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MARCHI DI QUALITA

La regina delle Dop parla italiano, ma brinda francese

Report Ue sulle indicazione geografiche, un business da 54 miliardi - Leadership del Made in Italy nei prodotti agricoli e alimentari, ma con il dominio nei vini il primato va ai cugini transalpini
Fonte: AND- International Survey for DG Agri - dati al 2010

Per affermare che l'Italia è il Paese europeo dei prodotti di qualità certificata per antonomasia non servono certo particolari studi. Un'analisi più approfondita, però, sui vari settori, sulle relative performance economiche e sull'export, può essere utile per capire meglio quali siano le tendenze e anche quali i segmenti da rafforzare per diventare in futuro, se possibile, ancor più competitivi.
Un'interessante lettura la fornisce uno studio, da poco pubblicato dalla Commissione Europea, che raccoglie per la prima volta i dati di tutti i 2.768 prodotti  a "Indicazione geografica" (GIs) registrati nell'Europa a 27, nel periodo 2005-2010. Nei prodotti IG vengono ricompresi, considerando le differenze e le specificità dei singoli Paesi, (vd. L'universo DOC, DOCG e IGT  italiano), quei prodotti ascrivibili a livello europeo sotto il marchio DOP e IGP, divisi in 4 tipologie: prodotti agricoli e alimentari come formaggi, olii, carne, salumi ecc.; vini, vini aromatizzati e spiriti. 
Prima di tutto i grandi numeri: il valore alla vendita delle DOP/IGP, aggiornato al 2010, è stato stimato in 54,3 miliardi di euro. (Italia: 11,8 mld). Cresciuto del 12% tra il 2005 e il 2010, questo settore rappresenta il 5,7% ( in Italia il 9,5%) delle vendite di tutto il settore agroalimentare. I vini costituiscono il 56% delle vendite delle DOP/IGP (30,4 mld), i prodotti agroalimentari il 29% (15,8 mld), gli "spiriti" il 15% (8,1 mld) e i vini aromatizzati lo 0,1% (31,3 mln). Le vendite sono suddivise fra: consumi nazionali (32.7 mld ); mercato interno UE (11.1 mld) e mercato extra Ue (10.6 mld).

 
 
 
 

Italia e Francia: così il paniere delle D.O.

 
 

I Paesi leader sono, appunto, Italia e Francia. Il nostro Paese per numero di prodotti (754 contro i 676 della Francia - censiti al 2010), la Francia per valore delle vendite (20,9 mld contro 11,8 mld). Analizzando il trend delle venite delle diverse tipologie di prodotti, si nota subito come in Francia siano i vini a farla da padroni: il valore delle vendite totali proviene per il 75% da questa tipologia, seguita dal 15% dei prodotti agricoli e alimentari e dal 10% dagli spiriti. In Italia, invece la situazione, è molto più equilibrata, perché al totale contribuiscono i prodotti agroalimentari per il 51%, per il 48% i vini e per l'1% gli spiriti.
Alle spalle dei due giganti europei, si posizionano la Germania (5,7 mld di vendite) e il Regno Unito (5,5 mld.); seguono Spagna, Portogallo, Grecia, Austria, Ungheria e Polonia. Per quanto riguarda l'export, il "triumvirato" dei Paesi leader per valore delle vendite è costituito da Francia, Regno Unito e Italia, che coprono insieme l'86% del totale, suddiviso fra il 40 della Francia, il 25 del Regno Unito e il 21 dell'Italia.
Se stringiamo il campo sui due Paesi leader, potremo valutare meglio come e in che misura convenga investire su livelli più alti di qualità. L'Italia, dicevamo, è prima per numero di prodotti agroalimentari ascrivibili a livello Ue alle DOP/IGP (193 contro i 168 della Francia) e per fatturato degli stessi (5,9 mld euro contro i 3 della Francia). Ma è sui vini che la partita e l'analisi si fanno interessanti. 
La quantità totale generale in volume alle vendite per i vini al 2010 (tutti: non solo i DOP e gli IGP) è di 49,2 milioni di ettolitri per l'Italia e di 46,1 milioni di ettolitri per la Francia, una quantità generale dunque abbastanza simile come ordine di grandezza, con alterni sorpassi a seconda delle singole annate. Di questi volumi, l'Italia ha 11,8 milioni di ettolitri etichettati Dop e 11,8 milioni di IGP; i restanti 25,6 milioni non si fregiano di alcuna denominazione d'origine. La Francia, colpisce subito per i volumi con etichette Ig: 21,1 milioni i vini Dop, 9.1 milioni IGP, 15,8 non a denominazione di origine.
Venendo alle vendite, è evidente il "passo doppio" della Francia, che con un volume di DOP così più alto, porta a questi risultati: l'Italia, con circa 23,6 mln di ettolitri di DOP/IGP, ha un valore alle vendite di 5,7 mld di euro. La Francia, con un volume di 30,2 mln hl di vini DOP/IGP (con in più anche una segmentazione del paniere nettamente spostata verso le Dop di fascia alta) può contare su un giori d'affari di ben 15,7 miliardi. E' chiaro il "premio" che la Francia va così a prendersi potendo contare su un numero di vini posti sullo scaffale più alto. A livello europeo, la Francia produce il 35% dei vini DOP/IGP ma per un valore del 52% del totale europeo. L'Italia produce il 27% dei volumi, per un totale del 19% del valore delle vendite.
Per finire,  due curiosità: non bisogna certo abusare degli stereotipi, ma vale la pena evidenziare come anche sul percorso della qualità due Paesi come Regno Unito e Germania non tradiscano le attese riguardo ai loro prodotti-principe: la Gran Bretagna è leader nel valore delle vendite degli "spiriti", come il whisky, che costituiscono, con solo tre marchi,  l'80% del valore totale delle DOP/IGP. In Germania, inutile dirlo, le birre  costituiscono il 40% delle vendite di prodotti DOP/IGP.
Come dire, "Paese che vai, marchio di qualità che trovi...."

 
 

Andrea Festuccia
festuccia1@gmail.com

 
 
 

PianetaPSR numero 19 - marzo 2013