Pianeta DOP in salsa mediterranea
(% di indicazioni geografiche - dati 2010)
Un recente studio[1] della Commissione Europea ci dà un'idea dell'importanza delle indicazioni geografiche, stimandone il valore totale delle vendite pari a 54,3 miliardi di euro nel 2010. Tale rilevanza non è esclusivamente economica. Le produzioni di qualità sono prima ancora espressione di un modo di fare impresa basato sulle specificità locali e sull'identità culturale dei territori rurali, soprattutto nei paesi meridionali dell'Unione europea. La regione mediterranea rappresenta infatti un "unicum" a livello mondiale nel rapporto tra spazio rurale, attività agricola e stile di vita delle popolazioni. Le produzioni agroalimentari di qualità sono il frutto di questa specificità.
La loro ricchezza e diversificazione trovano espressione nella peculiarità dei luoghi, delle pratiche agricole e del modo di relazionarsi con il cibo. Non è quindi una sorpresa che Italia e Francia da sole si aggiudichino circa il 60% del totale del fatturato delle produzioni di qualità, concentrando una fetta molto importante di marchi Dop e Igp, pari a una quota di quasi il 10% del loro business agroalimentare.
Allargando il perimetro di osservazione a tutti i Paesi mediterranei, giungiamo a più del 76% del totale dei marchi a indicazione geografica. Praticamente in Europa due terzi dei prodotti di qualità provengono dagli Stati meridionali. Elemento molto significativo che ha spinto le reti rurali dei sette paesi mediterranei (Italia, Francia, Spagna, Grecia, Portogallo, Malta e Cipro) a collaborare per analizzare punti di forza e di debolezza delle attuali misure PSR a supporto della qualità (le misure 132[2] e 133[3]), condividendo posizioni comuni per il nuovo periodo di programmazione, nell'ottica di fornire un contributo al dibattito in sede di Consiglio e Parlamento sulla proposta di regolamento di sviluppo rurale presentata dalla Commissione.
Gli incontri della Rete europea per lo sviluppo rurale sono stati dunque l'occasione per individuare, tra i paesi mediterranei (Italia, Francia, Spagna, Grecia, Portogallo, Malta e Cipro) una convergenza di interessi relativa alla proposta di regolamento, analizzandone il supporto alle produzioni di qualità ed elaborando un documento comune che, con un'unica voce, ne articola criticità e raccomandazioni per il negoziato in corso.
Il lavoro è stato realizzato seguendo un approccio dal basso, tipico delle reti, coinvolgendo tramite un questionario il più largo numero di attori delle politiche di sviluppo rurale nei singoli paesi: le autorità di gestione e il partenariato. Inoltre sono stati valorizzati gli esiti di incontri nazionali sul tema, già organizzati dalle reti rurali nel precedente anno. L'attività in sede europea è stata proposta e coordinata dalla Rete Rurale Italiana, che ha considerato strategico dedicare un'attenzione particolare agli "schemi di qualità" per il fatto che le attuali misure 132 e 133 nei PSR regionali scontano un certo ritardo ed una bassa spesa.
In molte Regioni questo è dovuto a modalità di applicazione vincolanti e amministrativamente costose come, a titolo di esempio, l'obbligo di domanda annuale per singolo agricoltore nel caso della misura 132, oltre ad un premio non sempre sufficiente se rapportato agli oneri amministrativi connessi. Nel caso della 133, spesso la tempistica dei bandi regionali rispetto alle manifestazioni fieristiche ne ha reso, in alcuni contesti, poco conveniente l'adesione per l'agricoltore.
Le considerazioni emerse dal documento comune sono molteplici ma l'attenzione si concentra soprattutto su alcuni punti.
Nella proposta di regolamento, all'articolo 17 [COM (2011) 627], "schemi di qualità" si riafferma il supporto attualmente fornito dalla misura 132 e lo si apre agli schemi volontari. Il nuovo articolo consente, nella stesura attuale, di accedere alla misura soltanto per gli agricoltori che aderiscono per la prima volta ad uno schema. Secondo le reti rurali e gli operatori del settore, invece, è importante aprire questa possibilità anche agli agricoltori che hanno partecipato ad uno schema di qualità durante il periodo 2007-2013, ferma restando l'esclusione del doppio pagamento e la durata massima del sostegno che rimane di cinque anni.
Il Parlamento europeo ha ripreso tale impostazione durante le sedute di marzo, specificando che il sostegno deve essere versato annualmente, concedendo tuttavia all'agricoltore di presentare un'unica domanda per l'intero periodo di cinque anni. Questo semplifica alcuni degli oneri amministrativi connessi alla nuova misura qualità, come affermato dalle reti rurali europee.
Inoltre nella proposta di regolamento art.17, così come nell'attuale programmazione, soltanto singoli agricoltori possono presentare domanda. Secondo le reti rurali mediterranee deve essere consentita la possibilità di aderire al futuro art. 17 anche a gruppi di produttori, vale a dire permettere domande collettive per gruppi omogenei di aziende. Questo è un aspetto particolarmente importante per il modello agricolo mediterraneo in quanto esso si basa su logiche di distretto produttivo e forte associazionismo di filiera. La possibilità per gruppi di produttori di accedere all'articolo 17, riconosciuta anche dalla recente proposta del Parlamento, permetterebbe alle Autorità di gestione di meglio impostare strategie di intervento verso le produzioni di qualità, evitando finanziamenti concentrati solo su singole aziende. Secondo le reti mediterranee, tale approccio collettivo rafforzerebbe inoltre il raggiungimento della priorità sviluppo rurale n.3, di cui all' art. 5 [COM (2011) 627], "promuovere l'organizzazione della filiera agroalimentare [...] ed una migliore integrazione dei produttori primari nella filiera agroalimentare attraverso i regimi di qualità", offrendo la possibilità di potenziare gli strumenti di programmazione integrata, quali i PIF. L'approccio proposto è quello di considerare come beneficiari tutti quei soggetti che incorrono in un costo aggiuntivo per la partecipazione ad uno schema, assicurando una priorità ai produttori di base ma non escludendo altri soggetti della filiera.
Il documento comune delle reti mette in evidenza anche altri aspetti legati ai prodotti di qualità.
Innanzitutto tra i costi fissi ammessi dal nuovo art. 17 dovrebbero essere riconosciuti i cosiddetti "costi di transazione" (comprendenti ad esempio l'attività di informazione necessaria all'agricoltore per avviare uno schema di qualità) così come avviene per le misure agro-ambientali.
Poter aggiungere tra i costi fissi del nuovo art. 17 anche minori interventi strutturali in azienda (ad. es. per importi non superiori ai 10.000 euro) renderebbe inoltre appetibile il sostegno, evitando la necessità di combinarlo obbligatoriamente con la misura investimenti del PSR. I"costi di transazione" e i minori interventi strutturali possono essere già finanziati con altre misure del PSR, ma introdurli nel nuovo art. 17 offrirebbe agli agricoltori uno strumento maggiormente semplificato e un valido supporto verso una strategia aziendale vocata alla qualità.
Analogo discorso per le attività di "assistenza tecnica" verso quegli agricoltori che entrano per la prima volta in uno schema: a questo riguardo c'è necessità di affiancare gli imprenditori con specifiche attività di consulenza, che potrebbero essere ricomprese tra i costi ammissibili dell' art. 17.
Il partenariato mediterraneo si spinge oltre, chiedendo un fermo riconoscimento della specificità derivante dall'introduzione di schemi totalmente nuovi. La maggioranza delle reti concorda che una maggiore intensità di aiuto da parte dell'art. 17 debba essere dedicata alla partecipazione degli agricoltori a questi schemi, considerando che si tratta di pratiche di prima introduzione nelle aziende.
Non viene tralasciato il tema della zootecnica biologica. Nell'art. 17 dovrebbe essere introdotta la possibilità di finanziare schemi volontari non destinati al consumo umano, come ad esempio supportare la conversione a biologico di foraggere, realizzando così un impatto sia ambientale sia in termini di filiera verso la creazione di nuovi mercati per le carni biologiche.
Infine, unanime è la richiesta da parte degli operatori del settore interpellati dalle reti per la reintroduzione nel regolamento sviluppo rurale 2014-2020 della misura "informazione e promozione prodotti di qualità" (attuale 133). Questo per una serie di argomentazioni che non possono essere ignorate dal legislatore europeo. D'altra parte, durante i lavori di esame della proposta di sviluppo rurale, il Consiglio UE si è già dichiarato favorevole ad inserire nell'articolo 17 i costi derivanti dalle attività di informazione e promozione per prodotti rientranti negli schemi di qualità dietro forte richiesta dei paesi mediterranei, tra cui in prima fila l'Italia. Si attende ora di conoscere l'esito finale delle negoziazioni ma sicuramente una breccia è stata aperta.
L'attività di comunicazione e informazione sarà importante in futuro. I classici prodotti (DOP, IGP, ecc.) dovranno coesistere infatti con gli schemi di qualità volontari proposti dalla Commissione (art. 17.1. lettera c). Si rischia a questo proposito di generare non poca confusione nel consumatore. L'attività di promozione ed informazione rimane strategica. Fondamentale è la sua apertura a tutti gli agricoltori interessati, non solo ai nuovi entranti negli schemi di qualità. A tale proposito le associazioni di produttori e dei consorzi dovrebbero giocare un ruolo chiave nel portare avanti le attività divulgative e promozionali, anche nell'ambito dei nuovi PSR.
In conclusione, il percorso di collaborazione avviato con i partner mediterranei[4] ha contribuito ad arricchire il dibattito, attraverso la circolazione di posizioni comuni a livello comunitario. Alcune delle richieste espresse dalle reti mediterranee sono attualmente condivise da Parlamento europeo e Consiglio. Il metodo sperimentato sarà rilanciato nel prossimo futuro su altre tematiche dello sviluppo rurale con riguardo all'attuazione dei nuovi PSR.
Riccardo Passero
Giulio Cardini
PianetaPSR numero 19 - marzo 2013