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RICERCA&MERCATO

Svelati i segreti del pesco, identificati 28mila geni

Grazie ad un' equipe guidata dal Cra, da oggi è possibile creare piante più resistenti e avere frutti migliori. L'Italia è il secondo produttore al mondo dopo la Cina.

Una scoperta che permette di aumentare la qualità e la resistenza alle malattie del pesco, frutto di cui l'Italia è secondo produttore mondiale dopo la Cina. E' il risultato dello studio condotto con successo dal Consiglio nazionale della ricerca in agricoltura, che ha portato alla sequenza completa del genoma del pesco, con 28 mila geni identificati. Si tratta del progetto Drupomics, finanziato dal ministero per le Politiche agricole nato in Italia nel 2005 poi sfociato nel 2008 in una partnership Italia-Usa, che ha visto la partecipazione anche di istituzioni cilene, spagnole e francesi per un totale di 53 ricercatori appartenenti a più di 20 istituzioni. Una ricerca, fiore all'occhiello dell'ente che si aggiunge al recente studio che ha portato alla sconfitta del parassita killer del kiwi. "La decodifica del genoma del pesco permetterà di gestire al meglio queste coltivazioni", dichiara Giuseppe Alonzo, presidente del Cra, spiegando che l'obiettivo di questo tipo di ricerche è rendere i prodotti dell'agricoltura in grado di sopportare maggiormente gli stress climatici e nel contempo fornire al consumatore un prodotto con più alte qualità nutrizionali e salutistiche. Ignazio Verde del Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma, primo firmatario dello studio, ha diretto l'equipe composta da ricercatori dell'Istituto di genomica applicata e dell'Università di Udine, del Parco Tecnologico Padano di Lodi, delle Università di Bologna e Milano e della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.

 

 "La disponibilità della sequenza genomica della specie rappresenta una pietra miliare per gli studi di genetica applicata - spiega Verde - l'ampia panoramica dei geni e dei marcatori molecolari individuati renderà possibile l'utilizzo su larga scala della selezione assistita, in modo da ottenere varietà migliorate dal punto di vista delle caratteristiche qualitative, con proprietà benefiche per la salute dell'uomo, più adattabili ai cambiamenti climatici in atto e più resistenti ai principali parassiti della specie in modo da ridurre costi e tempi delle cure". Entrando nel dettaglio dello studio, l'utilizzo di particolari metodologie e materiali ha consentito di ottenere una sequenza di alta qualità, molto più completa rispetto al lavoro svolto nel 2010, con l'identificazione di 230 milioni di basi disposte su otto cromosomi e un'accuratezza che supera il 99,9%. Sono stati identificati 27.852 geni, numero paragonabile a quello ritrovato nell'uomo, spiega il ricercatore; tra questi, 672 sono correlati non solo ai caratteri di qualità (maturazione, aroma, contenuto zuccherino), ma anche alla forma della pianta e del frutto. Una delle caratteristiche più interessanti è infatti legata al fatto che la famiglia delle rosacee, cui appartiene non solo il pesco ma anche il melo, la fragola e il pero i cui genomi sono già stati sequenziati, presenta forme e frutti assai diversi tra loro: dagli acheni delle fragole (i semini gialli che si vedono sulla superficie) ai pomi del melo, dalle drupe del pesco alle bacche del lampone. Altro importante risultato della ricerca, riguarda l'individuazione di circa 1 milione di varianti genetiche (marcatori molecolari) che hanno consentito di condurre uno studio dettagliato sulla biodiversità nel pesco e specie affini, ricostruendo la storia evolutiva di questa pianta.

 
 
 
 

Sabina Licci

 
 
 

PianetaPSR numero 20 , aprile 2013