficacia: miglioramento degli effetti delle misure in termini di performance ambientale per le sinergie che si creano e l'ampia diffusione in un area omogenea,riduzione dei costi amministrativi legati alle domande ed organizzativi, controllo sociale, reciprocità e fiducia.
  • Autogestione: definizione collettiva dei termini degli accordi, miglioramento delle fasi negoziali con le istituzioni centrali; coesione sociale
  • Continuità: stabilità nella definizione di accordi e nella partecipazione degli operatori; garanzia di stabilità degli impegni e dei risultati
  • Garanzia di qualità delle prestazioni: definizione collettiva degli impegni individuali e garanzia di controllo; reputazione e fiducia

Sul modello ad esempio delle cooperative territoriali olandesi, la Rete Rurale Nazionale  intende  effettuare una sperimentazione in tre Regioni Italiane finalizzata a verificare la fattibilità di una gestione collettiva di programmi ambientali nei prossimi Piani di Sviluppo Rurale, compatibili con l'art. 36 del nuovo regolamento per il Supporto allo Sviluppo Rurale.
L'obiettivo strategico del progetto è quello di individuare nuovi meccanismi di gestione del territorio e delle sue risorse, in particolare della risorsa acqua, che superando le singole unità di produzione mirano alla:

  • Integrazione nelle pratiche agricole attività orientate a introdurre buoni prassi di gestione delle risorse naturali, della biodiversità, e del paesaggio a livello territoriale, che costituisce il primo livello della creazione di sinergie  ;
  • definizione e costruzione di nuove forme di governance rurale come veicolo di mobilitazione dell'impegno degli agricoltori verso la tutela ambientale e verso la ricerca di percorsi di responsabilizzazione delle comunità locali nell'attuazione delle politiche ambientali;
  • sperimentazione nelle aree pilota di laboratori sul campo cioè luoghi in cui le pratiche localmente più adeguate per risolvere nuovi problemi ambientali, vengono sviluppate in modo partecipativo e collettivo,  testati, attuati, valutati e ulteriormente migliorati.
 

Flaminia Ventura

 
 

[1] Documento di valutazione delle Misure agro ambientali Corte dei conti europea, valutazioni PSR, studi e ricerche

 
 
 

PianetaPSR numero 17 - gennaio 2013