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CONVEGNO ANGA

Terra e credito per dare spazio ai nuovi agricoltori

Puntano su biologico, certificazione di qualità e innovazione, ma credit crunch e mercato fondiario sono una barriera per chi vuole investire: cosa chiedono i giovani di Confagricoltura
un momento del convegno Anga a Napoli

Non stupisce che, a fronte di un questionario formulato dal loro Centro Studi e presentato a Napoli a inizio febbraio, i giovani dell'Anga-Confagricoltura, abbiano indicato come il  cosiddetto "credit crunch" e un accesso alla terra ancora troppo legato alla sua disponibilità come patrimonio familiare siano i due maggiori ostacoli da superare per il futuro degli agricoltori.
Partiamo proprio dal credit crunch: basterà ricordare che  (dati Ismea-Sgfa) nel primo semestre 2012 le erogazioni delle banche alle imprese agricole registravano un "meno" 30% rispetto allo stesso periodo del 2011 per comprendere l'entità del problema. Soprattutto per giovani (il 90% degli associati Anga) che puntano forte sull'innovazione e che quindi necessitano di investimenti.
Guardando anche al proprio interno, emerge il secondo problema, quello dell'accesso alla terra: il 93% degli associati gestisce un'azienda di famiglia, a dimostrazione dello stretto legame tra attività di impresa e "familiarità" con il settore, e di come sia difficile per chi proviene da altri settori l'ingresso in agricoltura. In tal senso i dati dell'ultimo censimento Istat avvalorano questa tesi, se pensiamo che ben il 99% delle aziende agricole italiane fa ricorso a manodopera familiare.
E' chiaro che il problema dei nuovi accessi va risolto, se si vuole il ricambio generazionale, unico elemento in grado di garantire il futuro del settore. Nonostante il "balletto " dei numeri, la percentuale dei giovani non è assolutamente in grado di garantirlo, sia che si prendano come riferimento i dati delle imprese iscritte alle Camere di commercio, sia i dati Eurostat: statistiche non perfettamente non sovrapponibili, ma che comunque convergono sul fenomeno dell'invecchiamento dell'agricolura italiana ed europea.
Sono 57.673 le imprese agricole under 35 in Italia, secondo i dati Unioncamere, il 7% del totale delle imprese agricole iscritte al registro delle imprese delle CCIAA (823.542). Se stiamo ai dati Eurostat, basati sui censimenti nazionali, le imprese agricole under 35 in Italia sono il 5,06% del totale (precisamente 82.111 su 1.620.884). In generale, in Europa, oggi abbiamo sette agricoltori con più di 55 anni per ogni under 35.
Certo, si possono citare anche le note positive: proprio una recente analisi Eurostat ha evidenziato come nell'agricoltura europea le imprese giovani siano anche quelle più produttive e in grado di creare maggiore occupazione. Inoltre un dato incoraggiante in prospettiva futura si può avere anche guardando le iscrizioni e immatricolazioni a scuole e università italiane del settore: cresce la percentuale sul totale degli iscritti agli istituti agrari (1,52% nel 2012-2013 rispetto all'1,37% del 2011-2012). Crescono anche, in un panorama che vede un decremento generale delle immatricolazioni negli ultimi dieci anni, quelle ad agraria, che passano dai 6141 immatricolati del 2010-2011 ai 6874 immatricolati del 2011-2012.
L'agricoltura mostra il suo appeal insomma. Ma cosa si sta muovendo in Europa per facilitare gli ingressi dei giovani? Il CEJA, l'associazione dei giovani agricoltori europei, ha seguito passo passo la questione delle politiche per i giovani nella nuova Pac. Ricordiamo che la Commissione agricoltura del Parlamento europeo qualche settimana fa ha confermato attraverso il voto lo schema per i giovani agricoltori fino a 40 anni, premiati  sui primi 100 ha dell'azienda agricola, per massimo 5 anni, con un aiuto supplementare del pari al 25% del valore della media dei titoli. Confermata nel secondo pilastro la possibilità da parte degli Stati Membri di inserire nei Psr, per i giovani, dei sottoprogrammi tematici che contribuiscano alla realizzazione delle priorità dell'Unione in materia di Sviluppo rurale.
Misure, queste, ben accolte sostanzialmente dal CEJA, che però, alla vigilia del vertice sul Bilancio dell'Unione, aveva raccomandato di "mantenere una Pac forte nelle risorse" su entrambi i pilastri per favorire, tra le altre cose, la crescita e l'occupazione, la vitalità stessa delle aree rurali, soprattutto puntando sul loro futuro, garantendo sostegno specifico in entrambi i pilastri ai giovani.
E anche di risorse pubbliche si è parlato nel corso del convegno Anga: l'analisi del Centro Studi - presentata in occasione del XV convegno quadri dirigenti - ha evidenziato che il 60% dei giovani associati ha beneficiato dei fondi strutturali PSR, soprattutto (quasi il 90%) tramite le misure per il primo insediamento, agro ambientali e per l'ammodernamento dell'azienda agricola; misure servite in sei casi su dieci ad introdurre innovazione di prodotto o di processo.
L'identikit dell'associato Anga vede un' età media di 32 anni, e un' incidenza maggiore degli uomini con il 66%, rispetto al 34% delle donne; una percentuale più alta rispetto alla media nazionale del settore che conta il 30,7% alla guida delle aziende agricole. E ancora, la dimensione media delle aziende condotte dai giovani è di 113 ettari; il 50% certifica le proprie produzioni,  coltivando bio (50%) od utilizzando le denominazioni di origine (50%). Più lenta invece l'adesione a strumenti e forme di aggregazioni più innovative, come ad esempio le reti d'impresa (solo il 12%).
 Per quanto riguarda, invece, i provvedimenti di politica agricola richiesti, su tutti spicca l'esigenza di maggior facilità di accesso al credito (25%), seguita dal finanziamento per acquisire mezzi di produzione innovativi (22%) e per acquistare terreni agricoli (20%). Quest'ultima esigenza al pari della richiesta di un nuovo regime fiscale per creare nuove reti di impresa (20%).

 
 
 

Mario Cariello

 
 
 

PianetaPSR numero 18 - febbraio 2013