La Commissione europea ha deciso l'uscita dalla procedura di infrazione dell'Italia per deficit eccessivo di bilancio. Si creano così le condizioni per attivare la "clausola d'investimento" che permetterà, tra l'altro, di escludere dal calcolo del deficit pubblico la quota di fondi nazionali richiesta per l'esborso dei fondi strutturali europei, tra cui il Fondo Europeo per lo Sviluppo Rurale (Feasr).
Una partita che per l'Italia vale circa 4 miliardi di euro per Il Fondo dello Sviluppo Rurale e di 12 miliardi di euro per i fondi FSE e FESR. In particolare, per quanto riguarda le politiche per lo sviluppo rurale, il budget ancora da spendere nel triennio 2013 - 2015 ammonta a 8.523milioni di euro: di questi, 4.380 milioni di euro rappresentano la residua quota comunitaria, mentre 4.143 meuro sono la parte di cofinanziamento nazionale (vedi tabella 1).
Il ritorno dell'Italia tra i paesi virtuosi potrà favorire l'allentamento graduale del rigore imposto da Bruxelles dando nuovi margini di flessibilità al patto di stabilità interno e liberando ulteriori fondi che andrebbero così a stimolare gli investimenti produttivi.
L'utilizzo congiunto dei fondi europei con le nuove risorse che si renderanno in questo modo disponibili, assieme all'atteso sblocco dei crediti commerciali della Pubblica Amministrazione, rappresentano un importante fattore di leva economica per invertire il ciclo economico.
Spendere efficacemente questi importanti fondi sarà di vitale importanza per il rilancio economico del nostro Paese e per dare un chiaro segnale a Bruxelles (e anche ai mercati) di impegno verso la ripresa.
Sgombrato il campo da questa "gabbia comunitaria", ora la sfida si gioca sul piano interno, cioè sulla capacità di utilizzare tutta e bene questa importante massa di risorse finanziarie a disposizione. Vale la pena, quindi, dare uno sguardo all'andamento della spesa alla luce degli ultimi aggiornamenti: per quanto riguarda i due fondi strutturali FSE e FESR, benché in netto miglioramento dallo scorso anno, appare comunque meno brillante rispetto a quella del fondo per lo sviluppo rurale.
A dicembre dello scorso anno le Regioni avevano utilizzato il 32,2% delle risorse disponibili del FESR e il 47,2% del FSE, pari a rispettivamente a 12.540 meuro e 6.902 meuro. Sul fronte dello sviluppo rurale, la situazione è decisamente positiva con un avanzamento, alla stessa data, del 51,8%: 4.608 milioni di euro di contributi comunitari erogati pari a 9.143 meuro di spesa pubblica complessiva. La capacità di assorbimento delle risorse destinate allo sviluppo rurale risulta quindi superiore, soprattutto rispetto al FESR (vedi tabella 2).
Le regioni convergenza, infatti, hanno avuto una capacità di spesa del 48,4% contro i 28,8% del FESR e il 40,8% del FSE, mentre le regioni competitività registrano per il FEASR il 54,2% di avanzamento rispetto al 45,5% del FESR e al 52,7% del FSE.
Per lo sviluppo rurale anche i primi dati del 2013 sono positivi. Il monitoraggio trimestrale mostra un andamento della spesa del primo trimestre 2013, molto simile a quella dello scorso anno, con una quota FEASR spesa pari a 177 meuro (contro i 175 meuro del primo trimestre del 2012), che corrisponde a 362 meuro di spesa pubblica complessivamente erogata.
Oltre alle misure 121 (investimenti) e 214 (agroambiente), che si posizionano come di consueto ai vertici della spesa erogata, nell'ultima rilevazione emergono gli interventi per la diversificazione in attività non agricole (misura 311) con 18,2 meuro di spesa pubblica erogata, l'insediamento dei giovani agricoltori (misura 112) con 16 meuro e, nell'ambito dell'Asse 4 Leader, la misura 413 con 10,7 meuro (vedi tabella 3).
Una buona performance si attende anche per il secondo trimestre 2013 visto che il solo mese di aprile ha fatto registrare una spesa di 56 meuro (pari a 26 meuro di risorse FEASR); ciò contribuirà a diminuire il rischio di disimpegno dei fondi comunitari riducendo di molto le risorse da liquidare entro fine anno (pari a 828 meuro complessivi).
Un notevole impulso alla spesa dei prossimi trimestri dovrebbe arrivare anche dal decreto attuativo della delibera Cipe n.82/2012, recentemente firmato dal ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, che sbloccherà una serie di investimenti nell'ambito dei Programmi di Sviluppo Rurale, altrimenti bloccati dall'esaurimento delle relative risorse regionali.
Il decreto, infatti, dà piena attuazione e operatività alla delibera Cipe che ridetermina le risorse complessive destinate alle politiche di sviluppo rurale in favore dell'Italia per l'intero periodo 2007 - 2013, stabilendo per ciascun PSR gli importi e le percentuali di cofinanziamento tra Stato e Regione.
Definisce in sostanza il riparto delle risorse nazionali tra quota a carico dell'amministrazione centrale (Ministero dell'Economia e delle Finanze - RGS-IGRUE) e quota a carico delle amministrazioni regionali individuando i rispettivi limiti massimi di impegno.
Pertanto, le premesse per chiudere l'anno in ottime condizioni ci sono tutte.
L'importanza di terminare l'anno con un'ottima performance ha un'ulteriore valenza strategica, visto che il prossimo anno partirà la nuova programmazione 2014-2020 e ci sarà, quindi, un periodo di sovrapposizione tra gli interventi correnti di sviluppo rurale e quelli nuovi. Ciò richiederà notevole attenzione e capacità di gestione da parte delle nostre Regioni che dovranno garantire continuità nell'attuazione della politica di sviluppo rurale.
Luigi Ottaviani
PianetaPSR numero 21 - maggio 2013