Nell'ambito degli interessanti interventi succedutisi nel convegno "L'agricoltura che cambia" organizzato dell'ISTAT, Roberto Henke di Inea ha svolto una presentazione riguardante la diversificazione nelle aziende agricole italiane. Il ricorso alle strategie di diversificazione è determinato dal progressivo declinare del reddito agricolo che genera la necessità di trovare fonti alternative, dall'eccesso di manodopera che in tal modo può essere reimpiegata in attività connesse a quelle più propriamente agricole, e dall'utilizzo di economie di scopo che contraddistinguono le produzioni congiunte. La stessa politica della Pac è finalizzata alla remunerazione di funzioni non strettamente produttive come i beni pubblici puri ed i beni e servizi connessi, servendosi in via indiretta delle risorse del primo pilastro attraverso le misure di sostegno al reddito, e, direttamente, di quelle del secondo pilastro attraverso le misure che finanziano l'asse 3 dei PSR.
Il processo di diversificazione delle attività consente una chiave di lettura composita dell'agricoltura, che, allo stato attuale, viene arricchita da una considerevole offerta di servizi e dalla valorizzazione dei beni pubblici prodotti dal settore primario. Queste diverse tipologie di attività possono essere sinteticamente ricomprese nella definizione generale di multifunzionalità dell'impresa agricola, per poi essere classificate in due distinte categorie derivanti dal loro rapporto con l'attività primaria in senso stretto: funzioni deepening e funzioni broadening.
Le prime sono inserite nell'alveo delle attività della filiera agricola (prima lavorazione dei prodotti, trasformazione di prodotti animali e vegetali, acquacoltura, servizi per l'allevamento, etc.) mentre le seconde allargano il perimetro delle attività aziendali che non sono agricole in senso stretto (agriturismo, fattorie didattiche, produzione di energia rinnovabile, etc.). Questa particolare tipologia di attività relaziona l'azienda con mercati diversi da quelli agricoli allargandone la connessione socio-economica, per questo motivo necessitano di un approccio imprenditoriale, caratterizzato da investimenti, management e programmazione, che utilizzi il fattore diversificazione come leva per l'accrescimento del reddito.
La multifunzionalità è quindi, in estrema sintesi, la combinazione di beni pubblici, misti e privati non identificabili con l'attività agricola ma indissolubilmente ad essa connessi. I dati censuari indicano che le imprese agricole con attività connesse che generano reddito aggiuntivo sono poco più di 76.000 (4,7% del totale), si avvalgono di circa 10 milioni di giornate lavorative (3,7% del totale).
Considerati questi numeri, la quantità delle aziende multifunzionali è relativamente modesta, tuttavia la dimensione delle stesse assume il carattere di differenziazione preponderante: le aziende più grandi (dai 10 ettari in su) sono quelle che diversificano maggiormente, il loro peso specifico raggiunge un quarto del totale per le aziende al di sopra dei 100 ettari. Occorre comunque ricordare che il 45% delle attività connesse ricade nelle aziende la cui superficie va dai 3 ai 20 ettari. Nelle classi più piccole, sono prevalenti le funzioni vicine all'agricoltura, quindi di deepening, in particolar modo quelle di trasformazione dei prodotti agricoli, mentre, con l'aumentare delle dimensioni dell'azienda, si assiste ad uno spostamento alle attività di tipologia broadening, come l'agriturismo, la produzione di servizi e il contoterzismo.
Merita un cenno l'analisi dei dati RICA che prendono in esame le aziende professionali, per quest'ultime le attività connesse pesano per il 6,6 % della produzione complessiva , di cui il 5% proveniente dal solo agriturismo. Le aziende che diversificano hanno una differente incidenza nelle singole Regioni, si va dall'1,6 % della Puglia al 20% del Trentino Alto Adige, complessivamente le imprese multifunzionali sono più presenti nel Settentrione. Le attività connesse sono state originariamente censite a partire dal 2000, nei dati intercensuari rilevati nel 2010 si assiste al fenomeno del loro allineamento alla riduzione complessiva del numero delle aziende agricole. Questo dato suona come un campanello d'allarme, infatti la riduzione del numero delle aziende interessa in misura rilevante anche quelle che diversificano. In alcuni casi le attività connesse, in special modo quelle più innovative, non possono essere diffuse facilmente per la loro intrinseca natura di nicchia, si pensi alle attività didattiche e a quelle terapeutiche.
Proprio l'importanza del contesto territoriale della pluriattività e dei redditi non agricoli, che finanziano nuove attività nelle imprese del settore primario, sono fenomeni che devono essere studiati con strumenti costantemente aggiornati per essere in grado di capirne la peculiare evoluzione.
Francesco Mirra
PianetaPSR numero 20 - aprile 2013